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Libia, nel porto di Mazara del Vallo il peschereccio Aliseo

redazione web

Libia, nel porto di Mazara del Vallo il peschereccio Aliseo

sabato 08 Maggio 2021

Riabbraccia i propri cari il comandante ferito, al largo della Libia, dai proiettili sparati da una motovedetta. Il Sindaco, la Guardia costiera libica non risponde al proprio governo

Alle sette e trenta di stamattina è entrato nel porto di Mazara del Vallo, scortato da una motovedetta della Guardia Costiera, il peschereccio Aliseo, con sette uomini d’equipaggio compreso il comandante Giuseppe Giacalone.

Quest’ultimo era rimasto lievemente ferito due giorni fa dai colpi d’arma da fuoco sparati da una motovedetta militare libica.

L’assalto era avvenuto fa a nord della costa di Tripoli, in acque internazionali anche se all’interno della Zona di protezione pesca libica.

L’intervento tempestivo della Marina Militare italiana, giunta in soccorso del peschereccio con la fregata Libeccio e un elicottero, aveva convinto i militari libici a rilasciare l’imbarcazione.

L’accoglienza sulla banchina

Ad accogliere in banchina l’equipaggio del peschereccio, i familiari dei marittimi, che hanno potuto riabbracciare i propri cari.

Tra di loro, la moglie del comandante Giuseppe Giacalone, Nuccia, e il figlio Alessandro, che è anche l’armatore dell’imbarcazione.

Il capitano dell’Aliseo è sceso sulla banchina con una benda in testa e una maglietta sporca di sangue a causa delle ferite provocate dalle schegge del finestrino della cabina, mandato in frantumi dai colpi di mitraglia sparati dai militari libici.

Autorità e Carabinieri

Tra le autorità c’erano il sindaco Salvatore Quinci e il vescovo Domenico Mogavero – che addirittura è salito a bordo della motovedetta della Guardia Costiera per salutare i marittimi prima ancora del loro arrivo in porto – e
l’assessore regionale alla Pesca Toni Scilla.

In porto anche i Carabinieri della Scientifica di Trapani che saliranno a bordo per una serie di rilievi dopo che la Procura di Roma, competente per i reati commessi all’estero, ha aperto un fascicolo sull’assalto da parte della motovedetta libica delegando le indagini al Ros.

Comandante interrogato in Capitaneria

Il comandante Giacalone è poi stato trasferito negli Uffici della Capitaneria di porto per un interrogatorio di routine sull’accaduto.

“Prima ci hanno abbordato – ha raccontato – , tre militari armati sono saliti a bordo e poi si sono portati il nostro comandante a bordo della loro motovedetta”.

“Quando il comandante è tornato a bordo – ha ripreso Giacalone, raccontando quanto avvenuto -, ci ha detto che gli hanno chiesto scusa. Ma scusa per cosa? Potevano ucciderci. È stato un miracolo, bastava qualche centimetro e ci uccidevano. I fori sono visibili sul vetro, su uno schermo e nelle pareti di ferro. Tornare in quelle acque per lavorare è impossibile, non ci sentiamo per nulla sicuri”.

La Guardia libica non risponde al proprio governo

“Questa vicenda dimostra che c’è un pezzo della Guardia costiera libica che non risponde al proprio governo. Chiediamo all’esecutivo italiano un gran lavoro di diplomazia affinché anche la nostra marineria nel Mediterraneo abbia la giusta sicurezza”.

Lo ha detto il sindaco di Mazara del Vallo Salvatore Quinci nell’accogliere l’equipaggio dell’Aliseo.

Quinci ha annunciato che si recherà martedì prossimo a Roma per incontrare il ministro della Difesa Lorenzo Guerini e quello dell’Interno Luciana Lamorgese per un esame della situazione della marineria mazarese.

Quest’ultima sollecita una maggiore protezione nell’attività di pesca al largo delle coste nordafricane da parte delle nostre autorità.

Il Vescovo, avviare un dialogo

Non penso che si debba parlare di guerra: ci sono questioni che bisogna allargare ad altri campi, come quello economico, di dialogo politico tra i due Governi, italiano e libico, che bisogna attivare”.

Lo ha dichiarato il Vescovo di Mazara del Vallo, monsignor Domenico Mogavero,

Vivi per miracolo

“Siamo vivi per miracolo, ci hanno sparato a pallettoni, qui la cabina è piena di buchi”, ha detto ieri per telefono Giacalone, mentre era ancora in navigazione nel Mediterraneo.

