MESSINA – Si potrebbe votare già il 15 o il 22 maggio. La dichiarazione del presidente della Regione Nello Musumeci – che ha aggiunto “bisogna evitare che il ballottaggio possa andare oltre la metà di giugno” – ha reso felice l’ex sindaco Cateno De Luca, già da settimane in campagna elettorale a sostegno, con Sicilia Vera, del suo candidato Federico Basile.
Avviato il tour nei villaggi, presentata la squadra di assessori – che è la stessa rimasta in carica fino al 14 febbraio – e indicati i candidati alla presidenza delle sei Circoscrizioni, De Luca conta di avere almeno sette liste per il Consiglio e tre per ogni quartiere.
L’ex sindaco e Basile alternano i classici appuntamenti (incontri, comizi, conferenze stampa) con la presenza sui social e le dirette giornaliere. Da segnalare anche la presentazione della relazione di fine mandato dell’Amministrazione De Luca, un volume di 472 pagine in cui si illustra quanto fatto in questi tre anni e mezzo. Accanto all’ex primo cittadino sempre Federico Basile, che ha voluto evidenziare come l’unica relazione di inizio e fine mandato prevista dalla legge sia quella di natura contabile da inoltrare alla Corte dei Conti.
In parallelo non viene trascurata la campagna elettorale per le Regionali, con un programma fitto di incontri in tutte le provincie e De Luca che continua a definirsi il “candidato a sindaco della Sicilia”.
Qualche incertezza in più per le altre forze politiche, che probabilmente speravano quasi in un rinvio delle amministrative visto che non sono riuscite finora a costruire una strategia alternativa, elaborare un progetto credibile su cui fare convergere gli oppositori di De Luca – o quello che resta di loro – e il mondo dell’associazionismo. Nessun nome emerge rispetto a una serie di ipotesi che riesumano i soliti vecchi personaggi della politica locale.
Da tempo c’è una crisi della leadership sia nel centrodestra che nel centrosinistra e i continui transiti da un partito all’altro ha fatto perdere credibilità alla rappresentanza. Nel centrodestra il nome che è più circolato è quello di Matilde Siracusano, deputato nazionale di Forza Italia a cui si riconosce in modo trasversale l’impegno per il Risanamento e la Legge nazionale che ha messo a disposizione già cento milioni di euro per cancellare la ferita delle baracche. Su una sua possibile candidatura non metterebbe veti neppure l’area Genovese, anche se si continuano a cercare altre opzioni. “Considero alcuni dei profili di cui si parla e legge in queste settimane – ha affermato il deputato regionale Luigi Genovese – delle validissime opzioni. Mi sembra doveroso evidenziare l’attuale condizione di stallo rispetto all’evidente necessità di aprire un dialogo tra le forze politiche del centrodestra messinese”.
Genovese ha invitato gli esponenti della coalizione ad avviare un processo di condivisione per individuare il miglior profilo possibile. In queste settimane si sono fatte anche le ipotesi di candidatura dell’ex sindaco Giuseppe Buzzanca, del leghista Nino Germanà, eletto alla Camera con Forza Italia, e dell’ex assessore regionale Nino Beninati, anche lui ex azzurro e ora nella Lega.
Non sono più chiare le idee nel centrosinistra, dove sembra non avere portato risultati il lavoro di questi mesi di “Spazi di confronto” – un laboratorio di tutte le forze progressiste, dal Pd ad Articolo Uno, dal M5s a CMdb e MessinAccomuna – da cui sarebbe dovuto uscire un progetto condiviso e un candidato credibile.
Nel centrosinistra c’è però la consapevolezza che quest’area a Messina non sia competitiva, ecco perché si è tentato di coinvolgere componenti di centro, di “allargare il perimetro” come hanno dichiarato nei giorni scorsi Franco De Domenico, segretario cittadino del Pd, e Antonio De Luca, deputato regionale del M5s. L’operazione, che includeva anche FI, non sembra essere riuscita, almeno fino a oggi, mentre i nomi che circolano sembrano più un ripiego che frutto di un percorso condiviso. Si è ipotizzata la riproposizione del consigliere comunale Pd Felice Calabrò, già candidato nel 2013 e sconfitto al ballottaggio da Renato Accorinti per una manciata di voti, o di altri esponenti Pd. Tra i nomi venuti fuori anche quello di Valentina Zafarana, deputata all’Ars del M5s, ma nessuna ufficialità.