Mafia, operazione contro i clan Laudani e Santapaola - QdS

Mafia, operazione contro i clan Laudani e Santapaola

redazione web

Mafia, operazione contro i clan Laudani e Santapaola

mercoledì 16 Dicembre 2020

Arrestato in Germania il latitante Falzone. Nel blitz "Report" della Guardia di finanza nel Catanese trentotto indagati e diciotto arresti, tra cui il capomafia Orazio Scuto che guidava il clan dal carcere attraverso dei pizzini portati dalla figlia Valentina, ora ai domiciliari. Indagato per corruzione elettorale Luca Sammartino

Doppio colpo alla cosca Santapaola-Ercolano: mentre è in corso un blitz della Finanza nel Catanese contro la famiglia e il clan dei Laudani, è giunta la notizia dell’arresto da parte della Polizia a Heilbronn, in Germania, del latitante Antonino Falzone, pluripregiudicato e ricercato dal settembre scorso.

L’operazione nel Catanese

Intanto oggi oltre cento militari del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Catania, con la collaborazione dello Scico, hanno dato vita all’operazione denominata “Report” nei confronti di presunti appartenenti ai clan mafiosi Laudani e Santapaola.

Trentotto indagati, diciotto arresti

L’inchiesta che ha portato a trentotto indagati e diciotto ordinanze cautelari per mafia, estorsioni, usura, turbativa d’asta, armi, ha alzato il velo sulla cosca Laudani.

E’ stato scoperto che, durante la sua detenzione nel carcere di Caltanissetta, tra il 2016 e il 2019, Orazio Scuto, 61 anni, ritenuto il reggente del clan ad Acireale, impartiva ordini con pizzini nascosti nelle confezioni di succhi di frutta o barrette di cioccolato, che venivano portati fuori dalla struttura grazie all’aiuto della figlia Valentina, di 33 anni.

L’indagine ha messo a fuoco le figure di Letterio Messina, che eseguiva sul territorio gli ordini di Scuto, e di un ex pugile, Giacomo Cageggi, quarant’anni, che sarebbe stato più volte protagonista di spedizioni punitive.

Tutti i nomi degli arrestati

In carcere, nell’operazione, oltre a Orazio Scuto, Caggegi e Messina, sono finiti Carmelo Bonaccorso e Rosario Bonanno, entrambi di 58 anni, Girolamo “Lucio” Brancato, di 47, Alberto Caruso, di quaranta, Mirko Pompeo Casesa, di 37, Salvatore Mazzaglia, di 63, Antonino Puglisi, di 55.

Ai domiciliari, oltre a Valentina Scuto, figlia di Orazio, sono stati posti Dante Giuseppe Tiezzi, di 58 anni, Rosaria Gabriella Sidoti, di 48, Vincenzo Massimiliano Pappalardo, di 51, Luca Anicito, di 46, Alfio Giuffrida, di 54, Rosario Mannino, di 56, e Gianfranco Antonino Pappalardo, di 48.

Sequestrata la Friscus srl

La Guardia di finanza ha inoltre sequestrato le quote sociali e il patrimonio di una società di trasporti per un valore di circa un milione di euro.

Il sequestro preventivo è stato eseguito nei confronti della Friscus srl, la cui proprietà sarebbe stata intestata a una prestanome.

Gli ordini dal carcere con i pizzini

Il sistema di comunicazione con i pizzini, secondo quanto accertato, ha consentito a Orazio Scuto di impartire all’esterno le direttive per la gestione della società e in merito ad alcune iniziative da intraprendere nell’ambito delle attività criminali.

Le indagini hanno consentito di accertare le modalità operative di alcuni dei gruppi più operativi appartenenti al clan Laudani, e di accertare episodi di estorsione da parte di esponenti del clan Santapaola a imprenditori e professionisti.

