Letizia Battaglia, serie su Rai Uno: Isabella Ragonese scelta dalla fotografa

Letizia Battaglia la serie, Isabella Ragonese racconta come fu scelta dalla fotografa

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Letizia Battaglia la serie, Isabella Ragonese racconta come fu scelta dalla fotografa

Maria Enza Giannetto  |
sabato 21 Maggio 2022

Protagonista Isabella Ragonese che racconta al QdS di essere stata 'scelta' da Letizia Battaglia in persona: "Non solo è bella ma è molto intelligente. Per me è lei”.

“Tanto io non muoio, vengo alla conferenza stampa”. Del film a lei dedicato e alla cui sceneggiatura aveva collaborato, Letizia Battaglia non aveva voluto vedere alcuno spezzone.

Aspettava che fosse pronto e di vederlo alla presentazione ufficiale. Invece la fotografa palermitana ci ha lasciato il 13 aprile 2022 e il film Solo per passione, Letizia Battaglia Fotografa – che va in onda domenica 22 e lunedì 23 maggio su Rai 1 in occasione del trentennale della strage di Capaci – ora sembra quasi un lascito della grande donna e attivista siciliana.

Un lascito come i tanti di questa donna e professionista la cui vita è essa stessa un’opera d’arte cui il regista Roberto Andò ha voluto rendere omaggio proprio con un film in cui la stessa Letizia Battaglia compare nella parte finale, interpretando se stessa, mentre nell’intera pellicola è interpretata dall’attrice Isabella Ragonese (e dalla giovane Eleonora De Luca in età adolescenziale).

Il film su Letizia Battaglia

Un film che, non a caso, va in onda per il trentennale dell’attentato in cui morirono Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli agenti della scorta, perché Letizia Battaglia di quegli anni fu testimone, fotografa e narratrice trasformando il suo lavoro di fotoreporter in una vera e propria missione contro la mafia e le ingiustizie. Ma Letizia Battaglia non era solo la fotografa che cominciò a lavorare, emancipandosi da un destino di figlia, moglie e madre sottomessa, dopo i 35 anni. Letizia Battaglia era una donna sempre in cerca del proprio posto nel mondo la cui storia può ancora essere un esempio per donne e uomini.

“Lavorando al film, abbiamo capito ancora di più quanto la gente le avesse delegato in termini di simbolo della città”, spiega Roberto Andò che, durante la conferenza trattiene a stento la commozione.  “Siamo stati amici per quarant’anni. Letizia è una donna indimenticabile, una donna di grande generosità ma anche brusca e scostante, la cui vita, oltre a essere un romanzo,  è una sorta di ritratto della società italiana dagli anni 50 ad oggi”.

Il romanzo

Un romanzo che Roberto Andò ha deciso di raccontare tre anni fa, quando al Maeci di Palermo fu allestita la mostra Mostra: “Letizia Battaglia: Palermo”. “La sera dell’inaugurazione – racconta Andò – lei mi coinvolse in una sorta di festa e cominciammo a parlare dell’accoglienza verso le sue foto. Le feci notate quanto ormai la gente la amasse e con la sua solita ironia mi rispose “Sì, sono diventata una santa”. Decisi che dovevo fare un film su di lei. D’altra parte, in passato, avevo spesso pensato di raccontare la vicenda del giornale L’ora e lei, sapendolo, una volta mi chiamò dicendomi “Ma come, fai un film su L’Ora e non si di me?” Insomma, era nell’aria e doveroso”.

Ne è nato un film avvincente, come lo è stata la sua vita. “Letizia ha avuto una vita da romanzo – dice Andò – forse perché era in anticipo sui tempi. Entrava in contatto con persone che poi si rivelavano inadeguate a raccogliere il suo desiderio di libertà. Poi, la scoperta dell’obiettivo come il modo migliore di stare al mondo anche se la sua irrequietezza rimase per sempre, e nulla riusciva a pacificarla”.

Non si pacificava con nulla, Letizia Battaglia, ma era una donna ottimista e sempre capace di credere nel miglioramento. “Tanto da sembrare candida e naif – aggiunge Andò – Sempre convinta di poter combattere il drago, come quando non si arrendeva di fronte alla mafia e alle minacce”.

Le parole di Isabella Ragonese

Un modo di vivere e pensare che ha letteralmente rapito Isabella Ragonese, fin dal loro primo incontro. Un incontro da cui la Battaglia rimase soddisfatta tanto da dire ad Andò: “Non solo è bella ma è molto intelligente. Per me è lei”.

