Meno multinazionali, più gruppi siciliani ecco come cambia la grande distribuzione - QdS

Meno multinazionali, più gruppi siciliani ecco come cambia la grande distribuzione

Lina Bruno

Meno multinazionali, più gruppi siciliani ecco come cambia la grande distribuzione

venerdì 19 Luglio 2019

Sindacati in prima linea per tutelare gli interessi delle tante famiglie preoccupate per il futuro. Un quadro sulle ultime vertenze che hanno interessato i lavoratori della provincia

MESSINA – Le grandi multinazionali lasciano l’Isola e si rafforzano i gruppi siciliani. La grande distribuzione è in fibrillazione da mesi, in cerca di un nuovo assetto, e le preoccupazioni maggiori le vivono i dipendenti, anche nelle Città dello Stretto, che in questa ricollocazione dei punti vendita, in un gioco di cessioni e acquisizioni, temono di dovere rinunciare a diritti acquisiti.

Nel corso delle trattative i sindacati, come sottolineato da Francesco Lucchesi, segretario della Filcams Cgil, hanno chiesto di “non applicare deroghe al Contratto nazionale di lavoro per evitare che con il passaggio si verificasse un peggioramento delle condizioni contrattuali e salariali dei lavoratori”.

Il gruppo Arena a insegna Decò di Enna è uscito rafforzato dalle operazioni di questi mesi e con tremila dipendenti in Sicilia e le previsioni a regime di un fatturato di un miliardo di euro si attesta come una delle più importanti imprese del settore del Meridione. Tra Messina e Sant’Agata Militello ha acquisito i sette punti vendita ex Simply-Sma della francese Auchan, gestione diretta, con 190 dipendenti.

“Quello di Sant’Agata – ha spiegato Lucchesi – è già ufficialmente del nuovo gruppo, il resto lo sarà dal 24 luglio. L’unico istituto contrattuale che abbiamo sospeso per tre anni è quello dei permessi retribuiti, sono 72 ore l’anno saltate. Per il resto i lavoratori sono transitati ad Arena con le stesse condizioni, mantenendo il 95% del salario e tutte le garanzie occupazionali che avevano prima. Perderanno 50 euro al mese lorde, un successo rispetto alle iniziali pretese del gruppo”.

Per strategia aziendale Auchan ha lasciato non soltanto la Sicilia, dove ha venduto la sua rete di ipermercati a Conad, ma anche il resto d’Italia che per le loro prospettive rappresenta prospettive non ottimali. “In relazione alle altre vertenze – ha precisato Lucchesi – è stato attivato l’ex articolo 47 della legge 148 con il passaggio del ramo d’azienda di un pezzo del gruppo Cambria, gli Spaccio Alimentare. I due punti vendita di Milazzo e Giardini Naxos verranno acquisiti anche questi dal gruppo Arena. Cambria continuerà a detenere i punti Cash & Carry di Milazzo, Messina e Torrenova. Dalla prossima settimana inizieranno le trattative. Possiamo dire che il gruppo Arena rispetta il contratto collettivo nazionale come pochi fanno in Sicilia nonostante sia un’azienda locale, perché di norma sono le multinazionali a essere più corrette. Spesso si verificano situazioni di sfruttamento dei lavoratori, obbligati a lavorare oltre orario senza riconoscimento dello straordinario con ferie non usufruite. Si tende a risparmiare sul costo del lavoro e in particolare lo fanno quegli imprenditori che hanno una gestione in franchising di uno o più punti vendita con una ventina di dipendenti”.

Dopo questi riposizionamenti restano quindi i Simply in franchising, non più associati ad Auchan ma con Carrefour. Il paradosso è che per il consumatore una gestione diretta o indiretta di un marchio non fa differenza, mentre spesso si innesca una concorrenza sleale con una politica dei prezzi diversificata tra chi si attiene al contratto e chi risparmia sui costi del personale.

“Altro passaggio – ha aggiunto il sindacalista – riguarda i punti Qui Conviene con il transito dei lavoratori stabilito dalla Gicap commerciale Srl, che oggi ha i libri in tribunale e ha presentato un concordato in bianco per la ristrutturazione del debito, al gruppo Like Sicilia, una società di proprietà della pugliese Apulia. Sono 290 i lavoratori messinesi coinvolti, da Tusa a Giardini”. La Gicap è un’azienda considerata la seconda per fatturato a Messina, nata nel 1954 e con 52 punti vendita tra Sicilia e Calabria, ma si è ritrovata a ricorrere al concordato preventivo per scongiurare un eventuale fallimento.

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