Mafia, blitz a Catania, quaranta provvedimenti - QdS

Mafia, blitz a Catania, quaranta provvedimenti

redazione

Mafia, blitz a Catania, quaranta provvedimenti

giovedì 19 Settembre 2019

L'operazione, denominata "Tricolore", ha colpito spacciatori legati alla cosca dei Cappello-Bonaccorsi e a quella dei Cursoti milanesi. Bandiere Usa e del Milan utilizzate per "marcare" il territorio

Blitz a Catania da parte della Polizia di Stato contro due gruppi di spacciatori legati ad altrettanti clan mafiosi, i Cappello-Bonaccorsi e i Cursoti milanesi.

Nei loro confronti i poliziotti hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip su richiesta della locale Procura Distrettuale nei confronti di ben quaranta indagati.

I reati ipotizzati, a vario titolo, sono associazione per delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti aggravata dal metodo mafioso.

E’ stato l’arresto in flagranza nel gennaio del 2017 di alcuni pregiudicati del clan dei ‘Cursoti Milanesi’, pronti a usare armi da fuoco contro il clan rivale dei Cappello-Bonaccorsi, a condurre gli investigatori alla scoperta delle due distinte piazze di spaccio gestite a breve distanza l’una dall’altra nel rione San Berillo Nuovo dai due gruppi mafiosi disarticolati stamane dalla Polizia di Stato a Catania con quaranta arresti.

Dopo quell’episodio i due gruppi ritrovarono un equilibrio marcando il confine il primo con una bandiera Usa, il secondo con una bandiera del Milan. L’operazione, illustrata a Catania tra gli altri dal procuratore Carmelo Zuccaro e dal questore Mario Della Cioppa, è stata denominata proprio ‘Tricolore’ per riaffermare la presenza dello Stato.

Sono trenta le persone finite in manette, dieci quelle poste agli arresti domiciliari. Secondo quanto accertato i due gruppi avevano il controllo continuativo e permanente dell’intero quartiere con pusher e vedette.

Il clan Cappello-Bonaccorsi spacciava prevalentemente cocaina all’angolo tra Corso Indipendenza e via La Marmora.

A capo vi sarebbe stato Lorenzo Christian Monaco – tra gli arrestati -, considerato dagli investigatori colui che aveva ricevuto da Salvatore Bonaccorsi, figlio di Lorenzo (entrambi oggi collaboratori di giustizia) – l’investitura per gestire l’attività nel complesso, preoccupandosi anche di definire i confini con gli altri gruppi mafiosi che operavano sul territorio.

Il giro d’affari era di 5.000 euro al giorno. La seconda piazza di spaccio, gestita da diverse persone riconducibili al clan dei “Cursoti Milanesi”, era nella vicina via San Leone. Vi si spacciava sia marijuana, con un giro d’affari di 500 euro al giorno, che cocaina, con cui giornalmente il gruppo introitava dai 6.000 agli 8.000 euro.

I proventi dello spaccio non erano solamente destinati all’autofinanziamento ma anche al mantenimento dei sodali in carcere.

“Un quartiere di Catania, quello di San Berillo Nuovo, viene ritenuto da gruppi criminali come terreno di propria competenza, non come di competenza dello Stato e soprattutto del cittadino comune. Loro pensavano che questo quartiere fosse un contesa interna ai gruppi mafiosi. Il quartiere è del cittadino e lo Stato riafferma il proprio controllo del territorio a favore dei cittadini”.

Lo ha detto il procuratore Carmelo Zuccaro illustrando ai giornalisti i particolari dell’operazione ‘Tricolore’.

“Il quartiere deve tornare ai cittadini – ha aggiunto Zuccaro – e non sarà assolutamente consentito che queste aree di spaccio si riformino nel quartiere. L’operazione tricolore testimonia questo aspetto. E’ lo Stato che prevale”.

“Il fatto che l’operazione si chiami ‘Tricolore’ serve a suggellare, a dimostrare come le piazze devono essere libere e senza vincoli e devono essere restituite alla libera fruizione da parte dei cittadini”.

Lo ha detto il Questore di Catania Mario Della Cioppa illustrando ai giornalisti i particolari dell’operazione.

“Siamo determinatissimi – ha aggiunto – a fare questo in ogni area della Città Metropolitana. Dopo questa operazione inseriremo in queste aree dei veri e propri presidi della Polizia di Stato”.

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