Prefettura, funzione sociale per le criticità del territorio - QdS

Prefettura, funzione sociale per le criticità del territorio

Maria Francesca Fisichella

Prefettura, funzione sociale per le criticità del territorio

martedì 12 Ottobre 2021

Maria Carmela Librizzi, ospite del QdS per il 2.931° forum con i Numeri Uno. Dal contrasto alla pandemia all’impegno per i quartieri a rischio

Intervistata dal direttore, Carlo Alberto Tregua, il prefetto di Catania, Maria Carmela Librizzi, risponde alle domande del QdS.

Qual è il ruolo della Prefettura in una realtà in continua evoluzione? E quali sono le dinamiche che la vostra istituzione ha dovuto fronteggiare con l’emergenza sanitaria dettata dalla pandemia?
“La Prefettura è da sempre luogo di ascolto e di mediazione delle problematiche sociali del territorio. In questo particolare contesto storico ha assunto un ruolo specifico, vigilando su comportamenti non consoni al contrasto della pandemia, predisponendo l’adeguato svolgimento delle manifestazioni in sicurezza, estendendo il controllo in luoghi dove si potevano verificare assembramenti. Tutte azioni che si affiancano a quelle tradizionali per questa istituzione. Certamente, avendo questo ruolo di terzietà, si fa interprete delle diverse esigenze, trovando punti di incontro per superare le criticità connesse alle attività lavorative, occupazionali, ma anche alle questioni sociali. Peraltro, Catania ha una forte incidenza di criminalità minorile e anche un’alta percentuale di dispersione scolastica. Sono due aspetti su cui la criminalità organizzata fa leva e nei confronti dei quali c’è una grande attenzione della magistratura e delle Forze dell’Ordine, che hanno raggiunto risultati significativi nel contrasto al fenomeno, cercando sempre di ostacolare l’eventuale riorganizzazione dell’asseto criminale”.

Quali sono le principali criticità che ha trovato in città al suo insediamento?
“Il particolare periodo ci ha imposto un’attenzione mirata, affinché il cittadino rispettasse le ordinanze relative al contrasto alla diffusione della pandemia. E non sempre la cittadinanza ha vissuto le restrizioni con il dovuto rigore. Penso ai fatti della movida catanese. Si comprende il bisogno di socialità dei più giovani, costretti per lungo tempo a vivere l’isolamento, ma questa esigenza in certi casi è degenerata, andando contro non soltanto alle regole di contrasto alla diffusione del Covid, ma anche a quelle della pacifica convivenza. Sono state dedicate al caso diverse riunioni del comitato dell’ordine pubblico, e non sempre i risultati sono stati in linea con le attese: se ci si concentra su determinate piazze la movida si sposta altrove. Si delinea, così, una vera e propria ‘rincorsa’ da parte delle forze preposte all’ordine pubblico. Ciò nonostante sono fenomeni che vanno contrastati. I Comitati si svolgono settimanalmente, coinvolgiamo commercianti, esercenti e altre categorie perché tutti dobbiamo avere un comune obiettivo, pur rispettando e ascoltando le esigenze di ciascuno. Torna, dunque, la funzione sociale della Prefettura sul territorio”.

Concluso questo periodo di emergenza legato alla pandemia, quali saranno le iniziative sulle quali punterà la Prefettura?
“Certamente, tra le innumerevoli iniziative, ci sarà l’Accordo di programma stipulato con il Presidente del Tribunale dei Minori, con la Procura dei Minori, con l’Autorità giudiziaria, con l’Ufficio scolastico provinciale e il Comune: ossia la realizzazione di un Osservatorio sui minori. Si tratta di un’attività importantissima perché parte da una ricognizione dei quartieri a rischio, o che comunque meritano un’attenzione particolare. All’interno di essi valutiamo le azioni da mettere a frutto ascoltando le associazioni del terzo settore, che operano in zona e ci possono segnalare casi specifici, in modo da organizzare attività che sottraggano i minori alla strada. E poi, ancora, abbiamo un tavolo specifico che ha come obiettivo la lotta alla dispersione scolastica. Tra le iniziative, vorrei annoverare ancora la costituzione, attraverso un protocollo con l’Asp, di un’equipe multidisciplinare che prenda in carico ragazzi che sono stati coinvolti in attività criminali, dal punto di vista dell’assistenza psicologica e sociale”.