Il Comandante dell’Aliseo, ferito lievemente a un braccio e alla testa, non riesce a trattenere la rabbia mentre ripensa a quegli attimi di paura.

“Sono un miracolato – ha detto – solo Dio ci ha aiutati. Eravamo in navigazione verso Nord-est quando, intorno alle 14, ci ha raggiunto una motovedetta libica che ha iniziato a sparare”.

Il pattugliatore donato dall’Italia

Ironia della sorte si tratta del pattugliatore veloce Obari che è stato ceduto alle autorità di Tripoli proprio dall’Italia, per rafforzare il contrasto all’immigrazione clandestina da parte della Libia.

E’ sempre il comandante a ricostruire le fasi concitate dell’abbordaggio, con i militari libici che sparano ad altezza d’uomo nonostante le dichiarazioni contrarie del loro portavoce, che ieri ha parlato di colpi esplosi in aria a scopo intimidatorio.

“E’ stato un inferno. Io sono rimasto ferito al braccio e anche alla testa perché il finestrino della cabina è andato in frantumi e le schegge di vetro mi hanno colpito”.

Giuseppe Giacalone racconta che i militari a bordo della motovedetta, non appena si sono resi conto di quanto era accaduto, hanno cercato in tutti i modi di giustificarsi: “perdono, perdono, ora ti soccorriamo” .

Di Maio, atteggiamento inaccettabile

“Che la guardia costiera libica spari segnali di avvertimento ad altezza uomo è inaccettabile. Ma quelle acque sono pericolose, noi sconsigliamo di andarci, non da qualche mese ma da dieci anni. Dall’altra parte del mare c’è un Paese dove ci sono ancora tensioni” ha detto il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio.

La guerra del pesce

Il tratto di mare dove è avvenuto l’assalto, particolarmente ricco di gambero rosso, è infatti teatro della cosiddetta “guerra del pesce”. I pescherecci della marineria mazarese continuano a “batterlo” nonostante le autorità libiche considerino quelle acque internazionali una loro “Zona di protezione pesca”.

Il prossimo attacco solo questione di tempo

“È indispensabile che la Libia rispetti i limiti internazionali sul confine delle acque territoriali, altrimenti il prossimo attacco a un nostro peschereccio sarà solo questione di tempo” ha detto Totò Martello, sindaco di Lampedusa.

“Questa situazione – ha aggiunto – ha radici antiche, da quando l’allora leader libico Gheddafi stabilì arbitrariamente un confine delle loro acque territoriali. In pratica ci sono ampi tratti di mare nei quali i nostri pescherecci arrivano perché sulla carta sono acque internazionali ma per i libici quelle stesse acque sono nazionali”.

“Il Governo italiano – ha concluso – ha il dovere di affrontare questa vicenda per mettere le nostre marinerie ed i nostri pescatori nella condizione di poter lavorare in sicurezza”.

Pignatone (M5s), pescatori lavorino in sicurezza

“Massima solidarietà al capitano del motopesca ‘Aliseo’ di Mazara del Vallo, una marineria che troppo spesso purtroppo si trova invischiata in questioni di geopolitica che poco riguardano il lavoro dei pescatori”.

È il commento del deputato Dedalo Pignatone, esponente M5S in commissione Agricoltura e Pesca della Camera, alla vicenda che ha coinvolto l’imbarcazione italiana colpita dagli spari di avvertimento partiti dalla motovedetta della guardia costiera libica.

Il Parlamento e la Zee

“Quelle acque, è bene ribadirlo come ha ricordato il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, sono proibite nonché estremamente pericolose. La reazione è, però, spropositata – prosegue – ed è necessario lavorare a risolvere una situazione che si protrae da troppi anni. Il Parlamento farà la sua parte con proposte costruttive, come può essere l’istituzione di una Zee (Zona Economica Esclusiva), provvedimento a prima firma 5 Stelle, o il sostegno ad un dialogo diplomatico come preannunciato dallo stesso ministro Di Maio”.

“Ovviamente – conclude – con le dovute cautele che ci impone l’attuale scenario libico, dove è tuttora in corso un processo di pace. Gli spari sono inaccettabili e dobbiamo garantire ai nostri pescatori di lavorare in sicurezza” conclude.

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