Mafia, Cosa nostra voleva entrare in politica, blitz dei Carabinieri - QdS

Mafia, Cosa nostra voleva entrare in politica, blitz dei Carabinieri

redazione web

Mafia, Cosa nostra voleva entrare in politica, blitz dei Carabinieri

mercoledì 27 Maggio 2020

Volevano un sindaco "amico". Otto arresti nell'operazione scaturita dalla prosecuzione dell'inchiesta sul mandamento mafioso di Misilmeri-Belmonte Mezzagno che aveva portato in cella diciannove persone, tra cui Filippo Bisconti, poi divenuto collaboratore di giustizia

I Carabinieri del Comando Provinciale di Palermo hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari nei confronti di otto persone accusate di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsioni aggravate e violazione degli obblighi della sorveglianza speciale.

I nomi delle persone colpite dal provvedimento

Il provvedimento è stato notificato in carcere a Salvatore Sciarabba, 69 anni, e Giuseppe Bonanno detto Andrea, 60 anni, entrambi detenuti.

Stefano Casella, 41 anni, già ai domiciliari, è finito in carcere, Carlo Noto, 54 anni, è sfuggito alla cattura perché da un anno vive negli Usa. Arrestati Claudio Nocilla, 45 anni, Alessandro Imparato, 43 anni. Per Giuseppe Rizzo, 71 anni e Giuseppe Contorno, 71 anni sono stati disposti i domiciliari.

Il blitz prosecuzione di una precedente indagine sul mandamento mafioso

Il blitz, coordinato dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca, è la prosecuzione di una inchiesta del Nucleo Investigativo di Palermo sul mandamento mafioso di Misilmeri-Belmonte Mezzagno che aveva portato in cella diciannove persone, tra cui Filippo Bisconti, poi divenuto collaboratore di giustizia.

Il ruolo di Bisconti, Sciarrabba, Sucato e Polizzi

Tra gli altri arrestati in quella prima operazione ci furono Salvatore Sciarabba, ritenuto con Bisconti co-reggente della cosca, Vincenzo Sucato, reggente della famiglia mafiosa di Misilmeri – recentemente morto in carcere per coronavirus -, e Stefano Polizzi, reggente della famiglia mafiosa di Bolognetta.

L’indagine è andata avanti accertando il ruolo nel clan di Stefano Polizzi e Domenico Nocilla.

Quest’ultimo, insieme al figlio Claudio, secondo le indagini faceva da autista a Sciarabba, che accompagnava in auto nei luoghi in cui il clan organizzava i summit.

I retroscena di due summit organizzati da Sciarrabba

L’inchiesta ha svelato i retroscena di due summit organizzati da Sciarabba a casa di Carlo Noto, imbianchino, incensurato, che oggi è sfuggito all’ arresto perché da un anno vive negli Usa.

Uno degli incontri è stato intercettato dai Carabinieri che hanno registrato le conversazioni del presunto boss.

Dialoghi da cui emerge il ruolo, occupandosi di tutte le questioni del clan: come la necessità di ostacolare un imprenditore edile che forniva il cemento nel Comune di Bolognetta senza il permesso di Cosa nostra.

La vicenda venne risolta e su ordine di Sciarabba Stefano Polizzi, al vertice della famiglia mafiosa di Bolognetta, impedì fisicamente ai camion dell’imprenditore di entrare sia nel territorio controllato dalla cosca che in quello del Comune di Marineo, facendo in modo che, da quel momento in avanti, le imprese si rivolgessero ad altre aziende per la fornitura del cemento.

Sciarabba, inoltre, emerge dalle intercettazioni, avrebbe scontato il pizzo a un fornaio che aveva subìto un grave lutto familiare.

Una “persona di fiducia” nella lista civica

Ascoltando in diretta il summit, i Carabinieri hanno anche accertato che Nocilla, dopo aver chiesto l’autorizzazione a Sciarabba, avrebbe rilevato un negozio per farci lavorare i figli, e avrebbe chiesto al boss di inserire una persona di fiducia del clan in una lista civica, slegata dalle logiche di partito, per indirizzare le scelte dell’amministrazione in favore di Cosa nostra.

Sciarabba avrebbe rinviato la discussione, sostenendo che alle elezioni comunali mancavano tre anni.

Una lista civica per eleggere un sindaco “fidato”

Volevano fare una lista civica con i nomi “giusti” per eleggere un sindaco di loro fiducia.

Non si fidavano più dei partiti e dei politici locali e volevano eleggere un primo cittadino a loro vicino.

Era il progetto dei boss di Misilmeri – Comune sciolto tre volte per infiltrazioni mafiose – intercettato dai carabinieri che oggi hanno arrestato 8 persone.

La lista amica avrebbe dovuto partecipare alle elezioni e soltanto un blitz, nel 2018, impedì ai mafiosi di fare candidare i loro amici.

“Voglio fare una bella lista civica, senza partito – diceva il boss Nocilla – una lista con i ‘cristiani’ giusti, se no non fai niente”.

“Se non c’è una candidatura giusta – si sfogavano – noialtri restiamo sempre fuori da tutte le parti”.

Le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca e dai sostituti Gaspare Spedale e Bruno Brucoli hanno registrato in diretta i summit della “famiglia”.

In uno di questi, tre anni fa, si parlava di politica. Con uno sguardo proprio al 2020.

Il comandante provinciale dei Carabinieri, “la mafia si rigenera”

“Nonostante i colpi inferti, la struttura criminale continua a mostrare grandi capacità di rigenerazione e tenta ancora una volta di controllare il territorio con varie attività, sia nel campo economico che in quello delle infiltrazioni nelle amministrazioni comunali”, ha commentato il comandante provinciale dell’Arma Guarino.

“Noi abbiamo un amico in comune – diceva Nocilla- si chiama Nino… Nino Calandrino… da tempo che glielo dico, Nino candidati…”.

I beni sequestrati durante l’operazione

Le indagini hanno scoperto anche un’estorsione di dodicimila euro a una ditta edile impegnata nei lavori di costruzione di una palazzina a Misilmeri, e la restituzione a un imprenditore di un camion e un escavatore rubati in cambio di 2.800 euro.

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