Se non fossimo davanti a un immane disastro naturale verrebbe da dire, ironicamente, di essere “A scherzi a parte”. Invece il grande rogo che ha divorato buona parte dell’isola di Stromboli, patrimonio dell’Unesco e meta ambita del turismo internazionale e naturale, oltre alla superficialità dell’azione di una troupe cinematografica di fiction, ha messo in luce come ogni volta che si verifica un disastro poi sia alquanto difficile dimostrare quali sono le responsabilità oggettive e soggettive di enti e singoli.
Di sicuro c’è la paternità del rogo dello staff dell’agenzia che stava, ironia della sorte, realizzando le scene di un film tv sulla Protezione civile. Ma dalla fiction alla realtà è bastato un nonnulla per provocare un incendio vero poi sfuggito di mano, che nel volgere di una notte ha mandato in fumo macchia mediterranea e alberi su buona parte dell’isola, dal centro della Protezione civile sino a località Piscità e a quasi il molo di Scari. Una distruzione che neanche il Vulcano era mai riuscito a realizzare.
Ma quello che lascia sgomenti, a parte le dichiarazioni di alcuni esponenti della produzione – “Abbiamo sempre lavorato nel rispetto dell’isola, si tratta di un incidente di percorso…” – evidenzia che in tutta questa vicenda c’è qualcosa che non torna e forse troppi rimpalli di competenze sui quali adesso la Procura di Barcellona di Pozzo di Gotto cercherà di fare luce.
Intanto entro la giornata di oggi dovrebbero essere ascoltati dalla Polizia giudiziaria dei Carabinieri il regista e gli altri componenti dello staff. Gli inquirenti stanno cercando di appurare come si siano realmente svolti i fatti e quale sia stato l’errore, il punto di non ritorno che ha provocato il disastro e messo a rischio anche una parte dell’abitato e dei suoi cittadini.
Ci sono tanti punti di un puzzle da far combaciare, soprattutto su chi avesse la responsabilità e su quali autorizzazioni fossero state rilasciate alla troupe per comprendere quali operazioni potevano realmente effettuare sul territorio. Appare alquanto inverosimile che col caldo di questi giorni, il vento di Scirocco che ha soffiato sull’isola, qualcuno abbia magari potuto autorizzare un incendio pilotato che poi, giocoforza, viste le condizioni meteo, è sfuggito di mano. Sino a questo punto appaiono chiari soltanto i reati che dovrebbero essere inflitti, in primis il disastro naturale colposo e l’incendio doloso.
Sul punto relativo alle autorizzazioni, come era logico, c’è già un rimpallo di competenze. La Rai, con una nota ufficiale rilasciata alle agenzie di stampa, ha fatto sapere di non avere alcuna responsabilità nella produzione esecutiva della Serie “Protezione civile”. “L’attività sull’isola – precisa la la Rai – non vede impegnati personale e mezzi dell’Azienda. La produzione tv viene organizzata e realizzata in modo indipendente dalla Rai dalla società “11 marzo”.
Il sindaco dell’arcipelago, Marco Giorgianni, si è premurato a dichiarare che lui non ha mai autorizzato alcuna operazione: “Viste le dimensioni dell’evento – ha dichiarato il primo cittadino – è veramente una fortuna che non vi siano state vittime o semplicemente feriti.
Oltre alle istituzioni preposte, che ringrazio, credo che sia stato essenziale l’impegno, di ogni singolo cittadino di Stromboli nel contribuire a far fronte alle fiamme. Comunque i danni, ancora da valutare, sono enormi e la mia amministrazione non lascerà nulla di intentato per verificare eventuali responsabilità”.
“In merito a paventate autorizzazioni – ha puntualizzato Giorgianni – l’amministrazione ha concesso quelle di propria competenza e tra queste, non certo quelle di accendere un fuoco ieri (mercoledì), autorizzazione che non è, né può essere di competenza della amministrazione comunale. A fugare comunque ogni possibile dubbio vige una ordinanza del sindaco che comunque per ogni luogo “vieta tassativamente di accendere fuochi dal 16 ottobre al 14 giugno nei giorni ventosi o periodi in cui insistono i venti di scirocco”, ord. n. 45/22”.
Le parole del sindaco sembrano tirare in ballo altri enti anche perché l’area dalla quale è partito l’incendio sarebbe protetta e, quindi, o di competenza della Forestale oppure del Demanio delle foreste.
La Forestale, dal canto suo, oltre ad aver spiegato di aver coordinato l’intervento aereo di spegnimento, attraverso una nota dell’assessore regionale, Totò Cordaro, rende noto che “al Comando locale della Forestale non è pervenuta nessuna comunicazione di accensione fuochi e che anche i forestali regionali stanno indagando per accertare eventuali responsabilità”.
In questa baraonda di dinieghi e rimpalli si inserisce a puntino la nota del comando vigili del fuoco di Messina, che si riferisce a un particolare non superfluo: la presenza o non presenza sul luogo di una loro squadra sul posto al momento dell’incendio, cosa, peraltro, che era stata concordata proprio con la produzione. Su questo punto la nota dei vigili del fuoco precisa che “il personale inviato per la relativa assistenza non era sul luogo delle riprese in quanto non era ancora stato dato il nulla osta all’inizio dell’attività. Pertanto ogni operazione eventualmente eseguita, sulla quale sono in corso accertamenti, non era autorizzata in assenza della squadra dei vigili del fuoco”. Insomma sembra che tutta la responsabilità di quanto avvenuto ricada sulla troupe che ha provocato un enorme disastro ambientale.
Sullo sfondo di questo conflitto in burocratese resta il rammarico e il dolore degli isolani anche per quello che potrebbe accadere alle prime piogge autunnali. Soprattutto le guide di Stromboli non si danno pace per lo scempio: “Il fuoco era troppo compatto e alimentato dal vento. Si è spento soltanto perché non c’era più niente da bruciare…”.
Giuseppe Bonaccorsi