Era un giovane cameriere di San Cataldo. Nell'incendio seguito allo schianto dell'auto sulla quale viaggiava muore anche il guidatore. Quasi illeso il terzo passeggero, anche lui della provincia di Caltanissetta, salvato da un automobilista

L’auto corre veloce, urta il cordolo dello spartitraffico, fa un volo di trenta metri, si ribalta e si incendia.

Dentro ci sono due giovani e un uomo di 68 anni: un ragazzo e la persona più anziana muoiono carbonizzati. L’altro esce quasi illeso dall’incidente: ha contusioni e lievi ustioni.

Lo medicano all’ospedale San Martino, la sua prognosi è di pochi giorni. Viene dimesso.

Mentre le altre due persone restano imprigionate nell’abitacolo avvolto dalle fiamme, lui esce dall’auto aiutato da un giovane che ha assistito all’incidente.

Lo schianto avviene intorno alle 2.30 in corso Europa, una delle arterie principali di Genova, una strada dritta a più corsie per senso di marcia che certamente quando è poco transitata non invita a tenere il piede leggero sull’acceleratore, nonostante il limite di velocità fissato a cinquanta chilometri orari.

Le tre persone coinvolte viaggiano su una Giulia Alfa Romeo, alla guida c’è l’uomo di 68 anni, Guido Grassi, al suo fianco un ragazzo di 23 anni, Bruno Lauria, sul sedile posteriore un giovane che di anni ne ha 20, Giuseppe Lunetta.

Lui e Bruno sono originari di San Cataldo (Caltanissetta) e a Genova fanno i camerieri.

Grassi è un amico conosciuto nel locale in cui lavorano che si è offerto di accompagnarli a casa finito il servizio.

Anche se la dinamica dell’incidente è ancora al vaglio della Polizia locale, intervenuta sul posto con i vigili del fuoco, le caratteristiche dell’incidente fanno pensare che a causare lo schianto possa essere stato quasi certamente l’eccesso di velocità.

I primi rilievi compiuti sul punto di impatto dello spartitraffico e dove è stata ritrovata la Giulia fanno ritenere che l’auto si sia trasformata in un proiettile.

Se la velocità elevata sia stata causa di un improvviso malore che ha portato il guidatore a premere sull’acceleratore o se ciò sia avvenuto per un improvviso ostacolo che lo ha indotto all’errore nel tentativo di evitarlo o se sia stata imperizia potrà dirlo il ferito se era sveglio al momento dell’incidente.