Lo afferma il segretario generale della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg), Silvestro Scotti
“Al momento non siamo stati contattati e non abbiamo ricevuto alcuna indicazione operativa: non si è ancora compreso come sarà gestito il processo della somministrazione della terza dose di vaccino anti-Covid, ma da parte nostra c’è la massima disponibilità”. Lo afferma all’ANSA il segretario generale della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg), Silvestro Scotti.
La terza dose, sottolinea, “andrà prioritariamente ai soggetti immunodepressi, circa 3 milioni, e riteniamo che le condizioni di questi soggetti debbano prevedere il coinvolgimento di un medico, ma al momento non abbiamo avuto particolari sollecitazioni. E’ chiaro che la medicina generale rimane disponibile, come sempre è stata, a contribuire alla campagna vaccinale”.
C’è però bisogno, rileva, “di avere indicazioni definite in merito al nostro coinvolgimento, anche perchè va considerato che all’inizio di ottobre dovrebbe pure iniziare, secondo la circolare ministeriale, la campagna vaccinale antinfluenzale”.
Rispetto ai soggetti fragili che per primi riceveranno la terza dose, “si tratta ovviamente – spiega Scotti – di pazienti immunodepressi che sono già stati vaccinati: bisogna vedere dunque dove hanno effettuato le prime due dosi, perchè se si tratta di pazienti che sono in un processo di controllo ospedaliero e sono stati inizialmente vaccinati in ospedale, allora la terza dose, come per un paziente trapiantato, potrebbe essere fatta in ospedale nell’ambito dei controlli periodici; se invece si tratta di pazienti stabilizzati sul territorio, possono essere vaccinati tranquillamente nello studio del medico di famiglia. Inoltre, molti di questi pazienti sono stati precedentemente vaccinati proprio dai medici di base a livello domiciliare nel caso di pazienti particolarmente fragili, e questo schema si può mantenere anche per la terza dose”.
Dunque, conclude, “attendiamo indicazioni chiare e stringenti sul piano operativo, dal momento che non c’è ovviamente bisogno di un nuovo accordo: bisogna capire ad esempio quale è la distanza di tempo necessaria tra seconda e terza dose, quali sono le categorie immunodepresse da vaccinare nella primissima fase, quali sono le relazioni tra questa vaccinazione e quella antinfluenzale in termini di co-somministrazione, che pare potrebbe essere possibile”.