Mafia, è Brescia la capitale italiana della "Stidda" - QdS

Mafia, è Brescia la capitale italiana della “Stidda”

redazione

Mafia, è Brescia la capitale italiana della “Stidda”

giovedì 26 Settembre 2019

Settanta arresti in Lombardia, dove si sono spostati gli interessi delle organizzazioni criminali tra "colletti bianchi" e imprenditori collusi lombardi, piemontesi, toscani e laziali. Un'altra operazione a Gela. Brescia finanziava il traffico di droga in Sicilia

Da Brescia a Gela, dalla Lombardia alla Sicilia.

La mafia “stiddara” in giacca e cravatta al cospetto dei (collusi) imprenditori del nord offre pacchetti “all inclusive” per evadere le tasse, ma anche per evitare controlli.

Emerge dalla maxi inchiesta della direzione distrettuale antimafia di Brescia che ha portato all’operazione “Leonessa”.

L’inchiesta è firmata dal sostituto procuratore Paolo Savio e dal procuratore Carlo Nocerino e ha fatto luce su una cellula che avrebbe garantito un’evasione fiscale milionaria attraverso la compravendita di crediti di imposta.

Duecento gli indagati, 69 gli arresti e 75 le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip Carlo Bianchetti: 15 per associazione a delinquere di stampo mafioso, altri 15 per indebita compensazione; 18 per reati contro la Pubblica amministrazione, con anche militari della Guardia di Finanza ed esponenti dell’Agenzia delle Entrate finiti in cella, e 27 per emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.

L’indagine, condotta dalla Guardia di Finanza e dalla Polizia di Stato, ha accertato che Brescia è la capitale italiana della “stidda” mafiosa.

L’operatività di una cosca mafiosa di matrice stiddara, con quartier generale a Brescia, ha infatti pesantemente inquinato diversi settori economici attraverso la commercializzazione di crediti d’imposta fittizi per decine di milioni di euro.

Si tratta della conferma, già emersa da tempo, che in Lombardia si sono spostati gli interessi delle organizzazioni mafiose che hanno trovato in quei territori una classe imprenditoriale propensa al “risparmio facile”, senza guardar troppo per il sottile.

L’operazione contro la Stidda a Gela

Contestualmente in Sicilia la Procura di Caltanissetta, con l’operazione “Stella cadente’, ha disposto l’arresto di 33 persone di cui 26 finite in carcere e 7 agli arresti domiciliari accusate a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione, associazione per delinquere finalizzata al traffico e spaccio di stupefacenti e detenzione illegale di armi.

Secondo gli investigatori, negli ultimi anni il clan avrebbe preso con la violenza e le estorsioni il controllo su buona parte del territorio, gestendo il traffico di droga, infiltrando l’economia legale con imprese di comodo e imponendo i prodotti delle proprie aziende ai commercianti.

Le indagini della Polizia hanno portato alla luce diverse spedizioni punitive compiute dagli “stiddari” e consentito di ricostruire decine di estorsioni nei confronti di quei commercianti e quegli imprenditori che non volevano sottomettersi al volere del clan e che hanno trovato il coraggio di denunciare.

Secondo la Polizia cinquecento uomini armati erano pronti a scatenare una nuova guerra di mafia.
Ascoltando centinaia di ore di intercettazioni, gli investigatori hanno accertato che la cosca aveva una potenzialità “militare” costituita da
“Cinquecento leoni”, come si definivano tra di loro durante le telefonate

Autonoma la “cellula” degli stiddari di Brescia

“Tra l’inchiesta della Procura di Brescia e quella della Procura di Caltanissetta sono emerse due organizzazioni criminali di stampo mafioso separate” ha spiegato il procuratore di Brescia Carlo Nocerino che ha ottenuto anche il sequestro di beni mobili e immobili per quasi 35 milioni di euro.

“L’organizzazione bresciana – ha proseguito – ha fortemente respinto un tentativo di abbordaggio della Stidda gelese. Un tentativo di bloccare la cellula bresciana che ha però resistito manifestando l’intenzione di mantenere la propria l’autonomia”.

Brescia finanziava il traffico di droga gestito in Sicilia

Da Brescia, grazie ai crediti venduti agli imprenditori, sarebbe però a lungo stato finanziato il traffico di droga gestito in Sicilia.

Da un’intercettazione telefonica è emersa la volontà tra i due gruppi di non arrivare allo scontro.

“La guerra non porta a niente, la pace porta a qualcosa” è il contenuto dell’intercettazione che gli inquirenti ritengono la dimostrazione della pax mafiosa raggiunta per il controllo del sistema imprenditoriale a più livelli.

I colletti bianchi del nord anello di congiunzione con gli imprenditori

L’anello di congiunzione tra stidda e imprenditori del nord era rappresentato dai “colletti bianchi”, i quali individuavano tra i loro clienti quelli disponibili al risparmio facile sule tasse.

Coinvolti commercialisti a Brescia e a Torino, ma anche consulenti legali.

In un anno e mezzo, il gruppo criminale è riuscito a commercializzare crediti fiscali inesistenti per circa venti milioni di euro.

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