La sanità siciliana infettata dal virus corruzione, nell’Isola il malaffare fa più paura del Covid-19 - QdS

La sanità siciliana infettata dal virus corruzione, nell’Isola il malaffare fa più paura del Covid-19

redazione

La sanità siciliana infettata dal virus corruzione, nell’Isola il malaffare fa più paura del Covid-19

venerdì 22 Maggio 2020

L’operazione “Sorella Salute” ha svelato l’ennesimo cancro che consuma la Pubblica amministrazione isolana. Micciché chiede all'Antimafia regionale un'inchiesta parlamentare sulla sanità in Sicilia. M5s reitera richiesta di dimissioni a Musumeci: "Faccia passo indietro"

PALERMO – “Un centro di potere composto da faccendieri, imprenditori e pubblici ufficiali infedeli che avrebbero asservito la funzione pubblica agli interessi privati, in modo da consentire di lucrare indebiti e cospicui vantaggi economici nel settore della sanità pubblica”. Con queste parole la Guardia di Finanza ha descritto il sistema corruttivo finito al centro di una complessa indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Palermo, sfociato ieri nell’operazione chiamata “Sorella Salute”.

I finanzieri hanno dato esecuzione a un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal Gip del Tribunale del capoluogo nei confronti di dodici persone, a vario titolo indagati per corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio, induzione indebita a dare o promettere utilità, istigazione alla corruzione, rivelazione di segreto di ufficio e turbata libertà degli incanti. Due sono destinatari di custodia cautelare in carcere: Fabio Damiani di 55 anni, attuale direttore generale dell’Asp 9 di Trapani, e Salvatore Manganaro di 44 anni, per l’accusa di essere “faccendiere di riferimento per Damiani”.

Altre otto persone sono state sottoposte agli arresti domiciliari: Antonino Candela, 55 anni, attuale coordinatore della struttura regionale per l’emergenza Covid-19, già commissario straordinario e direttore generale dell’Asp 6 di Palermo; Giuseppe Taibbi di 47 anni, secondo la GdF faccendiere di riferimento per Candela; Francesco Zanzi di 56 anni di Roma, amministratore delegato della Tecnologie sanitarie Spa; Roberto Satta di 50 anni, di Cagliari, responsabile operativo della Tecnologie sanitarie Spa; Angelo Montisanti di 51 anni, responsabile operativo per la Sicilia di Siram Spa e amministratore delegato di Sei Energia Scarl; Crescenzo De Stasio di 49 anni di Napoli, direttore unità business Centro-Sud di Siram Spa; Ivan Turola di 40 anni, “referente occulto di FerCo Srl; Salvatore Navarra di 47 anni di Caltanissetta, presidente del consiglio di amministrazione di Pfe Spa.

Come sottolineato dalla GdF, “le articolate fasi del sistema corruttivo ruotavano intorno alle gare indette dalla Centrale unica di committenza della Regione Siciliana e dall’Asp 6 di Palermo, disvelando le trame sottese all’accaparramento di appalti milionari del settore sanitario siciliano. Nello specifico sono state analizzate quattro procedure a evidenza pubblica interessate da condotte di turbativa, aggiudicate a partire dal 2016, il cui valore complessivo sfiora i seicento milioni di euro”.

Nell’ordinanza del gip Claudia Rosini, inoltre, si parla chiaramente di spregiudicatezza e pressioni per ottenere incarichi. “Particolare menzione – ha scritto il giudice per le indagini preliminari – merita la conversazione del 18 novembre del 2018 intercorsa a casa di un livoroso Candela, con il fidato Taibbi e un altro soggetto, nella quale il primo, ritrovatosi a sorpresa privo di incarichi per essere stata nominata al suo posto proprio il 18 novembre Daniela Faraoni, parlava con disprezzo del presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci e dell’assessore alla Salute Ruggero Razza (definito ‘il bambino’, nda)”.

Citati, nella conversazione riportata dal Gip, anche “dei veri e propri dossier ricattatori che il Taibbi diceva di avere confezionato o di essere pronto a confezionare, con tanto di ‘foto satellitari’ delle ‘porcate’ fatte, per mettere alle strette lo stesso Musumeci e altri al fine di fare ottenere al Candela i prestigiosi incarichi cui, a loro avviso, doveva essere destinato”. Candela è stato poi nominato coordinatore della struttura sanitaria di supporto della Regione Sicilia per l’emergenza Covid-19.

