Mafia, Graviano, "Da latitante ho incontrato Berlusconi tre volte" - QdS

Mafia, Graviano, “Da latitante ho incontrato Berlusconi tre volte”

redazione web

Mafia, Graviano, “Da latitante ho incontrato Berlusconi tre volte”

venerdì 07 Febbraio 2020

Trema il centrodestra per le dichiarazioni del boss. "Negli anni Settanta mio nonno aveva messo i soldi nell’edilizia al nord e il contatto era con il signor Berlusconi". L'annuncio ai mafiosi della "discesa in campo". Anche a cena insieme. L'avvocato Ghedini, "Dichiarazioni destituite di fondamento"

“Da latitante ho incontrato Berlusconi almeno per tre volte”.

La scioccante rivelazione è contenuta nella deposizione del boss mafioso del quartiere palermitano Brancaccio, Giuseppe Graviano, nel processo sulla ‘ndrangheta stragista, in corso davanti alla corte d’Assise di Reggio Calabria.

“Fu mio nonno – ha detto il capomafia palermitano, accusato dell’uccisione di due carabinieri – ad avere i contatti con gli imprenditori milanesi. Poi, quando è morto mio padre, mi prese in disparte e mi disse ‘Io sono vecchio e ora te ne devi occupare tu’. Poco dopo mio nonno, che aveva più di 80 anni, morì”.

Graviano ha dunque confermato l’ipotesi del pool della Procura di Palermo che aveva indagato sulla Trattativa Stato-mafia: Filippo Quartararo, nonno materno del boss di Brancaccio, è il primo contatto tra la famiglia e i palermitani che hanno investito denaro a Milano.

“Negli anni Settanta mio nonno aveva messo i soldi nell’edilizia al nord. Il contatto è col signor Berlusconi, glielo dico subito”, ha spiegato Graviano al procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo.

Scioccante la narrazione dell’intimità con il capo del centrodestra: “Con Berlusconi – ha detto Graviano – cenavamo insieme. E’ accaduto a Milano tre in un appartamento. Tramite mio cugino avevamo un rapporto bellissimo”, ha aggiunto confermando alcuni passaggi che il pm Giuseppe Lombardo gli legge delle intercettazioni con il boss Umberto Adinolfi nel carcere di Terni.

“Già nel 1992 – ha aggiunto Graviano – Berlusconi annunciò a mio cugino Salvo che voleva entrare in politica. Io non lo incontrai, ma lo incontrò mio cugino Salvo a cui Berlusconi parlò di questo progetto di entrare in politica”.

Dietro la decisione del boss di rompere un silenzio durato 26 anni, ci sarebbero precisi messaggi al Cavaliere e al centrodestra.

Il capomafia ha definito poi Berlusconi “un traditore”, perché “quando si parlò della riforma del Codice penale e si parlava di abolizione dell’ergastolo mi hanno detto che lui chiese di non inserire gli imputati coinvolti nelle stragi mafiose”.

Il Procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo gli ha letto l’intercettazione del 19 gennaio 2016 quando, conversando con il boss Umberto Adinolfi, disse: “Berlusconi prese le distanze e fece il traditore”. E oggi ha confermato quella frase e ha spiegato i motivi di quel ‘tradimento’.

“Un avvocato di Forza Italia mi disse che stavano cambiando il Codice penale – ha spiegato Graviano – e che doveva darmi brutte notizie. Perché in Parlamento avevano avuto indicazioni da Berlusconi di non inserire quelli coinvolti nelle stragi. Lì ho avuto la conferma che era finito tutto. Mio cugino Salvo era morto nel frattempo per un tumore al cervello. E nella riforma del Codice penale non saremmo stati inseriti tra i destinatari dell’abolizione dell’ergastolo”.

E ha aggiunto: “Questo mi portò a dire che Berlusconi era un traditore”.

L’avvocato del Cavaliere, “Dichiarazioni prive di fondamento”

“Le dichiarazioni rese quest’oggi da Giuseppe Graviano sono totalmente e platealmente destituite di ogni fondamento, sconnesse dalla realtà nonché palesemente diffamatorie. Si osservi che Graviano nega ogni sua responsabilità pur a fronte di molteplici sentenze passate in giudicato che lo hanno condannato a plurimi ergastoli per gravissimi delitti”.

Lo ha precisato Niccolò Ghedini, avvocato di Silvio Berlusconi e parlamentare di Forza Italia.

“Dopo 26 anni ininterrotti di carcerazione, improvvisamente – ha sottolineato Ghedini – il signor Graviano rende dichiarazioni chiaramente finalizzate ad ottenere benefici processuali o carcerari inventando incontri, cifre ed episodi inverosimili ed inveritieri. Si comprende, fra l’altro, perfettamente l’astio profondo nei confronti del presidente Berlusconi per tutte le leggi promulgate dai suoi governi proprio contro la mafia. Ovviamente saranno esperite tutte le azioni del caso avanti l’autorità giudiziaria”.

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