Dal Ministero della Transizione ecologica è stato dichiarato lo stato di “pre-allarme” per le forniture di gas all’Italia come conseguenza della guerra in Ucraina. La notizia è stata annunciata sul sito Snam, il principale operatore infrastrutturale in Italia che si occupa anche della sicurezza del gas.
Lo stato di “pre allarme” è solo il primo passaggio in un protocollo di crisi che prevede tre diversi livelli. Il primo livello prevede solo un monitoraggio della situazione, mentre il secondo livello è lo stato di allarme e il terzo è l’emergenza.
Sia nel primo che nel secondo livello, il mercato e le forniture continuano a funzionare normalmente secondo le regole del mercato. Inoltre, in Italia, non è la prima volta che scatta lo stato di “pre allarme”.
Per gli utenti finali, quindi, con lo stato di “pre allarme” non cambia nulla. Anche a inizio 2018, a causa di una ondata eccezionale di freddo e temperature più basse rispetto alla media di stagione era stato annunciato questo primo livello di allerta.
Se dal “pre allarme” si dovesse passare “all’emergenza”, si potrebbe decidere l’utilizzo dello stoccaggio strategico e di limitare la fornitura per alcune imprese previste per legge. Lo stoccaggio strategico sono riserve che si possono usare solo quando il mercato non ce la fa più ed è in grande difficoltà.
In ogni caso, secondo fonti Mite, l’Italia è lontana da una situazione di allarme e lo stato di “pre allarme” è una misura di cautela che avvia “un monitoraggio costante della situazione energetica nazionale” e “un riempimento dello stoccaggio anticipato” rispetto a quanto normalmente accade da primavera avanzata.
Attualmente la domanda in Italia per il gas è bassa e l’inverno sta per finire. La media europea degli stoccaggi è 29,7% e l’Italia è al 38,5%.
Al momento, quindi, il nostro Paese sta usando poco gli stoccaggi e li userà ancora meno andando incontro all’estate, quando non si accenderanno più i riscaldamenti. Con la stagione estiva, infatti, la necessità è ridotta di quasi quattro-cinque volte.
Ci auguriamo– aveva spiegato il premier Draghi qualche giorno fa – che questi piani non siano necessari, ma non possiamo farci trovare impreparati”. Le misure di emergenza prevedono maggiore flessibilità dei consumi di gas, sospensioni nel settore industriale e nuove regole sui consumi di gas nel settore termoelettrico. Il primo obiettivo è aumentare le forniture alternative rispetto a Mosca. Per questo l’esecutivo si concentrerà sul gas naturale liquefatto importato da altre rotte, come gli Stati Uniti. L’esecutivo vuole lavorare per aumentare i flussi dai gasdotti non a pieno carico, come il Tap dall’Azerbaijan, il TransMed dall’Algeria e dalla Tunisia e il GreenStream dalla Libia, oltre alla riapertura delle centrali a carbone sparse sul territorio nazionale “per colmare eventuali mancanze nell’immediato”.