Cattivi burocrati alla Regione? Per i sindacati è colpa del governo e della riforma "mai partita" - QdS

Cattivi burocrati alla Regione? Per i sindacati è colpa del governo e della riforma “mai partita”

Raffaella Pessina

Cattivi burocrati alla Regione? Per i sindacati è colpa del governo e della riforma “mai partita”

mercoledì 20 Maggio 2020

Mannino (Cgil): “Immettere le professionalità, mancano le competenze”. Cappuccio (Cisl): “Subito un piano straordinario di formazione del personale”. Barone (Uil): “L'amministrazione regionale finge di controllare e pone vincoli per non assumersi le responsabilità". Digitalizzazione, automatismi, merito e responsabilità: i quattro “pilastri” dimenticati a Palazzo d’Orléans.

Il caos delle pratiche per la cassa integrazione in deroga alla Regione siciliana ha messo a nudo tutte le debolezze della nostra burocrazia e ha reso estremamente attuale il dibattito sulla necessità di una riforma della pubblica amministrazione regionale.

Mancano del tutto i processi di digitalizzazione così come gli automatismi, non viene applicato il criterio del merito per i dipendenti così come quello delle responsabilità.
Il Movimento Cinquestelle riferisce di aver saputo dai sindacati che il bonus di 10 euro per ogni pratica evasa sarebbe stato proposto addirittura dal Governo e ha chiesto le dimissioni dell’assessore regionale alla Famiglia, Antonio Scavone per i ritardi accumulati.

La politica litiga e il cittadino soffre poiché è costretto, per qualsiasi atto voglia compiere con la Pubblica amministrazione (l’apertura di un’attività, la richiesta di un contributo, solo per fare un paio di esempi) ad affrontare una trafila infinita. Gli stessi utenti arrivano spesso a rinunciare a quanto legittimamente richiesto perché non riescono a districarsi nella giungla degli adempimenti. La lentezza della macchina burocratica arriva ad inficiare qualsiasi provvedimento preso dal Governo pregiudicando il corretto funzionamento del rapporto tra amministrazione e cittadinanza.

È innegabile che in passato sono state fatte assunzioni clientelari, e alquanto discutibile è la qualità delle prestazioni erogate ai cittadini.
Il governo regionale, tra l’altro, ha provato a cambiare le cose con la riforma della burocrazia (legge regionale n.7/2018). Ai sindacati confederali abbiamo il loro punto di vista sullo stato di attuazione della legge.

Alfio Mannino, segretario Cgil Sicilia

Alfio Mannino, segretario regionale Cgil Sicilia: “Sblocco turnover per immettere le competenze di cui è carente”

Il caos delle pratiche per la cassa integrazione alla Regione siciliana ha messo a nudo tutte le debolezze della nostra burocrazia e ha reso estremamente attuale il dibattito relativo alla necessità di una riforma della pubblica amministrazione regionale. Secondo Lei da dove dobbiamo ripartire?
“Per quanto riguarda la gestione delle pratiche di cassa integrazione, lì vero problema è stato la mancanza di un sistema informatico adeguato, cioè le carenze nella digitalizzazione della macchina amministrativa. Si è fatto ricorso all’esterno e con risultati che non sono stati i migliori. Quello del sistema informatico è un problema vecchio, per niente secondario, che va risolto. Non c’è dubbio poi, come segnaliamo nel nostro Piano del Lavoro che bisogna ragionare sulla riforma della macchina amministrativa per darle efficienza”.

La sensazione è che la nostra burocrazia necessiti di una sorta di reset. Da dove dobbiamo ripartire?
“Condivido l’idea che occorra guardare al futuro. Oggi quello che serve è lo sblocco del turnover per immettere nell’amministrazione le nuove competenze e professionalità di cui è carente. Penso alla gestione delle ricorse comunitarie o alla progettazione e gestione dei sistemi informatici. Riteniamo anche che serva una scuola di alta formazione per consentire il continuo aggiornamento dei dipendenti. La legge 7 del ’99 pur con qualche limite presenta elementi positivi che potrebbero far fare un passo in avanti. Ma il problema è che è inapplicata e inapplicabile. Il problema dell’amministrazione infatti non è solo di procedure amministrative, ma di mezzi e competenze che mancano. Se non si parte da lì è difficile fare passi avanti”.

La Cgil Sicilia ha sempre evitato la polemica sterile ed ha avviato con il governo regionale un dialogo costruttivo. Avete avanzato proposte?
“Sì, lo abbiamo fatto. Senza dubbio c’è da rivedere l’organizzazione di assessorati e dipartimenti. Oggi c’è troppa frammentazione, che produce stallo o sovrapposizione degli interventi.
Basti vedere il sistema sanitario e quello socio- assistenziale. Gli interventi in questo ambito devono essere coordinati, sarebbe dunque opportuna la creazione di un unico assessorato al welfare. Lo stesso vale per il turismo, settore per il quale i livelli amministrativi diventano addirittura quattro. Ritengo poi che bisogna affrontare alcuni altri problemi, a partire da quello della mancanza di un ente intermedio tra regione e comuni, per decentrare gli interventi in tema, ad esempio, di risorse idriche, rifiuti, scuole, energia, strade rurali”.

E poi?
“Inoltre, mantenere sacche di precariato non giova certo all’efficienza della macchina amministrativa: occorre dunque procedere alle stabilizzazioni. Penso anche che la soluzione del problema della rappresentanza sindacale può contribuire a una maggiore efficienza e fluidità dell’azione amministrativa. Oggi la Regione è l’unico ramo della pubblica amministrazione a non eleggere le Rsu (rappresentanze sindacali unitarie). Un maggiore protagonismo dei lavoratori, oltre che essere una questione di natura sindacale) produrrebbe effetti positivi anche sul piano organizzativo”.

