Industria, allarme Cgil: “Sì a politiche sostenibili” - QdS

Industria, allarme Cgil: “Sì a politiche sostenibili”

redazione

Industria, allarme Cgil: “Sì a politiche sostenibili”

venerdì 13 Settembre 2019

L’appello del segretario regionale, Mannino, al governo Musumeci. “Manifatturiero e costruzioni, in Sicilia emorragia di posti di lavoro”

PALERMO – Prosegue in Sicilia l’emorragia di posti di lavoro: nel manifatturiero e nelle costruzioni, secondo gli ultimi dati Istat, nel 2° trimestre 2019 si sono registrati rispettivamente 4 mila e 9mila posti di lavoro in meno rispetto allo stesso periodo del 2018.

“Un totale di 13mila posti di lavoro andati in fumo”, sottolinea il segretario generale Cgil Sicilia Alfio Mannino che lancia un allarme sul declino dell’industria siciliana e chiede alla Regione di “raccogliere la sfida del programma del nuovo governo nazionale di una nuova politica industriale nel segno della sostenibilità ambientale”.

“Una grande regione come la Sicilia non si può permettere un degrado industriale così galoppante – afferma – Si guardi ora ai processi di transizione, sostenendo l’apparato industriale e promuovendone un rilancio come industria green, compatibile con ambiente e salute. La Regione – aggiunge – deve fare la sua parte, innanzitutto sul fronte delle infrastrutture”.

A riportare il saldo occupazionale in positivo ci pensano l’agricoltura (+ 6 mila occupati) e i servizi (+10 mila di cui 3 mila nel comparto commercio, alberghi e ristorazione). “Questi andamenti segnalano una forte terziarizzazione del sistema economico della Sicilia – evidenzia Mannino – Regione che sconta gli effetti della mancanza di una politica industriale”. L’industria, in senso stretto, oggi contribuisce per appena l’8,7% alla formazione dei valore aggiunto e le costruzioni per il 4,3%, “nel complesso, meno della metà del dato nazionale”.

“Complessivamente – conclude il segretario della Cgil Sicilia – possiamo dire che l’economia ristagna e il sistema produttivo arretra ulteriormente. Questo pone l’esigenza di una discussione approfondita sul modello di sviluppo su cui puntare intervenendo per la sua realizzazione con investimenti e progetti. Non è pensabile una ripresaeffettiva dell’economia escludendo i settori industriali, colpevolmente trascurati in questi anni da politiche nazionali e regionali che non hanno governato i processi di desertificazione, di cambiamento e di transizione in corso”.

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