Mafia, pesanti giudizi del Gip sulla deputata Occhionero - QdS

Mafia, pesanti giudizi del Gip sulla deputata Occhionero

redazione

Mafia, pesanti giudizi del Gip sulla deputata Occhionero

giovedì 07 Novembre 2019

Nonostante non ancora indagata sarebbe "gravemente inconsapevole o connivente", come scritto nella convalida del fermo di Antonello Nicosia, esponente dei Radicali italiani intercettato mentre parlava di Matteo Messina Denaro come del "premier"

Si è preso fino all’ultimo minuto consentito dalla legge. E stasera, 48 ore esatte dopo la richiesta di convalida del fermo, il gip di Sciacca Alberto Davico, con un provvedimento di 247 pagine, ha spiegato perché Antonello Nicosia, esponente dei Radicali Italiani e collaboratore parlamentare della deputata Giusy Occhionero deve restare in carcere.
Parole molto severe, quelle del magistrato, che non ha dubbi che i gravi indizi di colpevolezza indicati dai pm palermitani ci siano.

A carico di Nicosia, come degli altri quattro fermati: il boss di Sciacca Accursio Dimino e i tre suoi favoreggiatori.

Nella motivazione il gip ha sottolineato “la spiccata pericolosità criminale” degli indagati e ha definito Dimino e Nicosia “a pieno titolo inseriti nell’ambito della criminalità organizzata di stampo mafioso”.
Ma se le valutazioni sui due fermati, accusati di associazione mafiosa, per quanto severe, erano attese, colpiscono le parole usate dal magistrato nei confronti della parlamentare di Leu Occhionero che, ignorando la condanna a dieci anni e sei mesi per traffico di droga subita da Nicosia, gli aveva fatto un contratto da assistente parlamentare e andava con lui nelle carceri a incontrare boss detenuti.

Comportamenti che, secondo il giudice dimostrano o “un grave difetto di consapevolezza” oppure “una connivenza”.
Sospendendo il giudizio sulla posizione della Occhionero, al momento non indagata, il gip sottolinea però che “tramite un messaggio proveniente dalle carceri può essere ben ordinato un omicidio e garantita l’operatività di Cosa nostra”.

E parla di “infiltrazioni gravissime di Cosa nostra negli apparati dello Stato strumentalizzati per fini apparentemente nobili, in realtà volte ad alleggerire il rigore della detenzione dei mafiosi”.

Il riferimento è all’interesse mostrato dal Radicale per le condizioni dei carcerati, secondo l’accusa solo un paravento per entrare nelle celle, vedere i capimafia, portare all’esterno informazioni e messaggi e fare avere loro benefici.

“Si osserva – aggiunge – che le prerogative attribuite in sede parlamentare ai fini di collaborazione dei membri delle Camere venivano distorte e strumentalizzate fino a fornire la chiave di accesso a un mafioso presso le carceri italiane ai fini dei contatti con i boss”.

Sta ora alla Procura di Palermo valutare la posizione della parlamentare, che da ottobre è passata a Italia Viva.

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