L’anniversario della tragedia Genova, Ponte crollato senza controlli - QdS

L’anniversario della tragedia Genova, Ponte crollato senza controlli

Carlo Alberto Tregua

L’anniversario della tragedia Genova, Ponte crollato senza controlli

mercoledì 14 Agosto 2019

Oggi ricorre l’anniversario del crollo del Ponte Morandi e della morte dei 43 ignari passanti che, evidentemente, avevano l’appuntamento con la morte. Così non è stato, per sua fortuna, per l’autista di quel camion che si fermò dieci metri prima del baratro.
La laboriosa e fattiva Genova, di fronte al disastro, non è rimasta immobile, come sarebbe accaduto a una città del Sud, ma ha messo in moto tutti i meccanismi per la ricostruzione di quell’indispensabile arteria.
I tronconi sono stati fatti crollare con l’esplosivo, il bel progetto di Renzo Piano (sembra donato) è diventato operativo, per cui tutti i tronconi in acciaio sono stati appaltati e cominciano a essere costruiti presso le fabbriche dei fornitori. Non è da escludere che il prossimo anniversario (14 agosto 2020), il nuovo Ponte sia transitabile.
È un esempio di efficienza che dovrebbe essere ricordato dagli insufficienti amministratori dell’Irpinia (1980) e del Belìce (terremoto del 1968).

Sono aperte le inchieste giudiziarie e, presumibilmente, quelle amministrative. Il ministro del Mit, Danilo Toninelli, ha cominciato a lanciare fulmini e saette contro Autostrade Spa, controllata da Atlantia Spa, a sua volta controllata dalla famiglia Benetton.
Toninelli, giustamente, sottolinea che la concessionaria doveva effettuare le necessarie manutenzioni, ovvero doveva accorgersi dell’incombente pericolo. Per cui, sostiene Toninelli, deve sicuramente il danno materiale e umano, presumibilmente oscillante tra i 500 e i 1.000 milioni di euro.
A questo punto si è levata la voce del vice presidente del Consiglio, Luigi Di Maio, il quale ha portato all’opinione pubblica due tesi opposte relative ad Atlantia: la prima riguarda la revoca delle concessioni dei circa 3.000 chilometri di autostrade; dall’altra, invece, l’idoneità della stessa Atlantia a partecipare alla cordata per il salvataggio di Alitalia, cosiddetta compagnia di bandiera. “Cosiddetta” perché, in effetti, la società tricolore gestisce circa un quinto delle tratte.
È certamente un pateracchio che, dopo le rituali ferie estive, dovrà andare a chiarimento, anche se ancora non si vede in quale direzione.
Mentre le inchieste giudiziarie procedono con la doverosa lentezza (sarebbe strano che camminassero veloci), le inchieste amministrative vengono messe in stanzini bui e isolati, in modo che là possano decantare, senza conseguenze per alcuno.
Ci permettiamo di dissentire dall’egregio ministro del Mit, quando se la prende in via principale con la concessionaria. Infatti, il relativo contratto prevede che tutti gli obblighi e gli adempimenti della stessa dovevano (e debbono) essere controllati minuto per minuto, e chilometro per chilometro, dalle apposite Direzioni generali dello stesso Ministero.
È vero che molti direttori generali e direttori di area, anche in pensione, sono indagati, ma è anche vero che nel forno mediatico sono stati mandati i dirigenti della Concessionaria piuttosto che quelli deputati al controllo.
Vi è una corresponsabilità fra controllati e controllanti, ma riteniamo che la parte maggiore riguardi quest’ultimi.

In Italia non vi è la cultura del controllo, non vi è la cultura del raffronto fra obiettivi e risultati, non vi è meritocrazia, non vi è l’attitudine ad adoperare il sistema premio-sanzionatorio. Vi è, invece, il piattume generale e il livellamento verso il basso, per cui il bravo professionista non viene gratificato, mentre il cattivo professionista non viene sanzionato.
Ecco le ragioni principali dello sfascio della Pubblica amministrazione di tutti i livelli: nessuno risponde per quello che fa, bene o male, o per quello che non fa.
All’interno del Paese, però, vi è una profonda differenza tra il comportamento della burocrazia del Nord e quella del Centro-Sud. La prima, in qualche modo, funziona; la seconda è paragonabile al Terzo mondo.
“Chi è causa dei suoi mali pianga se stesso”. Con chi dovremmo prendercela noi meridionali? Sempre con il Governo centrale? Anche, ma soprattutto con la nostra Classe dirigente politica e burocratica, che assiste impassibile e ignava al disastro che sta travolgendo tutto il Sud.

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