Illusi e delusi dal senso di colpa
Costretti da una morale distorta
Ma fuori c’è un mondo di anime salve davvero
È emozionante la “colonna sonora” di “Da sempre e per sempre: due amiche, un viaggio e un segreto”, romanzo d’esordio di Sarah Donzuso che ho letto con (colpevole) ritardo soltanto dopo la conclusione del terribile anno appena trascorso.
Una di quelle storie che ti toccano nel profondo per la consapevolezza che il virus della violenza, in questa società, è contagioso al punto da poter originare una pandemia forse addirittura più pericolosa di quella che stiamo vivendo con il covid-19. E per uscirne, da entrambe, la ricetta è un vaccino con tre ingredienti: verità, amicizia e solidarietà.
L’autrice, cronista di vaglia, narra con lo stile giornalistico che le è consono – cui si unisce un insolito trasporto -, la vicenda di Adele: sorretta da due inseparabili amiche, Giorgia e Valeria, al termine di un travagliato percorso e dopo avere a lungo nascosto quanto le accadeva, giungerà alla conclusione di denunciare l’ex compagno che la picchiava.
“Perché non ti sei fidata di me? Perché non mi hai raccontato il dolore che stavi vivendo?”, è la domanda che le pone Giorgia, avvocato, quando riceve le prime confidenze durante un rigenerante viaggio con l’amica a Stromboli, luogo magico che è insieme Inferno e Paradiso. Come la vita, che è piena di canzoni.
Neve, insegnami tu come cadere
Nelle notti che bruciano
A nascondere ogni mio passo sbagliato
Passi sbagliati che si ripetono, quando “la vergogna ti assale perché pensi di avere la maggior parte della colpa per quello che accade”. Che si ripetono perché la vita, oggi come ieri, è anche una terribile lotta.
“Combatto – confessa Adele a Giorgia – a volte a mani nude, contro un esercito armato fino ai denti: combatto … nel mio lavoro perché basta una défaillance e tutti sono pronti a buttarti via, combatto con chi amo per nascondere le mie fragilità”.
Fragilità e illusioni: “Restai, perché come ogni donna credevo che si potesse cambiare l’uomo che si ha al proprio fianco”.
Ma il virus della violenza familiare tocca tutti. E l’Autrice, attraverso il personaggio di Giorgia, punta l’indice contro “i rapporti conflittuali tra genitori e figlio, tra madre e figlio. Quante mamme giustificano le violenze dei figli? Quante mamme hanno nascosto i reati lasciando scappare i figli?”. E Adele, “L’omertà della madre, di certe madri, è inaccettabile”.
Così la protagonista si rifugia nella corsa che, come diceva Confucio, consente a tutti i pensieri di volar via e rende forti.
Fin quando, a Stromboli, condivide con Giorgia “le lacrime, le risate, le chiacchierate, le cene, i giri in barca e i silenzi”. E, seguendo il consiglio d’un pescatore, una notte si specchia nel miracolo di una volta celeste trapunta di stelle. E confessa all’amica che “denunciare non è così semplice, perché non vuoi rivivere il dolore raccontandolo”.
Un dolore nato dal perpetuarsi degli errori (“mentre il mio corpo si intrecciava con il suo, la mia testa si stesse chiedendo cosa stessi facendo”) e dal mutismo.
“Tu ci sei ricaduta tante volte – è l’accusa delle amiche – anche perché non hai mai trovato il coraggio di confidarti con noi”.
Il finale non può essere anticipato.
Ma come non chiudere, ancora, con quelle canzoni che pervadono il libro.
Così la donna cannone
Quell’enorme mistero volò
Tutta sola verso un cielo nero nero s’incamminò.