Il viaggiatore, distratto da altri pensieri, potrebbe trovare il tempo per guardare la mostra di Fabio Modica, artista di origine catanese quotato negli Stati Uniti, che espone al bellissimo Palazzo della Cultura del Comune di Catania. Il suo tempo si fermerebbe non solo sulla cifra stilistica, sui miti greci, come greca è la città, ma sulla contemporaneità della significanza della serie pittorica in mostra. Kontà, in greco contatto, nella sua forma di ricerca e, oggi, di disperata assenza.
Una serie di volti, corpi, membra, in una texture tecnica pittorica, che sono pezzi, tessere di un mosaico smembrato, che aspira antropologicamente a un contatto per diventare un insieme, un tutto.
Il contatto, soprattutto in questi tempi di Covid si è allentato dal punto di vista fisico, si sono spezzati legami sociali e affettivi, per la forza dell’istinto primordiale della sopravvivenza. Ma l’uomo può sopravvivere da solo, senza contatto? E il legame virtuale può sostituire quello fisico? Il modello di relazione digitale è mostruosamente slegante. Per separarsi in una relazione umana bisogna sciogliere i tanti fili che la compongono. Mentre nel modello digitale, che il mondo pandemico ha moltiplicato, basta un click, si blocca o si “banna” qualcuno, eliminandolo dal proprio universo sociale.
Il klinamen eracliteo faceva incontrare elementi e persone, il digitale le può scomporre, anche se virtualmente le tiene insieme in un unico contenitore. Basta un post equivocato, un messaggio senza tattilità, una frase senza sguardo.
Bella questa mostra, consigliamo al Sindaco neoeletto Trantino di tenersi questa delega alla Cultura. Con la Cultura non solo si mangia, ma ci si avvicina tra esseri umani. Si entra in Kontà, contatto.
Così è se vi pare.