Mafia al Nord, inquietante rapporto della Fondazione Caponnetto - QdS

Mafia al Nord, inquietante rapporto della Fondazione Caponnetto

redazione web

Mafia al Nord, inquietante rapporto della Fondazione Caponnetto

lunedì 20 Luglio 2020

In Toscana un canale comune di riciclaggio tra le triadi cinesi e la 'ndrangheta calabrese. Lo evidenzia un Report dell'osservatorio OmCom. La cedevolezza alle mafie di imprenditori e professionisti settentrionali. "Cambiare registro"

A Firenze e nell’hinterland “sono ben presenti sia gruppi riconducibili alle famiglie mafiose siciliane, calabresi e campane che gruppi criminali più o meno organizzata di nazionalità straniera in particolare albanesi, nordafricani e nigeriani-gambiani” mentre sull’asse con Prato la mafia cinese ha clan “forti e radicati”.

Lo afferma un focus dedicato alla città di Firenze nel rapporto dell’osservatorio OmCom della Fondazione Caponnetto sulle mafie e sul loro radicamento nel territorio.

Il Report è stato presentato ieri nei giardini dedicati al giudice Caponnetto, sui lungarni, e rivela, tra l’altro, che “l’area Firenze, Prato e Osmannoro è considerata centrale a livello nazionale per la mafia/criminalità organizzata” cinese e “ultimamente è emerso che per i canali internazionali di riciclaggio si servono pure di un canale comune con i clan calabresi”.

Il rapporto evidenzia varie criticità a Firenze dovute a usura, riciclaggio, intermediazioni e acquisti immobiliari, scommesse, spaccio, anche il fenomeno dei parcheggiatori abusivi.

Nell’ultimo rapporto della Dia, inoltre, veniva evidenziata in tutto il Settentrione d’Italia la cedevolezza di imprenditori e professionisti che dai fenomeni mafiosi traggono profitto.

Secondo il presidente della Fondazione Caponnetto Salvatore Calleri “in un periodo così difficile economicamente, è necessario cambiare registro rapidamente”.

“Bisogna agire – ha detto – prima che i fenomeni criminali avvengano per contenerli e combatterli in modo più efficace. Bisogna quando dei soggetti acquistano dei beni o subentrano in delle attività, domandarsi: chi sono? Cosa fanno? Di chi sono amici? Di chi si circondano? Da dove prendono i soldi? Se le cinque domande non ricevono risposte chiare e adeguate siamo di fronte a un rischio criminale altissimo”.

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