Il maschilismo politico siciliano continua a escludere le donne - QdS

Il maschilismo politico siciliano continua a escludere le donne

Il maschilismo politico siciliano continua a escludere le donne

venerdì 01 Ottobre 2021

Le donne rappresentano appena il 14% dei 134 aspiranti primi cittadini. Svezia e Islanda sono lontane anni luce

Se si sommano una realtà desolante e delle promesse non mantenute, il risultato fa comprendere come, in fondo, la politica Siciliana di cambiamento non voglia proprio sentirne parlare. Lo dicono i numeri, perché a fronte dei 134 candidati sindaco che partiti e liste civiche hanno candidato per le prossime elezioni amministrative, che interesseranno 42 Comuni dell’Isola, soltanto 19 sono donne. Si tratta appena del 14%.

Un magro bottino, soprattutto se si pensa a ciò che avevano sostenuto qualche mese fa, sempre su queste colonne, le voci dei partiti più rappresentativi a livello nazionale e regionale. Avevamo infatti chiesto a DiventeràBellissima, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega Salvini premier, Movimento 5 stelle e Partito democratico le intenzioni in vista delle amministrative, ormai prossime, del 10 e 11 ottobre, ricevendo un po’ da tutti rassicurazioni in merito all’intenzione di puntare maggiormente sulle amministratrici in rosa. Niente obblighi, ci è stato detto un po’ da tutti, ma un maggior coinvolgimento del gentil sesso, soprattutto in base a un processo meritocratico.

Peccato che alla fine dei conti, questa valorizzazione della meritocrazia vada a premiare sempre e comunque gli uomini. Lo dicono i numeri, c’è poco da fare. Ecco perché ci risulta difficile pensare che questo processo di selezione possa essere davvero efficace: se sono sempre le donne a rimetterci, allora deve esserci qualcosa che non va.

Insomma, chi si aspettava un cambiamento già dalla prossima tornata elettorale dovrà quantomeno attendere il prossimo anno. Difficile, infatti, visti i numeri attualmente sul tavolo, che si possa invertire quella tendenza capace di relegare la Sicilia tra le ultime regioni in Italia per numero di sindaci in rosa. Ricordiamo a tal proposito che in base agli ultimi dati elaborati dall’Istituto per la finanza e l’economia locale (Ifel) solo il 7,5 per cento dei Comuni dell’Isola è amministrato da una donna: 29 su 390. Si tratta della percentuale penultima in Italia, visto che peggio fa soltanto la Campania, ferma al 4,5 per cento.

Così, anche la proposta, più volte lanciata da queste colonne, di una donna candidata alla presidenza della Regione, sembra davvero lontana anni luce. Tanto quanto appare lontanissima da noi la realtà nordeuropea. Nei giorni scorsi, infatti, l’Islanda è andata vicina a essere il primo Paese europeo con una maggioranza di deputate in Parlamento, ma dopo un riconteggio dei voti delle elezioni del 26 settembre tre donne hanno perso il seggio che pensavano di aver ottenuto, facendo scendere la rappresentanza femminile alla Camera sotto l’asticella del 50%. Nonostante questo, ci troviamo davanti a numeri che in Sicilia, ma anche in Italia, dopotutto, sembrano quasi fantascientifici. Nel Parlamento islandese siede infatti il 47,6% di donne, lasciando il primato alla Svezia, con una quota del 47% di donne parlamentari.

La domanda sorge spontanea: arriveremo mai a raggiungere questi numeri? Se il processo meritocratico utilizzato finora continua a guardare più ai cromosomi che ad altro, ci sembra molto difficile, se non addirittura impossibile.

Gioiosa Marea e quel “referendum” sulla politica in rosa

La sfida contro il quorum della candidata Giusy La Galia

GIOIOSA MAREA (ME) – La prima e unica volta di Gioiosa Marea risale al 1961. All’epoca l’elezione diretta del primo cittadino era di là da venire, ma il Civico consesso scelse una donna, un medico, la dottoressa Melina Magistro, per occupare il più alto scranno comunale. Oggi la storia, per definizione fatta di corsi e ricorsi, potrebbe ripetersi.

