Lampedusa, tra lutto e umanità. Disperati due fratellini tunisini, "Dove sono papà e mamma?" - QdS

Lampedusa, tra lutto e umanità. Disperati due fratellini tunisini, “Dove sono papà e mamma?”

Pietro Crisafulli

Lampedusa, tra lutto e umanità. Disperati due fratellini tunisini, “Dove sono papà e mamma?”

lunedì 25 Novembre 2019

Recuperati cinque corpi dei venti dispersi, ma si cerca ancora. Il riconoscimento delle salme da parte della Scientifica. Lamorgese, l'accordo Ue funziona, cambiare il memorandum Italia-Libia. Il sindaco Martello, torniamo a contare i morti. "Nour", un pugno nello stomaco a Torino. La propaganda di Salvini e Pagano e la risposta di Carola Rackete, "Applicare le leggi internazionali". Due pescatori-eroi protagonisti del salvataggio

“Dove sono papà e mamma?”.

E’ la richiesta accorata di due fratellini tunisini che ieri, per l’intera giornata, nell’hotspot di Lampedusa (Agrigento), hanno cercato in lacrime i loro genitori spezzando il cuore agli agenti di polizia che tentavano inutilmente di consolarli.

Il papà e la mamma dei due bimbi non figurano infatti nell’elenco dei 149 sopravvissuti dell’ultimo naufragio avvenuto davanti alle coste di Lampedusa.

Come non ci sono le mogli di un giovane eritreo e di un ragazzo libico che hanno iniziato a cercarle non appena sbarcati al molo Favarolo.

Fino a ora sono cinque le vittime – tutte donne – recuperate dai militari della Guardia costiera e della Guardia di finanza, nel tratto di mare tra Cala Galera e l’isola dei conigli.

Due cadaveri erano sull’arenile e sono stati portati a braccia sul ripido e scosceso sentiero, di circa quattro chilometri, che collega con la strada.

A bordo del barcone, secondo le testimonianze dei superstiti, vi erano in tutto 169 migranti.

All’appello mancano dunque, oltre alle salme già recuperate, altri quindici dispersi.

Il riconoscimento delle salme da parte della Scientifica

La polizia Scientifica della Questura di Agrigento ha iniziato gli accertamenti sui cadaveri, esattamente come è avvenuto lo scorso sette ottobre quando – fra Lampedusa e Lampione – si capovolse un altro barcone carico di migranti e vennero recuperati i cadaveri di tredici donne.

Il riconoscimento delle salme, tra le quali potrebbero esserci la mamma dei due fratellini e le moglie dei due giovani migranti, non è ancora avvenuto.

Il sindaco Martello, torniamo a contare i morti

“Contiamo i morti. Siamo tornati a contare i morti e lo stiamo facendo, ancora una volta, nel silenzio più assoluto e nell’indifferenza” ha commentato con amarezza il sindaco di Lampedusa e Linosa, Salvatore Martello.

“C’è un grande murales a Lampedusa su cui è scritto: ‘Bisogna proteggere le persone e non i confini’. Bisogna insomma avere paura solo dei muri mentali”.

Lo ha detto ieri Pietro Bartolo durante la presentazione al Torino Film Festival di “Nour” di Maurizio Zaccaro, film tratto dal libro del medico lampedusano, “Lacrime di sale”, e con protagonista Sergio Castellitto che veste i suoi panni.

Bartolo, ora parlamentare europeo del Pd, ha salvato e accolto migliaia di migranti provenienti dal nord Africa.

“Proprio ieri – ha detto – c’è stato un altro naufragio e questo dovrebbe scuotere le coscienze. Tutti gli immigrati che ho salvato mi hanno cambiato la vita. Io che scrivevo solo ricette mediche mi sono messo a un certo punto a scrivere libri, mi sono poi votato alla politica pur di poter fare qualcosa. I migranti mi hanno addirittura curato da un ictus che è come rientrato di fronte alla mia voglia di tornare in ospedale”.

Bartolo ha commosso tutti raccontando di un bambino che non è riuscito a salvare e ha trovato morto in una sacca per cadaveri: “Aveva i pantaloncini rossi, non lo scorderò mai. Era solo un bambino. Non riesco proprio a dimenticarlo, era solo un bambino”.

“Nour”, un pugno nello stomaco a Torino

E la storia di Nour raccontata da Bartolo, Zaccaro e Castellitto è stato un vero pugno nello stomaco, a Torino.

Nour è una ragazzina di dieci anni che viene dalla Siria e che ha affrontato da sola il viaggio verso l’Europa attraverso il Mediterraneo. Insomma una delle tante sopravvissute a un naufragio, ma con un dolore enorme dentro il cuore: sua madre, in Libia, solo alla fine non è stata imbarcata e ora Nour non sa più dove sia.

Una vicenda troppo simile a quella vissuta dai due fratellini tunisini in queste ore.

E, come dice Martello, ciò che colpisce di più è l’indifferenza.

Ma c’è anche peggio dell’indifferenza.

Salvini, “Meno gente parte, meno ne muore”

L’ex ministro dell’Interno Salvini, dopo aver propalato per mesi agli italiani la bufala dei porti chiusi, sbugiardato proprio dal sindaco Martello, continua infatti con cinismo la sua opera di propaganda diffondendo fake news sulla pelle di chi, come sta avvenendo in questi giorni, fugge dai bombardamenti su Tripoli.

Ieri, durante un comizio a Rimini, il capo della Lega Nord ha commentato “Meno gente parte e meno gente muore, chi riapre i porti ha la coscienza sporca del sangue di uomini e donne che vanno a morire”.

