Mafia: sequestrati in Thailandia beni del "riciclatore dei boss" - QdS

Mafia: sequestrati in Thailandia beni del “riciclatore dei boss”

redazione

Mafia: sequestrati in Thailandia beni del “riciclatore dei boss”

lunedì 10 Giugno 2019

La vita avventurosa di Vito Roberto Palazzolo, protagonista dell'inchiesta Pizza connection - riciclava per conto di Riina e Provenzano - e che operava tra Svizzera e Sudafrica. L'operazione della Guardia di Finanza

Un conto corrente bancario è stato sequestrato in Thailandia a Vito Roberto Palazzolo (nella foto), ex tesoriere e riciclatore dei capomafia Totò Riina e Bernardo Provenzano. Il conto era intestato alla moglie di Palazzolo, la ricca ereditiera di origine israeliana Tirtza Grunfeld.

Il provvedimento che prevede il congelamento dei beni è stato emesso dalla Corte reale civile dopo una rogatoria internazionale su indagini del nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Palermo coordinate dalla locale Dda.
Palazzolo è stato condannato in via definitiva, nel 2009, a nove anni di reclusione per associazione di stampo mafioso.

Arrestato a Bangkok nel marzo 2012, dopo una latitanza all’estero durata oltre venti anni, nel dicembre 2013 è stato estradato in Italia per scontare la pena.

Attualmente è in affidamento ai servizi sociali.

Fu protagonista del traffico internazionale di droga dei primi anni Ottanta tra la Sicilia, l’Estremo Oriente e gli Stati Uniti, noto come ‘Pizza Conection”, le cui indagini furono coordinate dal giudice Giovanni Falcone e dal Procuratore distrettuale di New York Rudolph Giuliani.

Il sequestro riguarda un deposito bancario con un saldo attivo di diverse decine di migliaia di euro.

In base alla rogatoria internazionale l’Ufficio antiriciclaggio thailandese aveva emanato un provvedimento di congelamento dei beni riconducibili a Palazzolo.

Successivamente la Corte reale civile ha disposto il sequestro di beni a carico dei coniugi Palazzolo, costituiti da un deposito bancario.

Nel 1984 Palazzolo fu arrestato, ma temendo di essere giudicato in Italia, in attesa dell’estradizione, confessò alle Autorità Svizzere le sue relazioni con i principali protagonisti del traffico di sostanze stupefacenti.

Sfruttando un permesso concessogli dalle Autorità carcerarie elvetiche e grazie a un passaporto svizzero falsificato, Palazzolo arrivò in Sudafrica con la falsa identità di Robert von Palace Kolbatschenko.

Proprio in Sudafrica affinò le sue grandi doti imprenditoriali, mettendo a sistema le sue capacità di finanziere internazionale e, grazie anche a importanti appoggi in quel Paese, iniziava ad investire nel settore immobiliare e in numerose attività commerciali, estendendo i propri interessi anche in territori limitrofi, come la Namibia e l’Angola.

L’operazione che ha portato al primo sequestro di beni di Palazzolo in Thailandia, condotta dagli specialisti del Gico della Guardia di finanza di Palermo, con la collaborazione del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia della Direzione Centrale della Polizia Criminale, si inserisce nel più ampio dispositivo di ricerca, anche e soprattutto all’estero, di quello che viene indicato come un notevole patrimonio riconducibile all’ex riciclatore e tesoriere dei capimafia di Cosa nostra.

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