Economia

In Sicilia si risparmia più di quanto si investe, meno prestiti, ma aumentano i depositi

PALERMO – In un contesto economico segnato da incertezza e da timidi segnali di ripresa, si conferma la tendenza al risparmio di famiglie e imprese siciliane. Secondo i dati contenuti all’interno del “Bollettino Mezzogiorno – Sicilia”, diffuso da Sr-m (Studi e ricerche per il Mezzogiorno), nella nostra regione sono aumentati i depositi bancari: infatti, nel secondo trimestre 2019 hanno raggiunto un valore pari a 61,9 miliardi di euro, il 2,6% in più rispetto al trimestre precedente e ben il 4,8% in più rispetto allo stesso trimestre del 2018.

In Sicilia si concentra quasi il 20% dei 312,3 miliardi di euro di depositi complessivamente rilevati nel Mezzogiorno, anch’essi in crescita (+1,3% rispetto al trimestre precedente e +3,5% rispetto al medesimo periodo del 2018); l’incidenza sui depositi totali in Italia, però, si mantiene particolarmente contenuta (solo il 4% su 1.578 miliardi di euro complessivi).

Al contrario, subiscono una drastica riduzione gli impieghi: tra aprile e giugno 2019 hanno raggiunto un valore pari a 57,8 miliardi di euro, ovvero il 3,5% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre rispetto al trimestre precedente la situazione appare invariata. Gli impieghi rilevati in Sicilia rappresentano il 22,1% del totale meridionale di 257,9 miliardi di euro.

Mentre subiscono una riduzione più marcata gli impieghi destinati alle imprese: infatti, in questo caso si parla di un decremento pari all’1,3% rispetto al trimestre precedente e dell’8,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Questa tipologia di impieghi raggiunge un valore pari a 20,9 miliardi di euro, ovvero il 36,2% del totale degli impieghi.

Una nota positiva è rappresentata dalla riduzione delle sofferenze, ovvero quegli impieghi la cui riscossione da parte dell’istituto bancario non è certa a causa di una situazione di insolvenza del cliente. A fine giugno 2019, gli impieghi in sofferenza sono stati pari a 5,4 miliardi di euro, in diminuzione del 22,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Gli impieghi in sofferenza hanno sfiorato il 10% del totale degli impieghi (precisamente il 9,3%) e rappresentano una quota più consistente rispetto a quella rilevata mediamente nel Mezzogiorno e in Italia: infatti, nell’area meridionale le sofferenze incidono per l’8,5% sul totale (22 miliardi di euro su 257,9 miliardi di euro), mentre in Italia per il 5% (85,8 miliardi di euro su 1.698 miliardi di euro). In Italia è possibile osservare anche una riduzione delle sofferenze più accelerata rispetto a quanto avviene in Sicilia (rispettivamente -27,3% e -22,1%), ma non del Mezzogiorno (-21,3%).

Per quel che riguarda il tasso di interesse attivo a breve termine, si è attestato al 5,44%, in diminuzione rispetto al corrispondente trimestre dell’anno precedente (5,91%) e superiore sia al dato medio meridionale che a quello nazionale (rispettivamente 4,89% e 3,58%). Gli interessi attivi sono una delle principali fonti di guadagno per una banca, garantiti da una percentuale di riserva obbligatoria del denaro versato dai propri clienti e consistono nella remunerazione che si ottiene quando si “presta” il proprio capitale ad una banca, compagnia di assicurazioni o ad altra società di intermediazione finanziaria.

Il tasso passivo è stato pari allo 0,04%, uguale a quello offerto a livello nazionale e meridionale (in entrambi i casi pari allo 0,04%). Gli interessi passivi rappresentano, invece, un costo, come ad esempio quelli legati ai mutui.