Claudio Barone, segretario Uil Sicilia

Claudio Barone, segretario regionale Uil Sicilia: L’Amministrazione regionale non controlla e pone vincoli per non assumersi la responsabilità”

Sulle pratiche per la Cig in deroga la pubblica amministrazione regionale non ha fatto proprio una bella figura. Possiamo dirlo?
“Non possiamo avere un’amministrazione regionale che finge di controllare tutto ma che in realtà pone vincoli e non controlla nulla. Come la magistratura in troppi casi ha dovuto evidenziare, alla fine lentezze burocratiche e ostacoli possono creare comportamenti illeciti e intollerabili. Per questo la Regione adesso deve intervenire per semplificare e rendere trasparenti le procedure. Non basta spostare il personale dando incentivi. Questa valutazione si ricollega al tema della improcrastinabile, ma troppe volte annunciata e mai realizzata, riforma della burocrazia regionale. Apriamo il confronto per il migliore utilizzo dei dipendenti, destinandoli dove serve e prevedendo veri piani formativi per valorizzare le professionalità. Anche lo smart working può essere una modalità strutturale di riorganizzazione che, se saputa utilizzare, può recuperare una maggiore efficienza e anche agevolare per esempio le donne con figli a carico”.

Non possiamo più nascondere che alla burocrazia siciliana manca qualità. In passato assunzioni clientelari, nessuna meritocrazia, come più volte sottolineato dalla corte dei conti, tra l’altro. Difficile rimediare agli errori commessi nel passato ma guardare al futuro è doveroso. Il governo ci ha provato con la riforma della burocrazia (legge regionale n.7/2018): ha sortito secondo Lei gli effetti sperati?
“La riforma della pubblica amministrazione siciliana è stata troppo volte annunciata ma non è mai partita. La chiediamo da anni ma ancora oggi dopo tante promesse non abbiamo ricevuto risposta. Bisogna operare su due versanti: la riorganizzazione della macchina burocratica, superando le frammentazioni di competenze fra i vari assessorati e valorizzare le professionalità che già ci sono. Oggi molti dipendenti non sono utilizzati in maniera congrua. E, infine, aprire alle assunzioni in pianta stabile perché alcune professionalità, sino ad oggi, sono recuperate all’esterno attraverso delle consulenze”.

Come sindacato, avete avanzato proposte di sburocratizzazione al governo regionale?
C’è bisogno di un quadro normativo chiaro che tuteli chi assume le decisioni e consenta di premiare chi vuole operare secondo le regole e non mettere vincoli inutilmente restrittivi. Necessarie sono le modifiche delle procedure. In Finanziaria era previsto un emendamento che ne prevedeva una velocizzazione senza però mettere in discussione le norme di sicurezza nei cantieri e la trasparenza nell’aggiudicazione degli appalti. Se l’amministrazione si tutela mettendo “lacci e lacciuoli” per bloccare tutto e per evitare di assumersi responsabilità non abbiamo dove andare”.

Sebastiano Cappuccio, segretario Cisl Sicilia

Sebastiano Cappuccio, segretario regionale Cisl Sicilia “Vanno armonizzati i sistemi informativi, di comunicazione e gestione. Abbiamo bisogno di una Pubblica amministrazione efficiente, snella e semplificata”

C’è anche la sburocratizzazione nel master plan in 12 punti proposto dalla Cisl Sicilia al governo regionale per puntare al dopo-emergenza da Covid-19. “Per non navigare a vista – spiega il sindacato -e perché la Sicilia per ogni mese di stop ha perso 3 miliardi di giro d’affari”.
“Il lockdown di questi mesi, per l’economia siciliana – sostiene il segretario Sebastiano Cappuccio – ha significato una perdita di giro d’affari pari a tre miliardi di euro ogni mese. E la disoccupazione reale, che in epoca ante-virus in Sicilia sfondava il tetto del 40 per cento, ora rischia di tradursi in paralisi sociale. In una terra dalla quale ogni anno a fare le valigie e andare via sono già 25 mila persone”. Insomma, il virus ha acceso un’ipoteca. Ma “ora si impone un colpo d’ala. E di guardare avanti. Sennò, senza una visione, ripartire sarà come navigare a vista”. Da qui il Piano per la ricostruzione economica e sociale e l’efficienza burocratica della Regione, che il sindacato consegna al governo Musumeci.

Sburocratizzare, dicevamo. “Pensiamo a una pubblica amministrazione efficiente -dice Cappuccio -, snella, semplificata. E che garantisca i livelli essenziali dei servizi. Per questo c’è bisogno di riorganizzazione e di potenziare gli organici con un piano di assunzioni stabili. Ma vanno anche armonizzati i sistemi informativi, di comunicazione e gestione. E vanno previsti programmi straordinari di formazione”.
Nella convinzione, afferma Cappuccio, che la Sicilia abbia bisogno, “ora più di prima, di un patto sociale e per il lavoro, modello ponte Morandi, che getti le basi dell’architettura del prossimo futuro, sui fronti sociale, dello sviluppo, della semplificazione burocratica, della modernizzazione. Pensiamo – precisa il segretario – a un tavolo permanente di confronto tra governo e parti sociali, per definire accordi, obiettivi, tempi e risorse. La Cisl c’è. Ma assieme dovremmo individuare priorità e settori sui quali indirizzare risorse e investimenti per organizzare la fase 2. Ma puntando al dopo fase 2”.

Gli altri 11 punti del master plan proposto dalla Cisl Sicilia sono: infrastrutture, lavoro, salute e sicurezza, medicina del territorio e integrazione sociosanitaria, un nuovo welfare, Scuola e formazione, turismo e beni culturali, ambiente, agroalimentare, sblocco cantieri e una nuova politica industriale

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