Mafia, a Palermo undici arresti per estorsione - QdS

Mafia, a Palermo undici arresti per estorsione

redazione

Mafia, a Palermo undici arresti per estorsione

martedì 17 Settembre 2019

Sgominata un'organizzazione che imponeva ai locali notturni addetti e tariffe dei servizi di vigilanza attraverso due associazioni di volontari antincendio. Le intercettazioni per documentare i reati

Un’operazione antimafia è stata condotta a Palermo dai Carabinieri, che hanno eseguito un’ordinanza cautelare in carcere nei confronti di undici persone accusate di estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Le indagini, coordinate dalla Dda, hanno fatto emergere gli interessi di Cosa nostra sul controllo e la gestione di locali notturni nel capoluogo e in provincia.

L’organizzazione riusciva a controllare i servizi di sicurezza privata nel locali della movida imponendo gli addetti e le tariffe per ogni operatore impiegato.

Gli indagati nell’operazione Octopus dei carabinieri sono: Massimo Mulè, 47 anni, Andrea Catalano, 52 anni, Giovanni Catalano, 44 anni, Vincenzo Di Grazia, 39 anni, Gaspare Ribaudo, 28 anni, Antonino Ribaudo, 52 anni, Cosimo Calì, 46 anni, Emanuele Cannata, 24 anni, Mario Giordano, 18 anni, Emanele Rughoo Tejo, 43 anni, Francesco Fazio, 22 anni.

La figura di spicco dell’organizzazione, secondo gli inquirenti, era Andrea Catalano che avrebbe sfruttato solidi legami con gli esponenti di vertice dei mandamenti mafiosi di Porta Nuova.

Per eludere la normativa di settore erano state fondate due associazioni di volontari antincendio nell’ambito delle quali venivano formalmente impiegati, in qualità di addetti antincendio, quei “buttafuori” che a causa dei loro precedenti penali si trovavano nell’impossibilità di ottenere la necessaria autorizzazione prefettizia.

Numerose intercettazioni hanno consentito di documentare le estorsioni nei riguardi dei titolari di almeno cinque locali notturni di Palermo e provincia ai quali veniva imposta, mediante violenze e minacce, l’assunzione dei “buttafuori”.

Ad esempio Massimo Mulè, ritenuto reggente della famiglia mafiosa di Palermo Centro, arrestato prima nell’operazione Perseo del 2008 e successivamente nel 2018 nell’operazione Cupola 2.0 e che lo scorso agosto era stato scarcerato dal Riesame, aveva imposto che il cognato Vincenzo Di Grazia fosse impiegato stabilmente nella gestione della sicurezza nel corso di diverse serate organizzate presso un noto locale della movida palermitana.

Le lamentele del capo della sicurezza di quel locale, costretto a escludere, a turno, uno degli addetti solitamente impiegati, sarebbero state soffocate dai fratelli Andrea e Giovanni Catalano con minacce pesantissime nei suoi riguardi e dei suoi familiari.

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