Mafia e droga, nuovo blitz dei Carabinieri nel centro di Palermo - QdS

Mafia e droga, nuovo blitz dei Carabinieri nel centro di Palermo

redazione web

Mafia e droga, nuovo blitz dei Carabinieri nel centro di Palermo

martedì 21 Luglio 2020

In esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare riguardante quindici indagati. L'operazione, denominata Eride, e "figlia" del blitz Cupola 2.0 del 2018, ha decapitato l'organizzazione dei trafficanti che agivano con la "benedizione" della famiglia mafiosa di corso Calatafimi. IN AGGIORNAMENTO

Traffico di stupefacenti con la benedizione dei vertici mafiosi del mandamento di Pagliarelli a Palermo.

Lo hanno scoperto i Carabinieri che hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip su richiesta della Dda, nei confronti di quindici indagati, accusati di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e detenzione e vendita di droga, commessi con l’aggravante delle finalità mafiose.

L’operazione, che ha decapitato l’organizzazione di trafficanti, è stata denominata Eride ed è stata realizzata con l’ausilio di intercettazioni telefoniche e ambientali.

L’indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca e condotta dal Nucleo Investigativo di Palermo dei Carabinieri, rappresenta un nuovo colpo al mandamento mafioso palermitano di Pagliarelli e in particolare alla famiglia mafiosa di corso Calatafimi.

I nomi di tutti gli indagati

Gli indagati nell’operazione Eride dei carabinieri del comando provinciale di Palermo, con 15 arresti, sono: Filippo Annatelli, 57 anni (già detenuto); Salvatore Mirino, 53 anni (già detenuto); Enrico Scalavino, 39 anni (già detenuto); Giuseppe Massa, 43 anni; Ferdinando Giardina, 40 anni; Giovanni Granatelli, 45 anni; Salvatore Tommaselli, 35 anni; Andrea Tommaselli, 61 anni; Paolo Correnti, 31 anni; Francesco Li Vigni, 33 anni; Andrea Mattia Cinà, 24 anni; Dario Vivirito, 24 anni; Marco Iervolino, 31 anni; Giovanni Caravello, 38 anni; Vincenzo Cascio, 40 anni.

L’operazione Cupola 2.0

Alcuni elementi erano emersi nel corso dell’operazione Cupola 2.0 del quattro dicembre del 2018.

Con quel blitz era stata smantellata la nuova commissione provinciale di cosa nostra palermitana, che si era riunita per la prima volta il 29 maggio 2018.

In quel contesto erano state già arrestate dieci persone ritenute appartenenti al mandamento mafioso di Pagliarelli, tra cui Settimo Mineo, capo del mandamento, Filippo Annatelli, reggente della famiglia mafiosa di Corso Calatafimi e Salvatore Sorrentino, referente del quartiere Villaggio Santa Rosalia.

Le indagini avrebbero confermato il coinvolgimento delle famiglie mafiose nella gestione del traffico di stupefacenti.

I ricavi della vendita di droga, decurtati del guadagno dei singoli spacciatori, confluivano nelle casse dell’organizzazione.

Summit sulla droga per la pace tra i clan

A decidere chi avrebbe venduto lo stupefacente nella famiglia mafiosa di corso Calatafimi era stato il boss Filippo Annatelli in una riunione nel febbraio del 2017 in un’agenzia di onoranze funebri con Salvatore Mirino. Lo hanno scoperto i carabinieri nel corso dell’inchiesta su mafia e droga Eride a Palermo.

Il progetto proposto da Mirino prevedeva l’estromissione delle persone che gestivano il traffico di droga fino a quel momento. Salvatore Mirino ed Enrico Scalavino si occupano della gestione operativa dei traffici e dello smercio della droga.

Giuseppe Massa, detto “Chen” e Ferdinando Giardina erano i responsabili della fornitura dello stupefacente ai pusher di livello inferiore. A loro il compito di riscuotere il denaro della vendita della droga. I carabinieri sono riusciti a documentare due summit che sono avvenuti nell’aprile del 2018 in una “parrucchieria”.

Al primo hanno preso parte Filippo Annatelli, Salvatore Mirino e Gaspare Rizzuto, reggente della famiglia mafiosa di Palermo Centro. Al secondo ha preso parte, oltre a Rizzuto, anche Salvatore Pispicia, uomo d’onore di Porta Nuova nonché diretta espressione della volontà mafiosa del cugino Gregorio Di Giovanni, capo del mandamento mafioso di Porta Nuova.

Gli incontri si erano resi necessari dopo alcune espressioni di Enrico Scalavino, che aveva riportato al proprio boss un presunto inasprimento dei rapporti con la vicina famiglia mafiosa.

Due incontri chiarificatori per continuare a collaborare nel traffico e nella redistribuzione di stupefacenti, attività redditizia per Cosa nostra palermitana.

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