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Mafia, infiltrazioni del clan Cappello alla Fiera di Catania

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Mafia, infiltrazioni del clan Cappello alla Fiera di Catania

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lunedì 08 Marzo 2021

L'inchiesta ha accertato le infiltrazioni mafiose di Giovanni Pantellaro - già arrestato nell'operazione Camaleonte del 23 giugno dello scorso anno - nella fiera di piazza Carlo Alberto. Ma anche i suoi rapporti con Salvatore Massimiliano Salvo, attualmente al 41 bis.

Indagini della polizia a Catania, coordinate dalla Dda etnea, hanno permesso di riscontrare, per la prima volta, le infiltrazioni della criminalità organizzata all’interno dello storico mercato della cosiddetta “Fera o Luni”.

I beni confiscati a Giovanni Pantellaro, affiliato al clan Cappello

L’inchiesta della Procura ha evidenziato anche l’interesse dell’organizzazione mafiosa a mantenere il controllo di determinate attività commerciali di vario genere, acquisendo autorizzazioni e concessioni amministrative intestate anche a terzi. E’ quanto emerso dalle indagini che hanno portato al sequestro ai fini della confisca di beni per almeno 500 mila euro a un affiliato al clan Cappello – Carateddi, Giovanni Pantellaro, di 57 anni, attualmente detenuto.

Tra di essi vi sono tre imprese individuali nel settore dell’abbigliamento e casalinghi del mercato della Fiera, le cui attività commerciali sono state ritenute riconducibili a Pantellaro. I poliziotti hanno eseguito la misura di prevenzione patrimoniale del sequestro, ai fini della confisca, emessa dal tribunale (Sezione misure di prevenzione), su proposta congiunta del procuratore della Repubblica e del questore. Il decreto prevede anche il sequestro di un villetta a San Francesco la Rena, un appartamento e un garage nella zona di Viale Rapisardi e diversi rapporti bancari/finanziari formalmente intestati a familiari ma riconducibili all’uomo. Gli investigatori ritengono che Pantellaro e il suo nucleo familiare abbiano ricavato vantaggi economici da traffici illeciti e che i beni acquisiti vadano sottratti dal circuito dell’economia legale.

I rapporti di Pantellaro con “Salvuccio u Ciuraru”

L’attività d’indagine ha inizialmente riguardato la “attuale e qualificata ‘pericolosità sociale’ di Pantellaro, ritenuto figura apicale del clan essendo riconosciuto da diversi collaboratori di giustizia quale responsabile dell’organizzazione mafiosa, in particolare del gruppo organizzato e diretto da Salvatore Massimiliano Salvo, attualmente al 41 bis, per aver preso il posto di Salvatore Giuseppe Lombardo, detto “Salvuccio u Ciuraru”, dopo l’arresto di quest’ultimo. Pantellaro ha numerosi precedenti di polizia, in particolare per minaccia, lesioni personali aggravate, associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, associazione per delinquere finalizzata alla truffa e tentativo di truffa ai danni di compagnie assicurative.

Pantellaro è stato arrestato per associazione mafiosa insieme ad altri esponenti del clan nell’ambito dell’operazione Camaleonte del 23 giugno dello scorso anno. L’analisi dei flussi finanziari entrate-uscite, sviluppata dai “patrimonialisti” della Divisione Anticrimine e della Squadra mobile ha inoltre evidenziato anno per anno nel periodo preso in considerazione una forte sperequazione tra i redditi di Pantellaro e del suo nucleo familiare e i beni, anche fittiziamente intestati a terzi, nella sua disponibilità, che sono stati ritenuti frutto e reimpiego dei proventi delle attività illecite commesse dall’interessato in seno al clan.

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