La mafia ha invaso il Nord, che però, grazie alla Lega, continua a ricevere massicci investimenti - QdS

La mafia ha invaso il Nord, che però, grazie alla Lega, continua a ricevere massicci investimenti

Pietro Crisafulli

La mafia ha invaso il Nord, che però, grazie alla Lega, continua a ricevere massicci investimenti

domenica 15 Dicembre 2019

Se valesse la legge della reciprocità, lo Stato italiano dovrebbe oggi tagliare tutti i finanziamenti a un Settentrione dove, secondo il rapporto della Dia, le organizzazioni mafiose sono strettamente collegate a parti del tessuto economico del territorio. Preoccupante il "livello di omertà che pervade alcuni territori". Nella sola Lombardia il 20% del denaro riciclato dalle mafie. Nel Nord il maggior numero di operazioni finanziarie sospette (46,3% contro il 33,8 del Sud). Non più Sud sprecone ma Nord rapace

Alla luce dell’ultima relazione della Dia, se valesse la legge della reciprocità, lo Stato italiano dovrebbe oggi tagliare tutti i finanziamenti a un Nord Italia che si è rivelato invaso da organizzazioni mafiose strettamente collegate a parti del tessuto economico del territorio.

Si dovrebbe insomma riservare al Settentrione lo stesso trattamento che nei decenni passati portò a tagliare tutti i finanziamenti delle opere pubbliche al Sud – con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti – con la scusa che avrebbero ingrassato la mafia.

Le Lega e il taglio dei finanziamenti al Sud per “non ingrassare la mafia”

Una “corrente di pensiero” fomentata da quella Lega Nord che prima della condanna di Umberto Bossi per aver sottratto agli italiani 49 milioni di euro – rimasti comunque nelle casse della Lega a disposizione di coloro i quali, da Maroni a Salvini, gestirono il partito – continuava a sostenere che l’imprenditoria e la politica nel Nord erano immacolati, mentre bisognava evitare di investire al Sud perché si sarebbe ingrassata la mafia.

L’ossessione antimeridionalista dei giornali della destra

Questa corrente di pensiero antimeridionalista è stata a lungo veicolata – e continua a esserlo – dai giornali della destra e in particolare da Il Giornale (che lanciò una campagna contro Roberto Saviano per aver parlato di mafia al nord), a Libero, il più agguerrito contro il Sud come dimostrano i suoi titoli: “Odiano l’autonomia del Nord, temono di perdere la pappa“, “Dal 2000 il Sud ha ricevuto 325 miliardi: li ha sprecati tutti“, “Ennesima conferma, a comandare è il Sud”, “Ai meridionali tre cariche istituzionali su quattro, COMANDANO I TERRONI, Ecco perché Salvini ha tutti contro“. E ancora “Piagnisteo napoletano, il vittimismo vero male del Meridione. Lombardi e Veneti esasperati“. “I meridionali si sono impadroniti del Paese con una secessione di fatto”. “A Napoli si bruciano da soli”, “Torna il colera a Napoli, lo hanno portato gli immigrati”. E sulle risorse: “Al Nord niente autonomia, alla Sicilia invece 2 miliardi“, “Manovra sudista: ricche mance al Centro-Sud mentre a Lombardia e Veneto solo belle parole“.

Quando Maroni andò in tv per dire che la mafia al Nord non c’era

“Sono ormai lontani i tempi – aveva scritto nel 2014 Roberto Saviano nella sua rubrica su l’Espresso, commentando la condanna di 96 uomini delle ‘ndrine al nord, per ben cinquecento anni di carcere – in cui ministri della nostra Repubblica osavano dire che era una bestemmia parlare di ’ndrangheta al Nord. Eppure ricordo bene la violenza degli attacchi che subii quando ne parlai in tv, durante “Vieni via con me”. E ricordo bene con quanta prepotenza l’allora ministro degli Interni, attuale governatore della Lombardia, Roberto Maroni, pretese di venire in trasmissione per dire che no, al Nord non ci sono le organizzazioni criminali. Le organizzazioni criminali le avete al Sud, ma il Nord ne è immune e la Lega Nord non ne sa niente. Salvo poi cadere in disgrazia proprio in seguito ai guai giudiziari dell’ex tesoriere Francesco Belsito, che secondo gli inquirenti riciclava i soldi della ’ndrangheta”.

