La bozza sull'Autonomia e il braccio di ferro che riparte tra il ricco Nord e il povero Sud - QdS

La bozza sull’Autonomia e il braccio di ferro che riparte tra il ricco Nord e il povero Sud

redazione

La bozza sull’Autonomia e il braccio di ferro che riparte tra il ricco Nord e il povero Sud

lunedì 11 Novembre 2019

Incuranti dei disastri compiuti nel Meridione dalla legge sul Federalismo fiscale del leghista Calderoli, i partiti-lobbies settentrionali continuano a cercare di acquisire, con la scusa dell'Autonomia, sempre maggiori risorse esconomiche a scapito del Mezzogiorno. Ma la nuova legge quadro, come anticipato dal ministro Boccia, si fonda, per volere di questo governo, sull'architrave del principio di sussidiarietà tra i territori. Il ruolo da protagonista delle città metropolitane

Autonomia: si cambia. La posizione ferma dell’attuale governo nazionale che, non più a trazione leghista come il precedente, ha suscitato dubbi, mugugni e “la sensazione di aver buttato dalla finestra mesi di trattative con i governi precedenti al Conte II”.

Questo il sentimento espresso da qualche governatore del Nord di fronte al testo ufficiale della bozza della legge quadro sull’Autonomia, diffusa ai diretti interessati dal ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia.

Ovviamente negativo, negativissimo, il giudizio sulla bozza espresso dal governatore – leghista – del Veneto Luca Zaia. Era stato lui, nello scorso governo, il principale sponsor di questa “Autonomia”, portandosi dietro come una bamboletta la ministro leghista Erika Stefani.

Si cambia su un’Autonomia iniqua per il Sud

E la Lega Nord, se non fosse stato per lo scivolone del mohito, avrebbe probabilmente già intascato un’altra legge iniqua ai danni del Meridione.

Incuranti dei disastri compiuti nel Meridione dalla legge sul Federalismo fiscale del leghista Calderoli – che premiava presunte virtù mentre i governatori del nord venivano arrestati -, i partiti-lobbies settentrionali continuano a cercare di acquisire, con la scusa dell’Autonomia, sempre maggiori risorse esconomiche a scapito del Mezzogiorno.

L’attacco volgare di Zaia a Provenzano

Ma la nuova legge quadro, come anticipato dal ministro Francesco Boccia, si fonda, per volere di questo governo, sull’architrave del principio di sussidiarietà tra i territori. E Zaia, con l’eleganza consueta ai leghisti, ha attaccato non solo il lui, ma anche “Il ministro Giuseppe Provenzano, che è delle parti di Caltanissetta, e mi deve spiegare perchè mi rompe le palle tutto il giorno con l’Autonomia, e mi deve dire perchè alla Sicilia sì e al Veneto no”. E ha citato, il governatore del Veneto, come molti suoi compagni di partito non molto forte in storia, il padre fondatore Luigi Einaudi “quando ha presentato la Costituzione”. Ignorando, probabilmente, che lo Statuto siciliano è precedente alla Costituzione.

Il “Divorzio all’italiana” di Report

Proprio i disastri del Federalismo fiscale e quelli annunciati dell’Autonomia erano stati oggetto la scorsa settimana di un’interessante inchiesta della trasmissione della Rai Report, in cui il giornalista catanese Manuele Bonaccorsi ha messo in imbarazzo molti leghisti a cominciare da Zaia e Bobo Maroni, quest’ultimo nuovamente condannato, pochi giorni fa, per fatti di corruzione.

Ora però saranno le prossime settimane a dire quale sarà il grado di soddisfazione reale da parte dei presidenti,

Il testo della legge quadro, si fonda come detto sull’architrave del principio di sussidiarietà, ma anche – e questa è in qualche modo una delle novità di rilievo – su un ruolo più da protagonista delle città metropolitane.

La Conferenza Stato-Regioni e i Lep

Nel frattempo la già fitta agenda del ministro Boccia conterrà anche un appuntamento clou venerdì 15 novembre in occasione di una riunione straordinaria della Conferenza Stato-Regioni.

La bozza della legge quadro sottolinea che le intese tra lo Stato e le Regioni si conformano agli obiettivi e alle modalità di attuazione, per le materie oggetto di attribuzione, dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep), anche se in questa fase il finanziamento delle funzioni verrà calcolato sulla base dei fabbisogni standard.

Il testo avverte poi che in caso di mancata determinazione dei Lep, degli obiettivi di servizio e dei fabbisogni standard – entro un anno mesi dall’entrata in vigore della legge – le funzioni e le relative risorse verranno attribuite sulla base del riparto delle risorse già iscritte nel bilancio dello Stato a legislazione vigente.

Lep individuati dal Presidente della Repubblica

Ancora relativamente ai Lep, agli obiettivi di servizio e ai fabbisogni standard, la bozza della legge quadro prevede che questi vengano individuati con uno o più decreti del Presidente della Repubblica, su proposta del presidente del Consiglio e del ministro per gli Affari regionali di concerto con il ministro dell’Economia, entro dodici mesi dall’entrata in vigore della legge di approvazione dell’intesa.

Altra novità, anch’essa annunciata nei giorni scorsi, riguarda l’introduzione di un Commissario ad hoc che potrà contare su una struttura di missione istituita nella Presidenza del Consiglio. Questi, dopo l’approvazione dei Lep, degli obiettivi di servizio e dei fabbisogni standard dovrà occuparsi, tra l’altro, della messa a punto dei decreti riguardanti i beni e le risorse finanziarie, umane e strumentali legate alle funzioni attribuite ai sensi del terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione.

Il tutto con il contributo dei rappresentanti indicati di volta in volta dalle regioni interessate.

Zaia e la minaccia di scendere in piazza

La bozza della legge quadro, come detto all’inizio, non è piaciuta affatto a Zaia, che ha giudicato il documento “non sottoscrivibile”, rendendo noto di aver “rimesso tutto e rapidamente in mano ai tecnici perché o si arriva a una soluzione sostenibile nel senso di una vera Autonomia – e allora vale la pena discutere – oppure quel testo noi non lo sottoscriveremo”.

Naturalmente Zaia non ha perduto occasione di ribadire che, se non si dovesse fare come dice la Lega Nord, questa scenderebbe in piazza.

Pronta la risposta del ministro Boccia, che ha tenuto a ricordare che “le bozze di una norma solitamente non devono essere sottoscritte ma discusse”, non senza puntualizzare di essere “sicuro che le miglioreremo insieme”.

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