Già, perché candidata a ricoprire la carica di “borgomastro” della località definita “La perla del Tirreno” è Tindara La Galia, detta Giusy, classe 1978, che con Milema Magistro condivide la professione (è dirigente medico presso il reparto di Ginecologia ed Ostetricia dell’ospedale “Barone Romeo” di Patti). Laureatasi a pieni voti nel 2003, “fin da subito mi sono buttata sul lavoro a capofitto per accumulare competenze, facendo le guardie mediche e le sostituzioni, nella mia Gioiosa, dei medici di famiglia. Un’esperienza, quest’ultima, che ha permesso di farmi conoscere e di conoscere a mia volta i miei concittadini”. Poi i primi incarichi a Canicattì e Sciacca. Fino al ruolo all’ospedale Ingrassia di Palermo. Ma Gioiosa era sempre nel cuore e la voglia di impostare la vita e il futuro (sostantivo che sarebbe diventato una costante, visto che il nome della lista che la sostiene nella consultazione elettorale del 10 e 11 ottobre è “Verso il futuro”) vicino alla propria famiglia (“che mi ha sempre sostenuto e appoggiato”) ebbe il sopravvento.

Nel 2012, intanto, a Gioiosa Marea era tempo di elezioni. Il sindaco uscente, Ignazio Spanò, aveva terminato due lustri di mandato e a contendersi la poltrona di primo cittadino c’erano Eduardo Spinella e Bruno Lena. Ma qualcuno pensò alla dottoressa La Galia, proponendole qualcosa a cui, fino a quel momento, non aveva neanche lontanamente pensato: candidarsi al Consiglio comunale. “Ero laureata da poco, il concorso vinto da ancora meno tempo ed ero concentrata unicamente sulla professione”. Ma Giusy La Galia, una a cui piacciono le sfide, accettò. E il risultato non si fece attendere: “Prima eletta fra le donne in una tornata elettorale in cui non era nemmeno prevista la doppia preferenza”. Ad avere la meglio fu Eduardo Spinella e lei fece cinque anni di minoranza.

Nel 2017, alla scadenza del mandato di Spinella, i consiglieri di opposizione uscenti tornarono a sostenere la candidatura a sindaco di Ignazio Spanò. Che conseguì il terzo mandato, drammaticamente interrotto lo scorso mese di novembre a seguito della sua prematura scomparsa. Tre anni e mezzo durante i quali Giusy La Galia ha ricoperto l’incarico di assessore alla Pubblica istruzione e Servizi sociali, conducendo in porto numerose iniziative: dall’organizzazione del trasporto alunni durante i momenti non in Dad dell’emergenza Coronavirus, al progetto “Città che legge” (qualifica rilasciata dal ministero dei Beni culturali), alla giornata di Santa Lucia il 13 dicembre (“bellissimo evento organizzato scolastico organizzato solo nel 2019 e che a causa della pandemia non abbiamo potuto ripetere”) per far conoscere ai ragazzi della scuola media la realtà della piccola contrada gioiosana che prende il nome dalla santa di Siracusa.

Adesso la candidatura a sindaco, che per Gioiosa Marea ha un’altra peculiarità: “Verso il futuro” è l’unica lista presentata e Giusy La Galia è l’unica aspirante. Esattamente come a Ferla (Siracusa) e San Cipirello (Palermo), dove pure è in lizza una donna, Romina Lupo. E affinché le elezioni siano valide è necessario un quorum del 50 per cento. Una situazione che, a dire il vero, non entusiasma particolarmente nemmeno La Galia: “Un sano e costruttivo confronto mi avrebbe fatto piacere. Tutto immaginavo tranne che rimanere da sola nella competizione elettorale. Assumersi responsabilità in questo momento significa prendersi a cuore le sorti di Gioiosa che di tutto ha bisogno tranne che di un immobilismo conseguenza diretta di un commissariamento la cui peculiarità è l’ordinaria amministrazione”.

Un voto che per Gioiosa Marea rappresenta una sorta di referendum nei confronti della politica declinata al femminile. Che per Giusy La Galia significa anche pragmaticità: “Nel mio mestiere una decisione sbagliata può avere conseguenze gravi: se c’è una sofferenza fetale, hai solo un quarto d’ora per salvare il bambino. Questo modo di ragionare voglio trasferirlo nel mio essere sindaco. Un sindaco, lo preciso, di tutti i gioiosani, sia del centro cittadino che della trentina di contrade che compongono il territorio comunale”. E chissà che, dopo sessant’anni, l’appena restaurato palazzo comunale di Gioiosa Marea non torni a colorarsi di rosa.

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