La Lega, il Federalismo fiscale e l’Autonomia differenziata

Da tempo la teoria della stanzialità della mafia sarebbe miseramente caduta se non fosse per un rifiuto degli albitanti del Nord a rendersi conto della situazione e per la difesa a oltranza dei Leghisti, che hanno continuato a drenare risorse per il Settentrione anche con l’infame legge sul Federalismo fiscale che ha affossato i Comuni del Sud.

Lo stesso è stato tentato con un’Autonomia differenziata regionale che ancora una volta favorisse il Nord, infrantasi per fortuna contro la determinazione del ministro delle Autonomie locali Francesco Boccia che ha ricondotto tutto alla perequazione.

Il Nord virtuoso e la mafia… che parla veneto

Il Veneto del leghista Luca Zaia è stato in prima fila nella rivendicazione di nuovi fondi con la scusa che il Nord è virtuoso e che non c’è la mafia.

Da un recente sondaggio di Libera emerge che i cittadini del Nord-Est considerano il fenomeno mafioso marginale, rispetto ai propri territori, ma camorra e ‘ndrangheta ormai parlano veneto: è un sistema radicato, come sottolinea il procuratore di Venezia Bruno Cherchi, secondo il quale in tutto il Nord Italia, c’è stata una tendenza a minimizzare che “ha portato a intervenire con ritardo e forse non ancora con misure adeguate”.

La “silente infiltrazione mafiosa del territorio”

Si è trattato, secondo la Dia, di una “silente infiltrazione mafiosa del territorio, operata con la cosiddetta strategia di ‘sommersione’, ossia evitando qualsiasi forma di manifestazione violenta tipica di queste organizzazioni”.

Già in luglio il Qds.it aveva sottolineato quanto stava avvenendo, ossia che le regioni del Nord, con buona pace del capo della Lega Nord e allora ministro dell’Interno Matteo Salvini, primeggiano per la quantità di operazioni sospette delle mafie, con il 46,3%, mentre al centro la percentuale è del 18,7 e al Sud del 33,8%.

La politica del Nord condizionata dalle mafie

E se questo è vero la conseguenza è che, così come avvenuto per Sicilia, Calabria e Campania, anche in Lombardia, Veneto, Liguria, Val d’Aosta e Piemonte la politica risulta fortemente condizionata dal potere economico delle organizzazioni mafiose. Cade così la teoria geografico-antropologica sulla stanzialità delle organizzazioni criminali, incapaci di prendere l’aereo e radicarsi laddove ci fossero maggiori possibilità di guadagno illegale.

Il Sole 24Ore, in Lombardia il 20% del denaro riciclato

Già nello scorso mese di febbraio, come scrisse il Sole 24Ore parlando della relazione della Dia sul primo semestre 2018, metà dei finanziamenti mafiosi riguardavano il Nord. Non solo: il venti per cento del denaro veniva riciclato nella sola Lombardia.

E alla fine di novembre, davanti alla Commissione antimafia, il direttore della Direzione investigativa antimafia, il generale dei carabinieri Giuseppe Governale, ha spiegato che le ‘ndrine si sono replicate in tutto il Settentrione utilizzando la corruzione per infiltrarsi nelle strutture economiche del territorio e nella Pubblica amministrazione.

Insomma, dalla Lombardia alla Valle d’Aosta – dove ieri si è dimesso il governatore Fosson, indagato per voto di scambio con le ‘ndrine -, dalla Liguria al Veneto, dal Piemonte al Friuli Venezia Giulia, i tentacoli della criminalità organizzata sono ben radicati nel Nord Italia e quelle che venivano derubricate a piccole infiltrazioni, si sono rivelate un vero e proprio sistema.

Un affresco agghiacciante sulla mafia al Nord

A confermare tutti questi dati, componendo un affresco agghiacciante della mafia in Settentrione, è stata l’ultima relazione della Direzione Investigativa Antimafia, le cui conclusioni evidenziano tra l’altro, tra i cittadini del Nord, “una mancanza di allarme sociale” che “sembra aver anestetizzato la coscienza collettiva rispetto alla pervicacia delle mafie”.

