Editoriale

I 5 S fanno perdere il Centrosinistra

Dunque, il Centrodestra ha resistito e ha mantenuto il controllo politico della Regione Liguria. La tempesta che ha colpito Giovanni Toti è stata neutralizzata, con la conseguenza che l’Istituzione non dovrebbe avere un cambiamento nella sua linea politica generale.
Probabilmente il merito di questo successo risicato (meno di diecimila voti di differenza fra Bucci e Orlando) è dell’intuito di Giorgia Meloni, la quale ha immediatamente individuato in una persona di grande capacità, come Marco Bucci, il candidato giusto.

Dobbiamo inoltre sottolineare che il suo avversario, Andrea Orlando – più volte ministro e personalità di spicco nel Partito democratico – poteva tranquillamente vincere la competizione a due condizioni: la prima è che il Movimento 5 stelle avesse mantenuto il livello del consenso della precedente elezione; la seconda, che Italia viva di Matteo Renzi fosse stata invitata a parteciparvi.

Il senatore di Rignano è un furbacchione di tre cotte; inoltre egli non ha altra bussola che quella della direzione del vento. In questo senso è un andreottiano di ferro. Dobbiamo ricordare il: “Enrico, stai sereno”, che mandò a casa Enrico Letta, presidente del Consiglio, sostituito da Renzi stesso. Oltre a innumerevoli giravolte a seconda delle sue necessità.

Non bisogna disconoscergli però la grande abilità che ebbe da segretario del Partito democratico quando riuscì a portarlo all’incredibile consenso elettorale del 40,8 per cento nelle elezioni europee del 2014, mai raggiunto in precedenza né successivamente.
Divenuto presidente del Consiglio, fece approvare dal Parlamento un’ottima riforma costituzionale, ma ebbe il torto di metterci la faccia, cosicché coalizzò tutti contro, perse il referendum (sessanta per cento a quaranta), ma ebbe la dignità di dimettersi da presidente del Consiglio.
Ha poi tentato di formare una componente centrista, anche insieme a Carlo Calenda, ma l’antipatia che vi è fra i due ha impedito a entrambi di stare insieme nelle scorse elezioni europee, nelle quali nessuno dei due è riuscito a far eleggere un solo deputato.

Nel caso delle elezioni regionali liguri, Renzi ha ancora una volta usato l’astuzia nell’avere lasciato liberi i propri elettori ed elettrici di votare per chiunque. Ma in questo modo ha dimostrato che i circa ottomila voti mancanti a Orlando, e cioè quelli che ritiene i suoi, sono stati determinanti per fare perdere allo stesso le elezioni.
Nonostante quanto precede, il vero perdente di queste elezioni è il Popolo, cioè l’insieme dei/delle votanti, il quale non ha per nulla esercitato il proprio potere-dovere, fondamentale per la Democrazia. Infatti, solo il 45,97 per cento di esso è andato a votare, contro il 53,42 per cento delle elezioni precedenti. Dal che si deduce che la nuova maggioranza è eletta da poco più di un quarto del corpo elettorale.
Questo fatto – lo ribadiamo ancora una volta – non riflette una vera Democrazia, ma una profonda anomalia democratica che viola proprio il principio della stessa, il che condanna senza mezzi termini coloro che non sono andati a votare.

Il risultato ligure lascia inalterato il quadro generale dei rapporti di forza fra Centrodestra e Centrosinistra, anche se bisogna sottolineare il successo del Partito democratico, passato al 28,47 per cento dei voti, e il crollo del Movimento 5 stelle, passato al 4,56 per cento dei voti. Per quest’ultimo risultato, probabilmente ha inciso la sprovvedutezza di Giuseppe Conte nell’alimentare la guerra nei confronti del fondatore, Beppe Grillo, prima delle elezioni.

In ogni caso, il quadro si sta delineando con più chiarezza e ora lo scenario attende le altre due tappe elettorali riguardanti le elezioni regionali in Umbria e in Emilia-Romagna. Anche in Umbria vi sarà una guerra senza esclusione di colpi, mentre in Emilia-Romagna l’erede di Bonaccini, divenuto eurodeputato, dovrebbe essere ancora una volta l’esponente del Centrosinistra, a prescindere dalle valutazioni di Renzi.

Nonostante tutto, lo scenario politico generale è stabile perché l’alleanza del Centrodestra mantiene le postazioni, mentre nel Centrosinistra vi sono turbolenze, fra cui quella in Campania ove Vincenzo De Luca non vuole mettersi da parte.