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Mafia, il re dei supermercati che nascondeva Bernardo Provenzano

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Mafia, il re dei supermercati che nascondeva Bernardo Provenzano

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giovedì 18 Febbraio 2021

E' una delle accuse che il Tribunale di Palermo - sezione Misure di Prevenzione -, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia (Dda) del capoluogo, rivolge all'imprenditore Carmelo Lucchese, 53 anni, che opera nel settore della grande distribuzione alimentare

Secondo le indagini avrebbe procurato un appartamento per dare rifugio al capomafia Bernardo Provenzano nell’ultimo periodo della sua latitanza.

E’ una delle accuse che il Tribunale di Palermo – sezione Misure di Prevenzione -, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia (Dda) del capoluogo, rivolge all’imprenditore Carmelo Lucchese, 53 anni, che opera nel settore della grande distribuzione alimentare.

Nell’operazione, dove è stato sequestrato un patrimonio di 150 milioni di euro, sono stati impegnati oltre 100 militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Palermo che hanno messo i sigilli ad aziende, quote societarie, immobili, conti correnti, polizze assicurative e auto di Lucchese.

Lucchese sarebbe riuscito a espandersi economicamente nel settore avvalendosi di interventi della mafia e acquisendo ulteriori attività commerciali, scoraggiando la concorrenza anche attraverso atti di danneggiamento, risolto controversie sorte con alcuni soci, ottenendo la possibilità di rilevare un’impresa contesa e beneficiando di una dilazione nei pagamenti ed evitato il pagamento del “pizzo” nella zona di Bagheria. L’imprenditore, in cambio dei favori, avrebbe assunto familiari di boss nei propri punti vendita.

La Gamac, grazie all’aiuto dei clan, sarebbe cresciuta esponenzialmente, trasformandosi dall’iniziale impresa familiare in una realtà in forte sviluppo che ha incrementato costantemente il proprio volume d’affari arrivando a fatturare oltre 80 milioni di euro nel 2019.

Oltre al sequestro del compendio aziendale e delle quote sociali della Gamac Group srl sono stati messi i sigilli a 7 immobili, tra cui una villa in zona Pagliarelli a Palermo, 61 rapporti bancari e 5 polizze assicurative e 16 autovetture, tra cui 2 Porsche Macan.

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