Nel Nord un quinto delle interdittive antimafia

I cittadini del Nord hanno creduto di essere immuni rispetto al fenomeno ma proprio su questo ha posto le propria fondamenta la criminalità organizzata, con cosche e clan presenti in ogni regione del Nord Italia.

Basti pensare che circa un quinto delle aziende italiane interdette per mafia nel 2018 avevano la loro attività proprio nel settentrione dove, come detto prima, è stato eseguito il maggior numero di operazioni finanziarie sospette, il 46,3% (nel Sud il 33,8%).

“Le ragioni di questo sbilanciamento – si legge nel documento della Dia – vanno rintracciate innanzitutto nel fatto che gli investimenti effettuati dalle mafie nelle aree più produttive del Paese vengono realizzati, nella maggior parte dei casi, attraverso dei prestanome. Una mafia latente che potrebbe, in prospettiva, manifestarsi con caratteri più evidenti”.

La mafia ha conquistato il mondo della finanza settentrionale

Secondo la relazione, “nel Nord, ma anche nel Centro Italia, le mafie autoctone stanno cambiando pelle, insinuandosi sempre più nel mondo della finanza”. Come per il clan mafioso catanese dei Laudani, infiltratosi in alcuni settori chiave dell’economia locale lombarda come quelli dei servizi di security e della grande distribuzione.

Preoccupante livello di omertà in alcune zone del Nord

Ma non solo. Le inchieste condotte dalle forze dell’ordine hanno messo in luce anche un “livello di omertà che pervade alcuni territori” con “l’avvicinamento del politico di turno o di imprenditori ai mafiosi calabresi per soddisfare un proprio interesse contingente”.

La mappa delle locali di ‘ndrangheta presenti al Nord non risparmia praticamente nessuna regione dell’area occidentale: Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia e Liguria. Risale al 2012 il primo Comune sciolto per mafia in Liguria: Ventimiglia.

‘Ndrangheta e ambienti di estrema destra liguri

E inquieta la vicinanza tra ambienti della ‘ndrangheta e quelli dell’estrema destra. Proprio a Ventimiglia aveva casa Pasquale Nucera, presunto pentito della ‘ndrangheta, ex esponente di Forza nuova, che aveva in Francia un arsenale e addestrava “soldati” per un gruppo neonazista.

Restituire al Sud quanto gli è stato rapinato

Insomma, c’è tanto ancora da indagare su questo Nord che è finora riuscito a nascondere la sua vera natura.

La perequazione del ministro Boccia potrebbe essere una chiave per restituire al Sud quel che gli è stato sistematicamente rapinato, come ha sottolineato nelle recenti Giornate dell’Economia del Mezzogiorno di Palermo l’economista Pietro Busetta che – come ha riportato il Qds.it, – ha parlato della necessità di “Riparare ai tanti scippi che il Meridione subisce fin dall’Unità”.

La Lega e l’attacco all’immagine del Meridione

Ma occorre anche altro, perché del Meridione è stata colpita soprattutto l’immagine: mafioso, sprecone, sottosviluppato – come se fosse colpa sua -, brutto, sporco, cattivo e senza voglia di lavorare.

Queste sono state, fin dalla sua nascita nel 1991, le accuse contro il Sud portate avanti dalla Lega Nord per l’indipendenza della Padania.

Così a Salvini che sull’Autonomia regionale ipotizzava una sorta di golpe nordista contro il Sud sprecone, Salvo Fleres, già senatore di Forza Italia, rispondeva sul Qds.it : “In una recente puntata di Report, sono stati messi alle corde importanti politici leghisti, tra cui Zaia e Maroni, inchiodati sul fatto che la ‘virtuosità’ degli enti del Nord non fosse proprio così specchiata, tra inchieste, indagini, scandali, arresti e condanne. Ma la vulgata resta sempre la stessa: Nord buono e virtuoso, Sud cattivo e sprecone”.

“Bisogna avere il coraggio – ha concluso – di dire che tutto questo è falso”.

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