Isabella Ragonese interpreta Letizia Battaglia

“La sua benedizione è stata fondamentale – racconta l’attrice palermitana – . Quel giorno a casa sua ero tesissima. Se non ci fossimo piaciute sarebbe stato davvero complicato. Cominciammo a parlare della scuola di teatro che entrambe avevamo frequentato. Lei era attenta e in ascolto: mi scrutava, studiava, con quei suoi occhi da osservatrice qual era. Letizia era bella proprio perché non mentiva e non aveva filtri ed era una donna che non metteva mai a proprio agio, anzi. Per fortuna andò bene. La nostra conoscenza è cresciuta e spesso mi si chiede cosa mi diceva e di cosa parlavamo: non posso dirlo. Le nostre conversazioni dovrebbero essere bippate e, comunque, in italiano non renderebbero”.

Ne è nata un’amicizia che Isabella Ragonese giudica un vero privilegio, quello di aver condiviso una parte di memoria di una donna che è simbolo di Palermo.

«Per noi palermitani – spiega – Letizia è un’icona. Una sorta di monumento cittadino. Quando giravo per la città, con quel suo caschetto iconico, le persone mi chiamavano con il suo nome, perché nell’immaginario collettivo quelli erano solo i suoi capelli. Il suo impegno per la Sicilia era fatto non solo di parole anche di azioni. Interpretarla non è stato facile, perché sapevo di interpretare una persona che si sarebbe rivista e riconosciuta o meno in quello che facevo. E difficile è stato soprattutto interpretare gli anni prima dei suoi quaranta, quelli in cui la si conosceva meno e di cui avevo meno materiale su cui lavorare e studiare”.

Per il resto, il materiale, invece non mancava. D’altra parte il lavoro di Letizia Battaglia è storia. Le sue foto in bianco e nero – inquadrati dal suo obiettivo, sfilano mafiosi, povera gente, bambine, grandi personaggi della nostra storia civile e culturale, come Giovanni Falcone, Leonardo Sciascia, Pier Paolo Pasolini, i suoi compagni di vita e di lavoro, Santi Caleca e Franco Zecchin, le sue figlie, Cinzia, Shobha, Patrizia –  hanno raccontato il lungo calvario di Palermo assediata dalla mafia, la terribile mattanza durante la quale Cosa Nostra ha ucciso poliziotti, magistrati, cittadini inermi, nel corso del trentennio più efferato della nostra storia repubblicana. 

l film di Roberto Andò, però, racconta la sua biografia eccezionalmente drammatica, da bambina, da giovane, e poi da adulta, e la sua esistenza audace e anticonformista che si identifica con le grandi lotte delle donne nel secolo scorso per conquistare dignità e libertà. Una vita affascinante, avventurosa, sbalorditiva. Una vita di battaglie combattuta in trincea, in una realtà professionale da sempre maschile come quella dei fotoreporter di cronaca in quegli anni. Unica donna tra colleghi uomini, Letizia riesce a imporre uno sguardo di pietà e di bellezza, facendo della fotografia un’arma per cambiare il mondo. 

La trama delle miniserie

Nel 1951, Letizia (Eleonora De Luca) ragazzina palermitana ribelle, a soli 16 anni, pur di uscire dalla casa del padre (David Coco) si sposa con Franco (Paolo Briguglia). Il matrimonio si dimostra una prigione. Moglie e madre di tre figlie, Letizia (Isabella Ragonese) affronta il suo malessere con la psicanalisi e quando incontra il fotografo Santi (Enrico Inserra), decide di lasciare il marito.

Nel 1969, Vittorio Nisticò (Fausto Russi Alesi), direttore de L’Ora la fa lavorare come cronista e lei comincia ad avvicinarsi alla fotografia anche grazie alla prima macchina fotografica regalatale dall’amica Marilù (Roberta Caronia). Nella città sempre più teatro di delitti di mafia, diventa amica del capo della Mobile, Boris Giuliano (Sergio Vespertino) la cui uccisione è un colpo durissimo.

Dopo una mostra fotografica di denuncia, riceve minacce di morte e il giudice Falcone (Peppino Mazzotta) le consiglia di lasciare la città, ma lei continua il suo lavoro insieme con Franco Zecchin (Federico Brugnone). Dopo anni a documentare i delitti di mafia, predilige una ricerca più intima e comincia a fotografare soprattutto donne e bambine…

Maria Enza Giannetto

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