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LeBron James, siamo vicini al capolinea?

Comunicazione aziendale

A quasi 37 anni, LeBron James ha scoperto di non essere indistruttibile. Né infallibile. Né impeccabile. Il “prescelto” sta vivendo il peggior inizio di stagione nella sua carriera NBA, risucchiato in un vortice di prestazioni non stratosferiche e problemi fisici. A rendere ancora più amaro questo momento complicato, anche l’episodio di Detroit che macchia l’immagine candida, dal punto di vista comportamentale, costruita nei 19 anni passati nella Lega.

E anche per il suo crollo, repentino, i Los Angeles Lakers sono lontani dall’essere quella corazzata che avrebbe dovuto fare sfracelli, almeno stando alle quote estive dei migliori siti di slot e scommesse online.

La gomitata a Stewart

Cosa è accaduto a Detroit? Ad inizio del terzo quarto, James e Isaiah Stewart, centro dei Pistons, si “allacciano” a rimbalzo, dopo un tiro libero. LeBron sferra una gomitata al giovane avversario, procurandogli un taglio che costerà ben 8 punti di sutura. Va detto che “King James” non va oltre, anzi: va verso il 20enne per capire le sue condizioni. Stewart, però, alla vista del sangue impazzisce, letteralmente, provando ad aggredire LeBron. Le immagini hanno fatto presto il giro del mondo, non una novità assoluta a Detroit dove nel 2004 avvenne la famosa rissa contro gli Indiana Pacers nota come “Malice at the Palace”.

La gomitata, però, costa l’espulsione a LeBron James, appena la seconda in tutta la carriera. Non solo: arriva poi la notizia della squalifica per una partita (la prima in assoluto in 19 anni) con conseguente perdita della parte proporzionale di stipendio (284mila dollari). Per la cronaca, a Stewart sono state invece comminate due giornate di sospensione.

Gli infortuni

LeBron James ha messo al centro di tutto, in questi anni, la cura del suo corpo. Spende 1.5 milioni di dollari l’anno, privatamente, per mantenere i livelli fisici che gli hanno permesso di maramaldeggiare fino a pochi mesi fa. Lo sbarco ai Lakers, però, ha portato con sé una serie di infortuni cui non era abituato: di fatto, il “re” non ha mai fatto i conti con un infortunio grave in carriera.

Alla prima stagione in gialloviola, subito 27 partite di regular season saltate (mai accaduto prima) e fuori dai playoff dopo ben 13 anni. La stagione seguente è arrivato l’anello, il quarto in carriera (a fronte di sei finali perse ma anche di 4 premi da MVP delle Finals), nella bolla di Miami. Qualche mese fa, invece, l’eliminazione al primo turno dei playoff dopo aver saltato di nuovo 27 match di stagione regolare per un problema alla caviglia destra.

Anche in questa sua quarta stagione a Los Angeles, LeBron deve fare i conti con gli acciacchi: prima la caviglia, poi l’infortunio muscolare al retto addominale. Il risultato è che ad oggi il “prescelto” ha saltato più partite (10) di quelle disputate (8). Ed è ovvio che tutto ciò influisce anche sul suo rendimento.

I numeri

Sì, perché i numeri parlano chiaro: LeBron James viaggia in questa stagione con 22,8 punti di media, non ne raccoglieva così pochi dal suo primo anno in NBA, coi Cleveland Cavaliers. E anche le voci rimbalzi (5, mai fatto peggio) e assist (6,1, peggio solo nel 2006) non va meglio.

Insomma, la sensazione è che siamo all’inizio del crepuscolo, e vedremo quanto durerà questa fase della sua carriera. I Lakers hanno provato a fare all-in, quest’anno, ripescando vecchie glorie in giro per la NBA (Westbrook e Carmelo Anthony) per affiancarle a James e Davis e dare l’assalto al secondo anello in tre anni. Il record, per ora, è mediocre (9-9) così come pessime sono le sensazioni in campo (coach Vogel potrebbe già essere a rischio esonero). E stavolta non c’è neppure il “supereroe” LeBron James a salvare i suoi compagni.