"Il Padrino è finito, i suoi interessi no": mentre Messina Denaro si spegne, si pensa ai successori e al futuro di Cosa nostra.
Non era il Capo dei Capi, non ne aveva né il ruolo né l’attitudine. Matteo Messina Denaro era altro. La sua famiglia, il mondo a cui apparteneva, c’era prima dei Corleonesi. C’era prima pure di Salvatore Giuliano, che qui venne ucciso. Il Trapanese ha dato i natali alle maggiori famiglie della Mafia di New York, e se qualcuno al di là delle ostinate smentite degli storici, ha aiutato gli americani nello sbarco indolore in Sicilia da qui è passato. Pure Roosevelt passò da Castelvetrano, e le consorterie massoniche locali in America avevano solidi addentellati. La sua forza non era il mitra, ma il denaro che maneggiava ed investiva come pochi. Era la banca della Sicilia occidentale, dopo la fine di Sicilcassa e Banco di Sicilia. Ed ancora non si sa dove ha investito il suo ingente tesoro. I suoi prestanome sono ancora tra noi, che gestiscono attività drogate dai soldi di MMD, la Merchant Bank della Mafia Spa.
Il Padrino è in coma irreversibile, nel carcere dove era confinato. Non ha mai parlato, a parte alcuni narcisismi, né si ipotizzava, a parte qualche stolto, che lo facesse. Il tumore invadente e veloce ha forse accelerato il suo processo di autodissoluzione fino alla cattura, abbassando difese e protezioni, ancora oscure.
Il Padrino è finito, i suoi interessi no, i suoi successori chi sono? Era il Boss anomalo dalla bella vita, ricchezze, lusso e belle donne non gli erano mai mancate. Ma la morte è una livella diceva Totò, il principe de Curtis, non Riina.
Così è se vi pare.