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M5s-Pd, il dialogo giallorosso ha il vento in poppa

redazione

M5s-Pd, il dialogo giallorosso ha il vento in poppa

venerdì 23 Agosto 2019

Non ci sono "problemi insormontabili" ed è stata registrata un'ampia convergenza sui punti dell'agenda ambientale e sociale. Buoni auspici per evitare le elezioni. Resta il problema di trovare, in quattro giorni, la sintesi tra i cinque punti del Pd e i dieci del M5s

Si è conclusa la riunione tra Pd e M5s alla Camera. 

“Non ci sono problemi insormontabili” è l’sms inviato da uno dei membri della delegazione Pd dopo la riunione che apre la trattativa con M5s.

“C’è stata un’ampia convergenza sui punti dell’agenda ambientale e sociale. C’è un lavoro molto serio da fare sulla legge di bilancio, sulle priorità”, afferma il capogruppo Pd alla Camera Graziano Delrio. 

Nell’incontro tra le delegazioni di M5s e Pd è stato convenuto che per portare avanti la verifica sulla possibilità di un accordo da portare martedì dal presidente Mattarella, occorra un vertice tra i leader dei due partiti, Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti, e un approfondimento sui singoli temi. Lo riferiscono fonti Dem.

Su questi ultimi si è deciso che potrebbero essere i capigruppo delle Commissioni Parlamentari dei due partiti a predisporre dei dossier sui temi di loro competenza, sui quali avviare il confronto. 

Una assenza di veto sulle rispettive proposte riguardo al taglio dei
parlamentari, da approfondire nei prossimi incontri: è quanto sarebbe
emerso nel primo incontro tra Pd e M5s, motivo per cui questo elemento è
stato definito “ostacolo non insormontabile” dal Pd. Lo riferiscono
fonti Dem. La proposta di M5s è il ddl con il taglio secco di deputati
(da 630 a 400) e di senatori (da 315 a 200) a cui manca solo un voto,
quello dell’aula della Camera. La delegazione del Pd ha detto di essere
favorevole a un taglio complessivo dei parlamentari, ma all’interno di
un disegno più articolato, che preveda un ripensamento del bipolarismo
(con la differenziazione delle due Camere), una riforma elettorale ed
una dei regolamenti parlamentari. Da entrambe le parti non sarebbe
arrivato un “niet” alle proposte della controparte.

“Noi siamo sempre stati e rimaniamo a favore del taglio dei
parlamentari. Siamo disponibili a votare la legge ma riteniamo che vada
accompagnato da garanzia costituzionali e da regole sul funzionamento
parlamentare. E’ questo il senso del calendario che siamo disponibili a
costruire insieme e in tempi rapidi”. Lo dichiarano in una nota il
vicesegretario vicario del Pd Andrea Orlando e i capigruppo di Senato e
Camera, Andrea Marcucci e Graziano Delrio.

“La riunione si è svolta in un clima positivo e costruttivo, che ci
fa ben sperare sulle prospettive”, dice il capogruppo Pd Andrea
Marcucci. “Abbiamo chiesto al M5S che questa interlocuzione sia l’unica
come condizione per affrontare gli ulteriori punti, che affrontati, a
livello preliminare non presentano ostacoli insormontabili. Loro
riconoscono questa esigenza di chiarezza e ci hanno riferito che la
riporteranno” ai vertici politici del M5S, afferma il vicesegretario del
Pd Andrea Orlando. “Il clima che c’è stato durante la riunione è stato
costruttivo e lo giudichiamo positivamente. Non vediamo di fronte a noi
ostacoli insormontabili nell’andare avanti in un ragionamento
costruttivo con il Movimento”, ha aggiunto il capogruppo del Pd alla
Camera Andrea Marcucci.

Anche fonti dei Cinque Stelle parlano di “clima costruttivo. Il M5S
ha posto sul tavolo il taglio dei 345 parlamentari, per noi è un punto
fondamentale e propedeutico. Servono garanzie su questo aspetto”. Di
Battista? “Il M5S parla spesso con più voci ed è stata spesso la nostra
forza, mai come in questo momento siamo stato compatti e coesi per
l’interesse dal paese”. Così il capogruppo M5s al Senato Stefano
Patuanelli.

La trattativa giallorossa, insomma, ha fatto grandi passi in avanti, in parte inaspettati se si considera che fino a ieri i contatti erano andati avanti in via non ufficiale solo tra i cosiddetti “pontieri”.

Eppure, dopo tanti giorni di lavoro sottotraccia, i contatti sono alla fine diventati formali: il capo dello Stato ha dato a dem e pentastellati quattro giorni pieni di lavoro, fino a martedì.

Dopo ci sarà un nuovo giro di consultazioni di 48 ore e infine sarà dato incarico: o giallorosso oppure a un premier che conduca in tempi brevi l’Italia al voto.

“Il Presidente, su questo, è stato chiaro”, spiega la delegazione dem salita al Quirinale.

Una chiarezza, quella del capo dello Stato, interpretata da chi è ottimista come una buona spinta alla chiusura dell’accordo.

Le premesse al patto Pd-M5s sono nel via libera dell’Assemblea pentastellata a un incontro con i dem soprattutto per affrontare il tema del taglio dei parlamentari.

L’incontro, a livello di capigruppo, potrebbe svolgersi già oggi anche se dal Nazareno manca ancora la conferma ufficiale.

Dalle parti del Pd, c’è da registrare non soltanto l’ottimismo di Andrea Marcucci (“l’obiettivo di arrivare ad un programma rigoroso nei tempi celeri che vuole il Capo dello Stato, è raggiungibile”), ma anche le parole dello stesso segretario Nicola Zingaretti.

“Dai punti programmatici esposti da Di Maio – ha detto – emerge un quadro su cui si può sicuramente iniziare a lavorare”.

Certo, nonostante i passi avanti compiuti dalla trattativa, i nodi da sciogliere non sono tutti spariti e resta, ovviamente, il problema di trovare, in quattro giorni, la sintesi tra i cinque punti del Pd e i dieci del M5s oltre ai problemi legati al nome del presidente del Consiglio e alla squadra di governo.

Il premier “giallorosso” – o almeno una rosa di nomi – dovrà essere individuato prima del prossimo giro di consultazioni al Quirinale.

“Conte ormai è fuori”, assicurano dal Pd facendo notare che anche Di Maio, dopo l’incontro con Mattarella, non abbia mai citato il nome del premier uscente.

I dem, però, si aspettano che proprio per questo motivo il M5s rilancerà sul prossimo presidente del Consiglio, con lo stesso Di Maio in cima alla lista.

In questo caso, diventerebbero concrete le chance di Paolo Gentiloni di diventare commissario Ue.

Restano sempre nel totonomi le figure di un premier di area, come Raffaele Cantone, Enrico Giovannini.

Per la squadra di governo, circolano i nomi di Franco Gabrielli (Interni), Nicola Gratteri (Giustizia), Ernesto Ruffini (Fisco/Entrate), Roberto Gualtieri (Ue o Economia), Anna Ascani (Cultura), Emanuele Fiano (Interno), Luigi Marattin (Economia) e dello stesso Cantone.

Se, però, il patto giallorosso dovesse incepparsi a un passo dal traguardo solo ed esclusivamente sul nome del candidato premier, i “pontieri” non escludono di poter ricorrere a un aiuto al Quirinale, con un ok all’indicazione di un nome super partes, stimato da tutti, capace di chiudere la partita.

In quest’ottica si fa il nome non solo di un giurista di primo piano come Sabino Cassese, ma anche di donne come Marta Cartabia o Paola Severino e persino dell’economista Mario Draghi.

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