Con l’emergenza apparentemente impossibile da evitare a Lentini, dove l’impianto di Sicula Trasporti è nuovamente in procinto di chiudere, e con la Regione alla ricerca disperata dell’ennesimo piano B, le conseguenze di quanto accaduto nella discarica palermitana di Bellolampo a metà giugno faticano a ritagliarsi lo spazio che invece meriterebbero. Il fatto, d’altra parte, è di quelli che non fa dormire sonni tranquilli: un incendio, il secondo dopo quello della scorsa estate, all’interno di una delle discariche più grandi presenti nell’isola. Un episodio su cui stanno indagando le autorità, ma che ha allarmato per l’impatto ambientale scaturito dalla combustione della spazzatura. Nei giorni scorsi, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente (Arpa) ha diffuso un nuovo aggiornamento sui dati raccolti dalle centraline.
Uno dei dati fondamentali contenuti nel rapporto diramato da Arpa il 28 giugno racconta di un colpo di fortuna. Non potrebbero definirsi altrimenti le condizioni meteorologiche che, stando alle analisi dei tecnici dell’agenzia regionale, avrebbero fatto sì che le sostanze pericolose sprigionatesi a causa del rogo non abbiano raggiunto le prime case a ridosso del perimetro della discarica. “Nei campionamenti istantanei di aria effettuati tramite canister la stessa notte dell’incendio – si legge nel documento – si sono rilevate elevate concentrazioni di benzene, toluene, propene, acroleina e stirene in prossimità della settima vasca. Il campione prelevato nella zona dove sono presenti le abitazioni più vicine all’area interessata dall’incendio – viene specificato – presenta invece concentrazioni inferiori al limite di quantificazione degli stessi composti. I dati meteo rilevati tra il 17 e 18 giugno, nella stazione di monitoraggio della qualità dell’aria Palermo-Boccadifalco, indicano infatti una direzione proveniente essenzialmente da est ed est sud est che ha protetto la prima area urbanizzata dai gas di combustione dell’incendio”.
Le informazioni attualmente in possesso della Regione derivano da due campionamenti effettuati tramite canister – contenitori in acciaio sottovuoto utili a determinare le sostanze organiche volatili presenti in caso di incendio – e da altri due campioni ottenuti il 18 e il 20 giugno, nei giorni successivi al rogo, con l’obiettivo di determinare la presenza di policlorodibenzodiossine (Pcdd) e Policlorodibenzofurani (Pcdf) nelle vicinanze della discarica.
Per quanto riguarda le diossine, nel rapporto si legge che i dati descrivono “concentrazioni inferiori a quelle stimate mediamente in ambiente urbano” dalle linee guida sulla qualità dell’aria per l’Europa, documento pubblicato nel 2000. Un risultato che Arpa specifica è stato ottenuto anche “nel punto di campionamento prossimo all’incendio, collocato all’interno della discarica”.
Mentre le indagini proseguono, dopo la denuncia presentata dal presidente di Rap Giuseppe Todaro, a interessarsi alla vicenda è stata anche la commissione regionale Antimafia guidata da Antonello Cracolici. Per questa mattina era prevista l’audizione di Todaro, ma l’incontro – stando a quanto appreso dal Quotidiano di Sicilia – è stato rinviato. Potrebbe tenersi a inizio della prossima settimana.
Ai componenti della commissione, Todaro riferirà in merito a quello che è accaduto la sera dell’incendio, con le fiamme divampate in un momento in cui era in corso il cambio turno e nell’area della discarica era presente oltre una cinquantina di persone, ma anche nelle fasi successive. Inevitabile parlare anche dell’impatto ambientale di un evento che l’anno scorso, quando le fiamme furono domate soltanto dopo diversi giorni, aveva seriamente impensierito per il rischio che la diossina ricaduta al suolo potesse entrare nel ciclo biologico, depositandosi nei pascoli e nei campi. Alla fine, però, anche in quel caso le analisi condotte da Arpa garantirono che il peggio era stato scongiurato.
A fronte delle rassicurazioni che arrivano dall’agenzia regionale, c’è chi si dichiara perplesso sulle modalità con cui i campionamenti sono stati effettuati. Si tratta dell’Osservatorio permanente sui disastri ambientali che a Palermo in questi anni è costantemente impegnato a tenere alta l’attenzione sui fattori che possono pregiudicare la salute dei cittadini. Già la scorsa estate, gli attivisti contestarono le analisi effettuate a Bellolampo. Una critica che potrebbe ripetersi: “Quello pubblicato sul sito di Arpa non è uno studio, ma la comunicazione di pochi dati raccolti”, è il commento che ieri sera arrivava dall’Osservatorio.