Mafia, a Librino resa dei conti tra Cursoti "milanesi" e Cappello - QdS

Mafia, a Librino resa dei conti tra Cursoti “milanesi” e Cappello

redazione web

Mafia, a Librino resa dei conti tra Cursoti “milanesi” e Cappello

lunedì 17 Agosto 2020

Fatta luce sulla sparatoria nel quartiere catanese in cui sono morte due persone e ne sono rimaste ferite quattro. Ma potrebbero esserci nuovi sviluppi. Il timore di una guerra di mafia. I motivi di contrasto tra i clan per il predominio sul territorio e il mercato della droga

Potrebbero esserci nuovi sviluppo sul regolamento di conti tra i clan dei Cursoti “milanesi” e dei Cappello che portò alla sparatoria in cui, l’otto agosto scorso nel quartiere di Librino a Catania, morirono due persone – Luciano D’Alessandro, di 48 anni, e Vincenzo Scalia, di 29, – e ne rimasero ferite altre quattro, di 26, 31, 40 e 56 anni.

Per il fatto di sangue il quattordici agosto venne eseguito il fermo di cinque indagati accusati, a vario titolo, di omicidio aggravato, tentativo di omicidio, detenzione e porto illegale di armi e lesioni personali, tutti in concorso e aggravati dal metodo mafioso.

Due dei cinque fermati, pressati dai Carabinieri, si erano costituiti nella sede del comando provinciale dell’Arma, in piazza Verga.

I fermati sono Carmelo Di Stefano, di cinquant’anni, Roberto Campisi, Saro Tricomi e i fratelli Antonio e Martino Carmelo Sanfilippo.

Poi, ieri, dopo l’udienza di convalida del provvedimento, come aveva annunciato la Procura distrettuale di Catania, sono stati resi noti i primi particolari dell’operazione sull’episodio che fa temere lo scoppio a Catania di una guerra di mafia come quella che qualche decennio addietro provocavano in città più di cento morti all’anno.

Il contesto che ha scatenato la sparatoria, dunque, è stato ricostruito ieri dai Carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Catania, che ha indagato con il coordinamento del procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e del sostituto procuratore Alessandro Sorrentino.

Secondo le indagini, a scatenare la sparatoria fu la spedizione punitiva organizzata il sette agosto, da Carmelo Di Stefano, ai vertici dei “Cursoti Milanesi”, nel mini market di Gaetano Nobile (quest’ultimo sottoposto a indagine), commerciante considerato vicino al clan Cappello.

Nobile, per motivi in corso di accertamento, fu aggredito e colpito ripetutamente anche con caschi di moto assieme ad altre due persone che si trovavano nel negozio: Luciano D’Alessandro e Concetto Bertucci.

D’Alessandro, come detto, è stato poi ucciso nella sparatoria dell’8 agosto, mentre Bertucci è rimasto ferito.

Dopo l’aggressione, ricostruiscono gli investigatori, Nobile, per arrivare a un chiarimento con Di Stefano, avrebbe chiesto l’intervento di soggetti appartenenti al clan Cappello.

Da qui l’incontro dell’otto agosto, al quale parteciparono venti persone circa, tutte a bordo di motociclette e scooter, e la decisione di recarsi nelle zone di pertinenza dei Cursoti “milanesi” per rintracciare Di Stefano e gli altri partecipanti alla spedizione punitiva e ottenere spiegazioni.

Il gruppo di motociclisti, partito da “monte pidocchio” e attraversati i quartieri di San Berillo nuovo e di San Giorgio, all’altezza della strada che conduce al viale Grimaldi, venne stato colpito da numerosi colpi di arma da fuoco esplosi con diverse pistole.

I Cursoti, preventivamente allertati, a bordo di auto e scooter, avevano pianificato a loro volta un agguato.

Nella sparatoria, come detto, morirono Luciano D’Alessandro e Vincenzo Scalia e rimasero ferite altre quattro persone.

Per gli investigatori Di Stefano, non solo avrebbe organizzato la spedizione punitiva, ma anche raccolto i componenti del gruppo di fuoco e partecipato materialmente alla sparatoria.

A uccidere D’Alessandro, emerge dalle indagini, sarebbe stato Martino Carmelo Sanfilippo, uomo di fiducia di Di Stefano.

Fece scalpore, il nove agosto, un post sui social del cantante neomelodico catanese Niko Pandetta, imparentato con i Cappello, a una delle vittime della sparatoria, Vincenzo Scalia, definito dal cantante “mio fratello”.

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