C’è una “missione itinerante” da parte della Prefettura per un più efficace impatto sul versante sociale. Quali altre iniziative avete in cantiere?
“Voglio citare il progetto, da realizzare d’intesa con l’Inps, affinché decada il diritto al Reddito di cittadinanza per quei genitori che non mandano i figli a scuola. Si tratta di una clausola da introdurre nel Patto d’inclusione sociale che stipulano i Comuni, poiché esiste un’ipotesi di decadenza. Su questo versante stiamo lavorando insieme al presidente del Tribunale dei minori. Ritengo, poi, che per un’istituzione come la Prefettura sia di fondamentale importanza uscire fuori dalle mura del Palazzo e scendere in campo, andando incontro alle esigenze delle realtà locali; facendo anche in modo che la comunità, penso al mondo dell’associazionismo, venga coinvolta per una partecipazione più attiva. Per portare avanti gli obiettivi previsti dall’Osservatorio sui minori, infatti, le riunioni vengono organizzate sul campo, ossia nei quartieri. Siamo già stati al quartiere Librino. Il percorso continuerà, spostandoci in altri quartieri”.

Contrasto alla criminalità: cosa vuol dirci in merito?
“Una volta conclusa l’emergenza sanitaria, e con ciò la nostra funzione precipua per il rispetto delle norme di sicurezza, continueremo a fare il nostro lavoro: la Prefettura, come ho già detto, è un luogo di ascolto. Ci aspettano delle sfide importanti: gli investimenti che si attendono dal Piano nazionale di ripresa e resilienza saranno nel mirino delle infiltrazioni della criminalità. Bisognerà essere vigili. Anche se vorrei sottolineare che il contrasto alla criminalità organizzata non deve essere solo appannaggio di Forze dell’ordine e magistratura, ma il singolo può fare la sua parte. Ciascun cittadino si deve far portavoce e interprete della legalità e deve reagire di fronte agli ostacoli che si frappongono alla sua piena realizzazione”.

Altra matassa da sbrogliare resta quella dei rifiuti… Molte sono state a tal proposito le riunioni in Prefettura. Qual è la situazione?
“La questione rifiuti è di competenza della Regione, ma la nostra istituzione favorisce sempre le interlocuzioni fra le parti. È una situazione seria, dal cui se ne esce in primo luogo sensibilizzando la cittadinanza al rispetto della propria città. È chiaro che un residente in altro comune etneo, se pensa di scaricare la propria spazzatura a Catania, fa un danno che paga la comunità intera. Il senso civico di ciascuno può fare la differenza, per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti la Regione si sta impegnando per trovare delle soluzioni. Ritengo, però, che la formazione del cittadino di domani inizi sui banchi di scuola, ecco perché mi sto recando nelle scuole per sensibilizzare le giovani generazioni al rispetto del prossimo e delle regole del vivere civile. Un esempio significativo per i più giovani è la partecipazione alle cerimonie di consegna alla comunità dei beni confiscati alla criminalità, in modo che si capisca che quello criminale non è un modello vincente”.

Nell’ambito delle competenze specifiche della Prefettura, sembra avere sempre più spazio la mediazione. Cosa vuol sottolineare a tal proposito?
“La mediazione dei conflitti è sempre stato un compito della Prefettura, ed è molto importante. Vorrei a tal proposito richiamare l’attenzione sul problema del disagio abitativo: avremo a breve una riunione con le associazioni degli inquilini e dei proprietari che avrà come obiettivo la discussione sul problema degli sfratti. Altro tema sotto la lente è la prevenzione e il contrasto alla violenza contro le donne, fenomeno che sta assumendo ormai connotazioni estremamente preoccupanti, anche sul territorio della nostra provincia. È chiaro che solo realizzando una rete, coinvolgendo pubblico, privato e associazionismo si potrà raggiungere e intercettare quelle donne vittime di violenza. Punto essenziale è assisterle anche dopo la denuncia. Abbiamo già avviato una prima conferenza con gli stati generali, ossia con tutte quei fronti che possono intervenire su questo versante”.

Cosa può dirci del personale? Si è adeguato a questa funzione sempre più ampia e articolata nell’ambito del sociale?
“Il personale si è naturalmente adeguato, in primo luogo perché fa parte delle competenze di questa istituzione e poi perché bisogna adeguarsi ad una realtà in evoluzione, con il suo bagaglio di esigenze. Compiti della Prefettura sono ‘ordine e sicurezza’, e sicurezza è un concetto ampio. Oggi si parla di sicurezza urbana, di sicurezza partecipata, di sicurezza condivisa e altro ancora”.


Curriculum Maria Carmela Librizzi

Nata a Calascibetta (En) il 12 aprile 1958, è laureata in Giurisprudenza e abilitata all’esercizio della professione di avvocato. Entrata in Amministrazione nel 1988 nella Prefettura di Ragusa, ha svolto innumerevoli incarichi. Nominata prefetto nel 2012, è stata componente della Commissione straordinaria del Comune di Augusta a seguito dello scioglimento del Consiglio comunale per tentativi di infiltrazioni mafiose. Da gennaio 2016 a febbraio 2018 ha svolto l’incarico di Prefetto di Ragusa. Da febbraio 2018 a marzo 2021 ha svolto l’incarico di prefetto di Messina. Dal 15 marzo 2021 è prefetto di Catania.

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