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Mafia, Mattarella ricorda il sacrificio di Gaetano Costa e Ninni Cassarà

redazione

Mafia, Mattarella ricorda il sacrificio di Gaetano Costa e Ninni Cassarà

venerdì 07 Agosto 2020

Furono uccisi da Cosa nostra negli anni ‘80. Il Presidente della Repubblica, “Fare memoria dell’esempio di questi valorosi servitori dello stato significa rinnovare l’impegno per contrastare ogni forma di mafia"

PALERMO – “Fare memoria dell’esempio di questi valorosi servitori dello stato significa rinnovare l’impegno per contrastare ogni forma di mafia e richiamare il senso etico di quanti, attraverso il loro agire, hanno rafforzato i valori della legalità e solidarietà nelle Istituzioni. In questo giorno di ricorrenza, desidero rinnovare i sentimenti di partecipazione e gratitudine del Paese ai familiari e ai colleghi delle vittime che in questi lunghi anni ne hanno ricordato l’ammirevole dedizione nello svolgimento delle loro attività professionali”. Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ricorda, in una dichiarazione, Gaetano Costa e Antonino Cassarà, detto Ninni, uccisi in agguati di mafia.

“Il 6 agosto del 1980, mentre passeggiava da solo nel centro di Palermo, Gaetano Costa veniva ucciso a colpi di pistola da sicari mai identificati in uno spietato agguato di stampo mafioso. A distanza di cinque anni, il 6 agosto del 1985, il Vice Questore Antonino Cassarà perdeva la vita in un sanguinoso attentato mafioso insieme all’agente della Polizia di Stato Roberto Antiochia, componente della sua scorta”, ricorda il Capo dello Stato.

“Procuratore capo a Palermo nel 1978, dopo un percorso professionale svolto per la maggior parte presso gli uffici requirenti siciliani, Gaetano Costa ha condotto delicate ed efficaci indagini sulle organizzazioni criminali operanti sul territorio. Ha intuito con una visione sistemica l’evoluzione del fenomeno mafioso e i suoi collegamenti con la Pubblica Amministrazione e il traffico internazionale di stupefacenti. È stato fra i primi a comprendere la necessità di predisporre strumenti legislativi idonei per condurre indagini patrimoniali nei confronti degli esponenti della criminalità organizzata. Consapevole dei rischi personali connessi alla sua funzione, egli ha svolto la sua attività con rigore morale, fermezza e appassionato impegno. Nella convinzione di rientrare tra coloro “che avevano il dovere di avere coraggio”. Vice Questore a Palermo, Antonino Cassarà ha preso parte a complesse e importanti operazioni insieme al Commissario Giuseppe Montana, anche lui assassinato dalla mafia nel 1985. Investigatore di straordinario intuito ha contribuito con le sue indagini, in collaborazione con Giovanni Falcone e con il “Pool antimafia”, all’istruzione del primo Maxiprocesso”, conclude.

M5s: “Cassarà e Costa esempi generosità in lotta”

“Oggi Palermo e l’Italia tutta hanno il dovere di ricordare e rendere omaggio al procuratore capo di Palermo Gaetano Costa, cui la mafia tolse la vita il 6 agosto del 1980, al vicecapo della Squadra Mobile Ninni Cassarà e all’agente scelto Roberto Antiochia, uccisi da Cosa Nostra a colpi di kalashnikov il 6 agosto nel 1985. Tre uomini in prima linea, ogni giorno, nella lotta alla mafia nell’epoca buia e sanguinosa degli anni ’80 in Sicilia. Costa cadde sotto i colpi di pistola mentre si trovava da solo e senza scorta davanti a una bancarella di libri. Quella di rifiutare la protezione fu una sua scelta fatta per non mettere in pericolo altre persone. Convinciamoci che siamo cadaveri che camminano’, aveva detto Cassarà a Paolo Borsellino il 28 luglio di quello stesso anno, a seguito dell’uccisione dell’amico e collega Beppe Montana. Otto giorni dopo toccò a lui e al valoroso agente Roberto Antiochia, che nonostante fosse in un giorno di vacanza scortava ugualmente il suo superiore insieme ad altri due colleghi. Lo Stato non fu in grado di fare il massimo per proteggere loro come tanti altri suoi servitori che scelsero come lavoro quello della battaglia quotidiana contro la criminalità organizzata. Per questo è ancor più doveroso da parte delle istituzioni tenere viva la memoria e battersi sul serio contro le mafie: con massimo rigore, abnegazione e senso della collettività”. Lo affermano in una nota i componenti del MoVimento 5 Stelle nella commissione parlamentare Antimafia.

Anfp: “Cassarà fu lasciato solo”

Ricordare l’omicidio 35 anni fa di Ninni Cassarà e Roberto Antioca,crivellati da oltre 200 colpi di Kalashnikov, pochi giorni dopo l’assassinio di Beppe Montana, per “evitare che possa ripetersi quella stagione, in cui chi combatteva la mafia era solo”. E’ il monito che arriva dall’Associazione nazionale funzionari di polizia, evocando l’immagine della vedova di Cassarà che vide il marito morire dal balcone e “trovò tutte le porte dei vicini sbarrate mentre invocava aiuto”. “Nessuno pensi che la mafia sia stata debellata, lo dimostra l’arresto di ieri del figlio di Tano Badalamenti per associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti”, dice il segretario nazionale Enzo Letizia , ricordando un altro triste anniversario, la morte del Procuratore Capo di Palermo Gaetano Costa. Il pericolo mafia resta attuale, anzi la crisi economica del Paese rappresenta “il terreno fertile” per i clan “sia per il reclutamento di nuovi componenti sia per sfruttare le conseguenti degenerazioni sociali e imprenditoriali”. Perciò, non solo occorre “tenere alta la guardia sui sistemi corruttivi dell’apparato politico-amministrativo con particolare riferimento ai settori delle concessioni pubbliche, dell’edilizia e dell’erogazione di misure economiche di sostegno emergenziale, ma è necessario che venga, anche, rafforzata e stimolata la collaborazione con le associazioni di categoria attive sul territorio come Confindustria, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti per l’individuazione delle aree sensibili d’intervento investigativo. La mafia si batte attraverso una sicurezza condivisa” conclude Letizia.

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