Mafia al Nord, ventitré persone arrestate a Verona - QdS

Mafia al Nord, ventitré persone arrestate a Verona

redazione web

Mafia al Nord, ventitré persone arrestate a Verona

giovedì 04 Giugno 2020

Tra gli indagati l'ex sindaco Tosi, allora della Lega Nord. Duecento poliziotti per condurre l'operazione contro una strutturata e autonoma organizzazione "locale" della ‘ndrangheta. Accuse di associazione mafiosa, corruzione, stupefacenti, riciclaggio, estorsione

C’è anche l’ex sindaco Flavio Tosi, allora della Lega Nord, tra gli indagati in un’operazione che ha portato a scoprire
a Verona e nella sua provincia una strutturata e autonoma organizzazione “locale” della ‘ndrangheta, riconducibile alla potente cosca degli “Arena-Nicoscia” di Isola Capo Rizzuto, in Calabria .

La Polizia di Stato, con l’impiego di oltre duecento uomini, ha eseguito un’ordinanza che dispone misure cautelari nei confronti di ventisei indagati, di cui diciassette destinatari di custodia cautelare in carcere, sei agli arresti domiciliari e tre con obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria.

Tutti sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa, traffico di sostanze stupefacenti, riciclaggio, estorsione, trasferimento fraudolento di beni, emissione di false fatturazioni per operazioni inesistenti, truffa, corruzione e turbata libertà degli incanti, talora aggravati da modalità mafiose.

Le indagini, dirette dalla Procura distrettuale presso il Tribunale di Venezia e condotte, tra il 2017 e il 2018, da un gruppo di lavoro composto da investigatori della Prima Divisione del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato e dai poliziotti delle Squadre Mobili di Verona e Venezia, hanno rivelato gravi indizi relativi alla “locale” di ‘ndrangheta.

Tosi accusato di peculato

L’ex sindaco Tosi è accusato di concorso in peculato in relazione alla distrazione di denaro da parte dell’ex presidente della municipalizzata dei rifiuti Amia, Andrea Miglioranzi, di Fratelli d’Italia, anch’esso indagato, di una somma “‘non inferiore a 5.000 euro” per pagare una fattura di un’agenzia di investigazioni privata, su prestazioni in realtà mai eseguite in favore di Amia, ma nell’interesse dello stesso Tosi.

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