Come dire, lasciateli pure morire, ma lontano dai nostri occhi.

Ancora peggio ha fatto Alessandro Pagano, vicecapogruppo della Lega alla Camera, secondo il quale “A causa del buonismo dell’attuale maggioranza tornano in mare i barchini e i migranti a morire”. Pagano, omettendo di ricordare che l’Oim ha denunciato le insopportabili condizioni in una Libia in piena guerra civile, ha parlato di “Altre vite spezzate per l’incapacità di chi non ostacola le nuove partenze e, complice di questi traffici, continua a mettere in ginocchio un’isola ormai al collasso” e ha concluso invocando quei “Decreti sicurezza” di Salvini visti da molti come nuove leggi razziali.

Rackete, dov’è finita la nostra umanità?

A rispondere, indirettamente, ai due leghisti, è stata la capitana della Sea Watch Carola Rackete che, ospite di Fabio Fazio nella trasmissione “Che tempo che fa”, si è chiesta dove sia “finita la nostra umanità” se quando il Mediterraneo viene attraversato dai migranti disperati “non possiamo neanche attenerci alle leggi che sono state raggiunte a livello internazionale”.

“Riportare la gente in Libia” dopo che è stata recuperata in mare, ha sottolineato, “è una violazione della convenzione di Ginevra”.

“Voglio ringraziare per la solidarietà la società civile italiana che lavora tutti i giorni per aiutare le persone”, ha concluso Carola Rackete.

Manco a dirlo un consigliere della Rai in quota Fratelli d’Italia ha contestato la presenza della Rackete in trasmissione.

Lamorgese, concede porti sicuri ad altre due navi delle Ong

Intanto la ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, dopo l’approssimazione e la propaganda della gestione Salvini, dimostra di avere le idee chiare su come agire.

Ieri – dopo che Italia, Germania, Francia e Malta hanno richiesto alla Commissione Ue l’attivazione della procedura di ricollocamento – è approdata al molo Norimberga del porto di Messina la nave Ocean Viking di Sos Mediterranee e Medici senza Frontiere con 213 migranti a bordo.

La situazione si è sbloccata anche per le altre navi di altre due Ong, Open Arms e Aita Mari, che si trovano al largo della Sicilia con centinaia di migranti salvati nei giorni scorsi.

Il Viminale ha assegnato Taranto alla Open Arms, con 62 persone a bordo – ma la nave non ha potuto muoversi finora per le pessime condizioni del tempo – e Pozzallo alla Aita Mari, la nave della Ong spagnola ‘Salvamento Marítimo Humanitario’ che ha a bordo 78 migranti soccorsi al largo della Libia.

Per entrambe le navi, ha sottolineato il ministero, “è stata avviata la procedura per la ricollocazione a livello europeo dei migranti” e la richiesta “è stata presentata congiuntamente” dai quattro paesi che hanno firmato il pre-accordo de La Valletta: Italia, Germania, Francia e Malta.

Lamorgese, redistribuzione, è stata la Germania a chiederla

Insomma, l’accordo europeo sta funzionando e bene.

“In questi ultimi sbarchi – ha rivelato inoltre oggi la Ministro – si è verificata una cosa mai accaduta prima: prima era l’Italia che faceva la richiesta di redistribuzione in Europa dei migranti che arrivavano, questa volta è stata la Germania a farla, in base al preaccordo di La Valletta”.

“E’ la prima volta che si verifica – ha ribadito Lamorgese rispondendo alle domande dei giornalisti dopo la sottoscrizione nella Prefettura di Bari del “Patto per sicurezza urbana” – io ne sono lieta perché vuol dire che l’attività che stiamo portando avanti da due mesi mezzo-tre sta avendo i suoi effetti”.

Lamorgese, adesso cambiare il memorandum con la Libia

“Certo non è che questo risolva il problema – ha concluso – però secondo me è un segnale molto importante che l’Europa sta dando”.

E il governo sta lavorando a un’altra questione fondamentale.

“Il nostro obiettivo – ha sottolineato infatti Luciana Lamorgese – è cambiare il memorandum del 2017 con la Libia e ho proposto punti ben definiti: accelerare i corridoi umanitari, la graduale chiusura campi di detenzione con la successiva attribuzione della competenza all’Onu”.

Due pescatori-eroi protagonisti del salvataggio

Intanto la Procura di Agrigento, come avviene sempre in questi casi, ha aperto un fascicolo d’inchiesta per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, naufragio e omicidio colposo plurimo.

Il procuratore aggiunto Salvatore Vella sta seguendo l’evolversi della vicenda, gestendo prima la complessa macchina dei soccorsi e poi quella del recupero delle salme.

Le 149 persone tratte in salvo, fra cui un ipovedente, sono vive anche grazie a due pescatori lampedusani, Stefano Martello e Calogero Sanguedolce, che hanno dato l’allarme.

Mentre stavano passeggiando lungo la costa hanno scorto il barcone che stava per capovolgersi a causa delle onde altissime e hanno subito chiamato la Capitaneria.

Sul posto sono arrivate nel giro di pochi minuti le unità della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza che si sono adoperate con ogni mezzo.

Gli equipaggi hanno cominciato a lanciare in acqua salvagenti, galleggianti, parabordi e ogni altro oggetto utile per permettere ai naufraghi di aggrapparsi.

Anche il direttore di macchina di una motovedetta della Guardia Costiera si è tuffato nel mare in tempesta per aiutare le persone che annaspavano.

Soltanto grazie all’allarme dei due pescatori e all’intervento immediata dei soccorritori la tragedia non ha avuto dunque un bilancio ancora più pesante.

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