La quinta edizione del Catania Book Festival è giunta al termine. Una rassegna, quella curata dal direttore Simone Dei Pieri, che ancora una volta ha riscosso un enorme successo, con centinaia di persone riversatesi alla Nü Doganae nella tre giorni andata in scena dal 27 al 29 settembre. Dai libri alla scienza, passando per arte, innovazione e sensibilizzazione: il Catania Book Festival si è rivelato un “micromondo” in grado di trattare con arguzia e delicatezza tutte quelle tematiche che connotano il mondo di oggi. Tanti, tantissimi gli ospiti giunti a Catania per la kermesse, tra cui il comico ligure Dario Vergassola, il fenomeno social “Eterobasiche” o l’attrice siracusana Lucia Sardo. Presente alla Vecchia Dogana anche il professor Davide Bennato, ordinario di “Sociologia dei processi culturali e comunicativi” all’Università degli Studi di Catania, il quale ha parlato del suo libro “La società del XXI secolo. Persone, dati, tecnologie” in cui analizza in modo critico ma anche ironico l’impatto del digitale sulla collettività umana e i suoi rapporti in epoca contemporanea.
A margine dell’incontro, abbiamo chiesto al professor Davide Bennato in quale società viviamo: qual è il rapporto tra l’uomo e il digitale nel XXI secolo? “Viviamo in una società interessante – dichiara ai microfoni del Quotidiano di Sicilia – perchè ormai le tecnologie digitali sono incorporate nei processi sociali. Quest’incorporazione ha fatto sì che alcune componenti si siano radicalizzate, come la capacità di relazionarsi con altre persone in maniera asincrona, modificando tempo e spazio. Dall’altra parte, sono entrati nuovi soggetti tecnologici che hanno cambiato il modo di rapportarci: ad esempio, gli “hashtag community“, ossia la possibilità di creare community virtuali utilizzando gli hashtag. È arrivata l’intelligenza artificiale, la quale permette di utilizzare una mole infinita di dati e produrre senso, contenuti testuali o video. Secondo me, nel XXI secolo, la società si è incorporata con le tecnologie digitali: quello che sta cambiando, a mio parere, è in che modo la dimensione umana e sociale sta modificandosi utilizzando queste tecnologie. Credo che i vantaggi di tutto ciò siano superiori ai rischi: bisogna, però, che ci sia un’opinione pubblica informata per far si che le nuove tecniche digitali si traducano in grandi opportunità e non solo in rischi”. Perchè si tende a “demonizzare” i social, attribuendo in gran parte ad essi la responsabilità del “decadimento” della società odierna? Il prof, associato di “Sociologia dei Media Digitali” all’Università di Catania, ha un’idea ben chiara: “Diciamo che il problema dei social è che hanno un cattivo “ufficio stampa”, nel senso che si raccontano soltanto quando creano problemi e paiono meno interessanti quando in realtà sono opportunità di costruzione di relazioni, di cultura e di senso. Secondo me bisogna avere un atteggiamento critico, i social ci permettono di fare delle cose: se quest’ultime siano positive o negative dipende non solo dalla persona che li utilizza, ma anche dal contesto sociale in cui si trova immersa. Su quest’aspetto, in particolare, ritengo che si debba sempre mantenere un’attenzione molto alta.”
A fare un riepilogo della tre giorni del Catania Book Festival 2024 ci ha pensato il suo direttore, Simone Dei Pieri, orgoglioso e soddisfatto per il lavoro svolto e i feedback positivi incassati durante la manifestazione: “Fare un riassunto di quello che abbiamo vissuto è difficilissimo – le sue parole al QdS – È un evento che ha accolto migliaia di partecipanti: siamo cresciuti rispetto allo scorso anno e siamo felicissimi di questo. Abbiamo avuto le ultime due giornate pienissime, mentre la prima è stata una giornata d’apertura che ha coinvolto tantissime famiglie, bambini. È stato un Festival corale: se prima la rassegna era rivolta soltanto ai giovani, adesso vediamo anche persone più grandi, genitori, e tutto ciò è meraviglioso. Siamo già a lavoro per l’edizione 2025, che si terrà ad aprile: annunceremo le date già nelle prossime settimane. Sarà una cavalcata brevissima e velocissima perchè mancano solo 6 mesi. Il Catania Book Festival punto di riferimento a livello artistico? La rassegna nasce con l’intenzione di portare qui un qualcosa che prima non esisteva, cioè un evento che parlasse di libri e cultura senza farlo in maniera saccente e distaccata dalla realtà. Le prime edizioni le abbiamo organizzate in piena pandemia, con molteplici ostacoli logistici: questo c’ha temprato e fatto crescere, rendendo poi più semplice quello che siamo riusciti ad organizzare successivamente. Adesso abbiamo una squadra meravigliosa, tra volontari e staff: è bellissimo vedere temi che s’incastrano perfettamente anche se molto distanti tra loro”.
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