Italia unita! - QdS

Italia unita!

Pino Grimaldi

Italia unita!

sabato 21 Novembre 2020

Ipse dixit: il Capo dello Stato dall’alto della sua figura morale, istituzionale e costituzionale. Buono e giusto, considerando che di fatto l’Italia con 60 milioni 245 mila abitanti – 14 milioni anziani – 20 Regioni di cui 15 amministrate dalla destra e 5 dalla sinistra, 7914 km di coste – ben conosciute dai poveri migranti – 7903 Comuni, 107 divisioni territoriali (Provincie, ex e similari) variegate nelle loro gestioni politiche, una Camera alta (una volta) e l’altra bassa (ora bassissima), una Corte Costituzionale in genere presieduta da chi dopo qualche mese va in pensione, un Csm che di meglio non se ne è trovato, un Governo che solo grazie a Padre Pio, che fa veramente miracoli a che il suo quasi concittadino riesca a fare meno cavolate possibili, bene la sopradetta Italia di cui mal disse Dante settecento anni fa, a memoria umana si è trovata “unita” “de iure” il 17 Marzo 1861 quando dichiarato il Regno, Cavour gli mise sul trono un re, Vittorio Emanuele II di Savoia, e nei quasi 160 anni successivi, “di fatto” un paio di volte in occasioni di vittorie della Nazionale di calcio in qualche Campionato del mondo. Fine.

Il Paese non è mai stato unito (ma sì, anche in periodo fascista) perché ciascuno dei suoi cittadini ha sempre pensato che fosse meglio l’uovo oggi che la gallina domani. La quale tuttavia è andata a depositare le uova d’oro all’estero, prima per sopravvivere, ora per vedere riconosciuti i propri meriti, lemma che nel vocabolario di casa é obsoleto. Ora mentre la “influenza cinese” imperversa, esattamente come accadde per l’altra, la “spagnola”, un secolo fa, forti si levano i richiami alle varie “autonomie”. Alcune già sancite in Costituzione ed altre, come il Presidente Mattarella parlando al 36° Convegno dei Comuni d’Italia giorni fa ha detto, quella dei Comuni “non entrando nel merito legislativo perché a me è precluso”. Parafrasando il Poeta “autonomia vo cercando che è si cara come sa chi per lei vita rifiuta” rendendo felici i Sindaci che sotto, sotto al fatto di poter essere, come un tempo, “podestà” non sono in cuor loro restii.

È bello che l’inquilino dei Quirinale usi il linguaggio di chi (Gregorio XIII) volle quell’edificio, residenza di 30 Papi – Francesco escluso – 3 Re ed un pezzettino per tre quarti di secolo: linguaggio felpato, non Pertiniano, ma da suocera perché nuora intenda. Ma se si pensa ad “autonomizzare” si parli tout court di “confederazione italiana di comuni e regioni”(le provincie sono già fatiscenti) – e in armadio lo Stato unitario e la sua burocrazia, detta “fonte di ogni male”. Coscienti però di mandare a farsi benedire quella che non era come diceva l’antiunitario Metternich “un nome geografico”, ma Nazione “una d’armi di lingua e di altar/di memorie di sangue e di cor” del buon don Lisander. Colpa forse della scomparsa dell’ “Unità” quotidiano ostentato dai comunisti? O della scontentezza cronica degli Italiani?

Di certo pensieri da chiusi (giusto) e reclusi (spiacevole) in casa a tempo indeterminato. Ma c’est la vie.

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