TRIPOLI – L’unica cosa che la pandemia da Coronavirus sembra non riuscire a fermare è la guerra in Libia tra il Governo di accordo nazionale guidato dal premier Sarraj e le milizie del generale Haftar.
Infatti, dopo aver riconquistato le città di Sabratha, Surman e al-Ajaylat, a Ovest di Tripoli, sabato il governo di accordo nazionale ha lanciato l’offensiva per riprendere il controllo di Tarhuna, principale base dell’uomo forte della Cirenaica nell’Ovest della Libia, situata circa 65 chilometri a Sud-Est della capitale. “Questa operazione vuole rispondere agli attacchi di Haftar ai quartieri residenziali di Tripoli”, ha sottolineato il portavoce delle forze armate del governo di Tripoli, Mohammed Gununu, facendo riferimento ai continui bombardamenti lanciati la scorsa settimana dalle forze di Haftar sulla capitale che hanno causato almeno 23 vittime, tra morti e feriti. Secondo una fonte militare, sarebbero stati più di venti gli attacchi aerei messi a segno dalle forze di Tripoli a Tarhuna, che avrebbero causato diversi morti e feriti. Obiettivo dei raid sarebbe quello di rompere le linee di difesa e consentire l’ingresso in città agli uomini di Sarraj. Il governo di Tripoli ha anche lanciato volantini sulla città per invitare alla resa i combattenti di Haftar.
Proprio il controllo dei cieli spiega i rovesci subiti di recente da Haftar nella sua offensiva per prendere il controllo di Tripoli, lanciata nell’aprile del 2019. Se i droni Wing Loong di fabbricazione cinese operati dagli Emirati arabi uniti non agiscono più indisturbati su Tripoli e Misurata, come successo nei mesi scorsi, lo si deve alla crescente presenza dei velivoli senza pilota turchi Bayraktar a sostegno del governo di Sarraj. Nelle scorse settimane, infatti, droni turchi hanno attaccato i convogli di rifornimento alle forze di Haftar presenti nell’Ovest del Paese. Secondo Wolfram Lacher, un’analista del centro di ricerca tedesco Swp “l’equilibrio di potere è cambiato negli ultimi due mesi a causa del sostegno turco e di quello che la Turchia ha portato, come forniture e combattenti. Questo – ha continuato – pone la domanda su cosa faranno i sostenitori di Haftar. E c’è il rischio di un’ulteriore escalation se dovessero decidere di rafforzare il proprio supporto, cosa che mi aspetto facciano”.
Secondo alcune fonti diplomatiche arabe, i principali sostenitori di Haftar (Emirati ed Egitto) probabilmente rafforzeranno il loro sostegno, allontanando così sempre di più la prospettiva di un cessate il fuoco umanitario.