“Il trattamento sanitario riservato in carcere a Matteo Messina Denaro non diventi beffa per chi quotidianamente è costretto a ricorrere alla sanità pubblica e deve fare i conti con tempi lunghissimi e talvolta anche l’inefficienza”.
Lo ha dichiarato all’AdnKronos Sonia Alfano, ex presidente della Commissione speciale Antimafia e figlia del giornalista Beppe Alfano, ucciso dalla mafia nel 1993.
Per Alfano, Matteo Messina Denaro deve essere “trattato per quello che è: un mafioso parassita i cui capricci adesso vengono addirittura mantenuti dai contribuenti e quindi anche dalle famiglie delle vittime innocenti della mafia”.
“Le stesse famiglie – aggiunge – cui lui ha inflitto il vero ergastolo, il fine pena mai, oggi sono costrette a pagare anche i suoi sfizi, attraverso un sussidio assegnatogli dalla direzione carceraria”.
“Lo Stato – osserva ancora Alfano – lo tratti per come merita, anche alla luce del fatto che i detenuti per reati ordinari vivono in celle di pochi metri anche in 6/7 persone, e chi ha devastato le nostre famiglie ha cure a domicilio, e persino un sussidio per togliersi qualche soddisfazione”. Sonia Alfano si dice poi “certa che questo Governo saprà vigilare sulle scarcerazioni dei 41/bis che già da ieri sono iniziate”.
In riferimento alla dichiarazioni di alcuni abitanti di Campobello di Mazara, “hanno sicuramente destato sconcerto, ma devono essere da stimolo per questo Governo, affinché si riprenda a lottare contro la mafia, senza fare sconti a nessuno, potenziando i reparti speciali delle nostre forze dell’ordine che da sempre sono l’eccellenza a livello internazionale nella lotta alla mafia, e si inaspriscano dal punto di vista giudiziario le norme che troppo spesso negli ultimi anni hanno consentito ai boss mafiosi di aggirare le regole”.