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Mafia, al via il processo Alastra, alla sbarra 13 persone

Antonino Lo Re

Mafia, al via il processo Alastra, alla sbarra 13 persone

venerdì 04 Giugno 2021

Si tratta di uno dei più importanti processi che riguardano la criminalità organizzata degli ultimi anni. Rinviati a giudizio alcuni esponenti della famiglia Farinella

Oggi, 4 giugno presso il Palazzo di Giustizia di Palermo, prende il via il processo che vede rinviati a giudizio 13 persone a seguito dell’indagine “Alastra”.

Si può considerare senza timore di smentita uno dei più importanti processi per mafia che si celebra negli ultimi anni, anche in virtù del fatto che ha portato all’arresto di 13 persone ritenute a vario titolo responsabili di associazione mafiosa, estorsione, trasferimento fraudolento di beni, corruzione, atti persecutori, furto aggravato e danneggiamento.

Il processo è scaturito dall’inchiesta denominata “Alastra”, sviluppata e portata a termine dai Carabinieri del Comando Provinciale di Palermo e le cui indagini sono state seguite dal pool di magistrati coordinati dal Procuratore aggiunto Salvatore De Luca.

Le indagini hanno appurato il coinvolgimento di alcuni esponenti della famiglia mafiosa di San Mauro Castelverde. Tra i rinviati a giudizio compaiono, tra l’altro, diversi esponenti della famiglia Farinella, considerati i cervelli della mafia in Sicilia, il suo braccio economico, padroni di numerosi alberghi in Italia, uno dei più grandi della Sicilia, una struttura alberghiera nella quale si sono celebrati eventi di una certa importanza, tra questi i matrimoni di noti mafiosi.

La richiesta di rinvio
a giudizio
è stata firmata lo scorso 30 aprile dai pm Gaspare Svedale e
Bruno Brucoli con il visto del Procuratore della Repubblica Aggiunto Salvatore
De Luca. Oggi, quindi, presso il Palazzo di Giustizia di Palermo il via al processo
nei confronti di Alberti Antonio, Anzalone Rosolino, Cintura Vincenzo, Di
Maggio Giuseppe Antonio, Farinella Giuseppe, Farinella Domenico, Forestieri
Arianna, Pullarà Francesca, Rizzuto Francesco, Scialabra Giuseppe, Spinnato
Gioacchino, Venturella Mario e Rubbino Giuseppe.

Tra le parte civili che si sono costituite al processo ci saranno il Coordinamento siciliano di “Sos Impresa – Rete per la Legalità”, “Sos Impresa Palermo” e l’associazione antiracket “ACIS” di Sant’Agata di Militello che tuteleranno quattro delle vittime, il Centro Studi ed Iniziative Culturali Pio La Torre Onlus e diversi amministrazioni comunali del messinese.

La parola a Pippo Scandurra, vice presidente vicario Sos Impresa

Abbiamo sentito il vice presidente vicario nazionale di “Sos Impresa – Rete per la Legalità”, Pippo Scandurra (nella foto) e gli abbiamo chiesto di parlarci di quanto è successo.

“Da diverso tempo, in quel territorio, – ha esordito Scandurra – avvenivano degli attentati. Il primo passo fu avvicinare un grosso imprenditore che era stato oggetto di minacce, attentati e richieste di pizzo. Si tratta di un imprenditore con più di 150 dipendenti. Inizialmente era, ovviamente, intimidito da quanto stava succedendo ma, anche grazie ai Carabinieri e al capitano di Mistretta. Il passaggio fondamentale è stato quando l’imprenditore ha capito che la denuncia sarebbe stata, per lui, un atto di libertà e si è recato spontaneamente a sporgere denuncia ed è stato sentito dal Nucleo operativo dell’Arma dei Carabinieri di Monreale”.

“Di fatto – ha aggiunto Scandurra – l’Arma dei Carabinieri aveva già aperto un’indagine, all’interno
della quale sono confluite le sue denunce e questo ha permesso di stringere il
cerchio attorno alle famiglie mafiose responsabili di quanto stava avvenendo. A
lui si è aggiunto un altro imprenditore cui avevano bruciato alcuni mezzi, poi
un altro che era stato costretto ad allontanarsi dalla sua azienda e a cederla
dopo aver subito violenze e a loro si sono aggiunti gli altri. Questi imprenditori erano già soci dell’Associazione
antiracket di Sant’Agata di Militello. La collaborazione di queste vittime ha
permesso di ottenere risultati importanti nell’inchiesta, risultati che hanno portato,
appunto, al rinvio a giudizio di 13 persone. Ci sono anche altri imprenditori
che hanno denunciato anche grazie all’importante contributo sul territorio
palermitano di Addio Pizzo”.

Quanto è importante
denunciare?
“Denunciare è importante – ha proseguito – ma ancor di più lo è
il fatto che gli imprenditori non vengano lasciati soli. Vanno seguiti non solo
dal punto di vista legale ma anche da quello fiscale, vista la possibilità di
poter essere risarciti dalla Legge 44/1999 la quale prevede che ‘ai soggetti
danneggiati da attività estorsive’ possa essere ‘elargita una somma di denaro a
titolo di contributo al ristoro del danno patrimoniale subito’ per gli eventi
dannosi verificatisi nel territorio dello Stato. Si tratta di uomini e donne
che hanno dato tutto. Hanno superato la paura, la disperazione, la rabbia e le
lacrime. Hanno bisogno di essere ascoltati e di potersi fidare di nuovo. Devono
sapere che il percorso non è terminato e verrà il giorno in cui dovranno
comparire nell’aula di tribunale e alzare il dito per puntarlo contro i loro
estorsori”.

“Più che mai, in quel momento, – ha concluso Scandurra – si
guarderanno attorno e vedranno che noi saremo lì e che, contrariamente a quanto
succedeva negli anni ’90, noi saremo numericamente più presenti e forti di quanto
non lo siano gli estorsori”.

Nei primi mesi del 2021, le denunce nei confronti degli
estorsori sono cresciute. Esempio per molti imprenditori è stato il gesto di Giuseppe Condorelli, titolare
dell’omonima società e, grazie alla sua denuncia sono scattati 40 arresti che
hanno permesso di sgominare tre gruppi criminali.

Proprio nelle province di Messina e Catania altri imprenditori hanno trovato il coraggio di denunciare. Dall’inizio dell’anno a oggi sono oltre trenta le imprese che hanno deciso di denunciare casi di usura e di estorsione.

Roberto Greco

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