Imprenditori dichiarati falliti riavevano i beni messi all’asta

Persone appartenenti o vicine al clan Laudani sarebbero intervenute affinché imprenditori dichiarati falliti – nei cui confronti era stata attivata la procedura di esecuzione immobiliare – potessero rientrare in possesso del bene posto all’asta.

Uno degli episodi ha riguardato una procedura di asta immobiliare effettuata nel Tribunale di Catania. Un imprenditore, proprietario di un appartamento oggetto dell’esecuzione fallimentare, aveva richiesto e ottenuto l’intervento di Messina per alterare la procedura di vendita del bene. Fu individuato un prestanome compiacente e furono allontanati i potenziali offerenti.

Le indagini hanno anche posto in luce una importante disponibilità di armi, utilizzate in episodi violenti e intimidazioni. Di particolare rilievo è risultata la figura di Cageggi, che sarebbe stato più volte protagonista di spedizioni punitive armate e intimidazioni nei confronti di clan rivali.

Indagato deputato regionale

Nell’ambito dell’inchiesta risulta indagato per corruzione elettorale anche un deputato regionale di Italia Viva, il presidente della Commissione cultura dell’Ars Luca Sammartino, 35 anni, catanese, mister preferenze alle regionali del 2017 con 33 mila voti per corruzione elettorale.

Sammartino è destinatario di un avviso di conclusione delle indagini in cui si afferma che avrebbe trovato “un posto di lavoro a un nipote di Brancato alla Mosema, società di Mascalucia a partecipazione pubblica per la gestione di rifiuti” e “lo spostamento di una cabina telefonica nei pressi della pizzeria di sua moglie a Massannunziata frazione di Mascalucia”.

Il deputato regionale ha detto di aver appreso la notizia “dagli organi di stampa”.

“Sono consapevole di non aver commesso alcun reato – ha affermato – Quando avrò contezza degli atti, sarò in condizione di replicare e mi difenderò adeguatamente”.

L’avvocato di Sammartino, Carmelo Peluso, ha aggiunto: “Ci difenderemo in maniera adeguata appena conosceremo i dettagli della contestazione”.

Su Sammartino pende una richiesta di rinvio a giudizio (l’udienza preliminare è prevista per il prossimo 23 febbraio) sempre per corruzione elettorale. Con il parlamentare sono indagate altre sei persone per la presunta compravendita di voti per le regionali 2017 e le politiche 2018 quand’era candidato alla Camera.

Sammartino era stato coinvolto in un’altra inchiesta, poi archiviata, della Procura catanese, su presunte irregolarità in un seggio speciale allestito nel centro assistenza per anziani Maria Regina di Sant’Agata li Battiati per le regionali.

Nell’inchiesta gli indagati sono ben trentasette e i diciotto colpiti da misure restrittive sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, usura, turbativa d’asta, favoreggiamento personale, detenzione e porto di armi da fuoco.

Gli ordini di custodia cautelare, dieci in carcere ed otto ai domiciliari, sono stati emessi dal Gip del Tribunale di Catania su richiesta della Dda della Procura etnea.

Tutti i particolari dell’operazione saranno illustrati in una conferenza stampa in programma per la tarda mattinata nella sede del Nucleo di Polizia economico – finanziaria di Catania.

L’arresto di Falzone nel Baden Württemberg

Tornando all’arresto di Falzone, questo è avvenuto in esecuzione di un mandato di arresto europeo scaturito da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Catania per associazione mafiosa finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsioni ed altro.

L’operazione è stata condotta dalla Polizia Regionale del Land Baden Württemberg, con la collaborazione del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia e della Dia, nel complesso di un’articolata attività info-investigativa sviluppata nell’ambito della Rete Operativa Antimafia @on.

Falzone era ricercato a seguito di un’operazione dei Carabinieri della Compagnia di Giarre (Catania) che aveva disarticolato il clan facente capo al boss Benedetto La Motta, referente della famiglia catanese Santapaola-Ercolano nel comune di Riposto (Catania) e zone limitrofe.

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