“Sono state indagini estremamente complesse – ha detto il generale Antonio Quintavalle Cecere, comandante provinciale della Guardia di Finanza – che hanno denotato un quadro assolutamente allarmante e sconfortante relativo alla gestione degli appalti in un delicato settore quale quello della sanità pubblica. Nel corso dell’indagine abbiamo rilevato grazie alle intercettazioni telefoniche e ambientali che gli indagati applicavano un vero e proprio tariffario sulle commesse alle quali bisognava applicare il 5% che corrispondeva alla mazzetta che gli stessi avrebbero introitato nel tempo”.

“È stata disvelata – ha aggiunto il comandante del Nucleo di Polizia economico-finanziaria delle Fiamme gialle palermitane, colonnello Gianluca Angelini – l’esistenza di un quello che può essere definito un vero e proprio centro di potere, che conosce e determina i fabbisogni della Pubblica amministrazione e gestisce le relative dinamiche di spesa. Centro di potere nel quale si muovono pubblici ufficiali infedeli, faccendieri e imprenditori senza scrupoli disposti a tutto per ottenere appalti milionari”.

Musumeci: “La Regione si costituirà parte civile”
L’assessore Razza: “Vicenda che lascia attoniti”

PALERMO – Il terremoto che nella giornata di ieri ha scosso la sanità siciliana ha avuto inevitabili ripercussioni anche alla Regione, dove non si sono fatte attendere le prese di posizione da parte del presidente Nello Musumeci e dell’assessore alla Salute, Ruggero Razza.

“Avevamo visto giusto – ha detto Musumeci – quando abbiamo approvato in Giunta una delibera sulla Cuc (Centrale unica di committenza, ndr) e poi adottato misure per l’affiancamento di Consip. Chi ruba, se accertato, non merita di aver ricevuto la stima di tante persone perbene. La Regione sarà parte civile e ho dato disposizioni di passare al setaccio tutte le gare, perché anche procedure iniziate nel 2016, come quelle oggetto dell’indagine, possono avere prodotto i loro effetti in epoca successiva”.

“Deve essere chiaro a tutti – ha concluso il presidente della Regione – che la sanità non è un business, ma serve a curare le persone”.

“La storia personale – ha aggiunto Razza – e le pubbliche considerazioni di tante istituzioni su alcuni dei soggetti coinvolti, a partire dal dottor Candela, stonano con le risultanze di questa attività investigativa. E per questo la vicenda lascia ovviamente attoniti. Ma saranno immediati tutti i provvedimenti conseguenti”. Così l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, ha commentato l’operazione della Guardia di Finanza di ieri.

“Il quadro disvelato dalle indagini della Guardia di Finanza – ha aggiunto – è impietoso e fa rabbia. Poco importa che siano fatti risalenti nel tempo al 2016. Quando abbiamo applicato il protocollo anticorruzione Anac-Agenas avevamo individuato nel ‘rischio’ gare quello più alto. Ed è anche questa la ragione per cui, attirandomi polemiche, ho alzato la voce sulle centrali di committenza pubbliche perché il sistema sanitario non può essere depauperato da condotte criminose. Ho sempre invitato, e continuo a invitare oggi tutte le imprese a denunciare all’Autorità giudiziaria ogni anomalia e a segnalarlo formalmente alla nostra anticorruzione”.

“È inevitabile – ha concluso l’assessore – la revoca degli incarichi. Né io né il presidente Musumeci abbiamo mai ricevuto dossier: abbiamo riso quando abbiamo letto la notizia. Mi ha amareggiato l’idea che qualcuno avrebbe solo potuto pensare di potere esercitare pressioni su di noi. Lavorando accanto ad Antonio Candela, non avrei mai pensato di potere leggere quello che ho letto, non c’era nulla che me lo facesse pensare”.

“Quando ho letto – ha concluso – stralci dell’ordinanza che mi riguardano, ritengo che ci sia un tema da affrontare in modo separato dall’accertamento della responsabilità penale: quello della condotta morale, e questo dispiace”.

Micciché: “Antimafia Ars avvii subito inchiesta parlamentare su sanità in Sicilia”

Lo scandalo della corruzione nella sanità siciliana ha scatenato numerose reazioni politiche a cominciare dal presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè, che rivela che questo fatto non sia proprio un fulmine a ciel sereno. “Avvertii il presidente Musumeci – ha dichiarato Miccichè – su chi fosse Antonio Candela: faceva parte del giro di Montante-Lumia e Crocetta: lo sapevano tutti. Non mi diede ascolto”. Per la cronaca, il manager Candela venne nominato dal governo regionale responsabile della task force sanitaria per l’emergenza Covid e ieri è stato arrestato dalla Guardia di finanza. Miccichè ha anche chiesto alla commissione parlamentare Antimafia di “avviare un’inchiesta parlamentare sulla sanità in Sicilia. “Constatiamo che, a proposito di alcune inchieste giudiziarie, vili affaristi, dentro e fuori dalla pubblica amministrazione, si concentrano su appalti, forniture e contratti, anche millantando credito e infamando soggetti ignari – scrive il presidente dell’Ars – La sanità costituisce una branca di primaria importanza per l’intera Amministrazione regionale e oggi più che mai, in considerazione dell’emergenza epidemiologica causata dal Coronavirus, è necessario che le autorità politiche vigilino sulla gestione del settore sanitario, affinché le risorse vengano utilizzate in modo sano e in favore della cittadinanza”.

