PALERMO – Le scuole siciliane sono sempre più vecchie e cadenti, eppure dagli uffici regionali sono veramente pochi i fondi messi a disposizione delle istituzioni scolastiche per gestire la manutenzione degli immobili. Il bilancio regionale, per l’esercizio finanziario 2023, prevede uno stanziamento di 720mila euro per “contributi a favore delle istituzioni scolastiche per far fronte all’ordinaria manutenzione degli edifici ad uso della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione”.
La cifra è rimasta invariata rispetto all’anno precedente, e l’aumento fittizio dello 0,8% è dovuto soltanto alla riduzione del numero degli istituti e dei plessi attivi sul territorio. Questo quanto si evince dal Decreto del dirigente di servizio n.399 del dipartimento dell’Istruzione, dell’Università e del Diritto allo studio Servizio 1 – Funzionamento scuole statali.
I parametri per la distribuzione della cifra sono stati fissati nel Dds n.1081 dell’8 giugno 2022, e prevedono che siano devoluti 639,89 euro per le sedi principali, e 161,87 euro per i plessi, succursali, sezioni staccate e punti di erogazione del servizio. Nel 2023 sono stati individuati un totale di 576 sedi e 2.171 plessi, per cui è stato possibile aumentare la cifra di 639,89 euro dell’0,8%, portandola a 644,64 euro.
In totale, agli istituti comprensivi dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, per un totale di 457 istituti e 1.868 plessi, sono stati ripartiti 569.973,64 euro; alle direzioni didattiche di infanzia e primaria, 72 istituti e 199 plessi, sono andati 78.626,21 euro. Ancora, alle scuole secondarie di primo grado, 21 istituti e 11 plessi, sono andati 15.318,01; gli istituti omnicomprensivi riferiti a infanzia e primo ciclo di istruzione, 11 istituti e 21 plessi, riceveranno un totale di 10.490,31 euro, mentre ai centri provinciali di istruzione per adulti, 10 istituti e 75 plessi, sono stati attribuiti 18.586,65 euro.
Si tratta, purtroppo, di cifre irrisorie, che poco possono per andare a recuperare o anche solo mantenere lo stato già precario di molti edifici utilizzati per le attività scolastiche. Luoghi in cui ogni giorno bambini e ragazzi trascorrono molte ore, nel proprio percorso di crescita e formazione; strutture in cui le infiltrazioni d’acqua sono la norma, gli impianti elettrici sono spesso in condizioni tali da rappresentare un reale pericolo per chi si trova a soggiornare nelle aule, senza dimenticare la caduta di calcinacci, spesso risolta semplicemente dismettendo l’uso delle aule dove è accaduto il fatto. Tutte le eventualità paventate non sono casi isolati, ma sono così all’ordine del giorno da non suscitare alcun scalpore. Nelle scuole pubbliche, poi, la mancanza di soldi si unisce alla burocrazia: nelle scuole pubbliche l’autorizzazione ai lavori, previo sopralluogo, nonché l’affidamento dell’appalto, compete al sindaco del Comune sul cui territorio si trova la scuola interessata, per cui i dirigenti scolastici non hanno possibilità di agire in autonomia a meno che l’intervento sia indifferibile, di piccola manutenzione e la riparazione degli edifici scolastici e delle loro pertinenze sia strettamente necessaria a garantire lo svolgimento delle attività didattiche.
In questi casi, le istituzioni scolastiche anticipano i fondi necessari all’esecuzione degli interventi, dandone immediata comunicazione all’ente locale competente, per poterne chiedere il rimborso. Per la manutenzione straordinaria, le istituzioni scolastiche possono svolgere attività di ripristino o ricostruzione o comunque ristrutturazione degli edifici scolastici nei soli casi in cui gli immobili siano stati acquisiti in proprietà, o in cui l’ente locale competente conferisca, tramite atto convenzionale, un’apposita delega.