La Lega: “Chi ha sbagliato deve pagare”

La Lega plaude alla decisione del governatore Musumeci circa la costituzione di parte civile della Regione siciliana. “Chi ha sbagliato, lucrando sulla salute dei cittadini, deve pagare duramente – ha detto il segretario regionale della Lega, Stefano Candiani – non ci possono essere sconti per nessuno, men che meno, se dovesse essere confermato, per chi ha rubato. In occasione della pandemia ci siamo stupiti, si fa per dire, dello stato in cui versa la nostra sanità. Fa specie rilevare, inoltre, che nonostante le ingenti risorse pubbliche investite, i flussi di pazienti verso altre regioni non si sono ancora esauriti”.

Fava: “Sanità bancomat della politica e viceversa”

Di sanità siciliana come bancomat al servizio della politica parla il Presidente della commissione regionale antimafia e anticorruzione Claudio Fava: “È triste dover commemorare Giovanni Falcone senza che i governi che si sono succeduti in questi 28 anni abbiamo saputo mettere in campo, oltre alle frasi di circostanza, strumenti idonei ad evitare che la corruzione resti il naturale terreno di incontro tra appalti e politica”.

M5s all’Ars: “Musumeci e Razza riferiscano subito in Aula”

L’europarlamentare del Movimento 5 Stelle, Ignazio Corrao, dichiara che il sistema della sanità è marcio fino al midollo. “Intascare tangenti sulla pelle dei cittadini durante un’emergenza sanitaria è da esseri immondi. Fin quando ci saranno nella sanità ‘capi condomini’ e spartizione di interessi, avremo purtroppo storie raccapriccianti come questa. Ecco perché è urgente cambiare le regole: via la politica dalla sanità una volta per tutte e massima trasparenza negli appalti pubblici. Il gruppo Cinquestelle all’Ars chiede che l’assessore regionale alla sanità Razza e il presidente della Regione Nello Musumeci vengano a riferire in Parlamento sulla vicenda . “La politica ancora una volta si conferma incapace di riformare un sistema dove si annidano i pericoli maggiori di corruttela e malaffare. Dopo questi incresciosi fatti che travolgono la sanità siciliana – continuano i deputati – sarebbe il caso di chiedere che funzione abbia l’attività di prevenzione della corruzione nelle aziende sanitarie e nel coordinamento regionale istituito dall’assessore della Salute in Regione mesi addietro” Anthony Barbagallo, parlamentare regionale e segretario del Pd in Sicilia ha detto che è necessario passare ai ‘raggi x’ le gare espletate per appurare eventuali episodi corruttivi che posso avere influenzato l’esito delle procedure di evidenza pubblica, e per verificare che a farne le spese non siano i cittadini con servizi, costi ed apparecchiature meno efficienti di quanto necessario”.

M5s reitera richiesta di dimissioni a Musumeci: “Faccia un passo indietro”

“Gli scandali in sanità, con appalti truccati per 600 milioni e i recenti arresti di medici dell’Asp di Catania, rappresentano la goccia che fa traboccare il vaso e il punto più basso toccato dalla Regione siciliana negli ultimi anni. Musumeci prenda atto di questo fallimento e si dimetta”. Lo ha dichiarato la deputata del Movimento Cinque Stelle Simona Suriano in merito ai recenti scandali che hanno investito la sanità siciliana chiedendo un passo indietro al presidente della Regione Siciliana Musumeci. “La sanità, settore delicatissimo, è fuori controllo. Ma non è il solo disastro dell’era Musumeci: la cassa integrazione in deroga ha rappresentato uno schiaffo ai lavoratori che ancora attendono, le opere pubbliche sono bloccate, i beni culturali vengono affidati a un assessore leghista e con evidenti legami con la massoneria, prestigiosi incarichi di ricerca culturale vengono affidati a docenti coinvolti nell’inchiesta ‘Università bandita’ che ha terremotato l’ateneo catanese. C’è già tanto in questi tre anni per chiedere un passo indietro del presidente che ha fallito su tutti i fronti e che si sottrae al confronto con il parlamento siciliano e con i cittadini. Cittadini che lo hanno sonoramente bocciato visto che è ultimo nella classifica di gradimento tra i presidenti delle Regioni italiane”

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