Roma, 14 ott. (askanews) – I mieli dei prati dei monti del Matese sono presidio Slow Food. A essere convolti sono 5 produttori tra le province di Caserta e di Benevento, che mantengono gli alveari in un ambiente ricco in biodiversità, sia animale sia vegetale, dove la presenza dell’uomo resta ancora oggi limitata.
“Il Matese è un massiccio carsico dell’Appennino centro-meridionale, diviso a metà tra Campania e Molise, e dalla scorsa primavera è Parco nazionale”, ricorda Vincenzo D’Andrea, referente Slow Food del Presidio. L’area del Matese comprende cime montuose che raggiungono i duemila metri, ma non solo, ci sono le doline, le tipiche conche dovute alla dissoluzione della roccia, e abbondano i prati umidi, grazie soprattutto alla presenza di acqua nel sottosuolo.
“Sono realtà agricole che definire piccole è riduttivo, sono proprio minuscole – spiega D’Andrea -. Producono mieli di montagna: il disciplinare di produzione stabilisce un’altitudine minima di seicento metri, dove la vegetazione comincia a cambiare”. Qui crescono piante come il trifoglio, il timo, il cardo, il tarassaco, la santoreggia, arbusti come i ciliegi selvatici, i biancospini, gli agrifogli, e alberi come i pini neri, i faggi, i lecci, gli abeti rossi. Le api bottinano le fioriture, regalando prodotti eccezionali e ogni anno diversi.
Tutti i produttori del Presidio vivono e lavorano nell’area del Parco nazionale: “abbiamo voluto favorire l’apicoltura stanziale e i produttori locali, per questo abbiamo scelto di coinvolgere solo chi ha l’azienda nei comuni dell’area protetta – aggiunge D’Andrea – Per non depauperare la risorsa floreale che in altura è ridotta, abbiamo stabilito anche che ciascun apiario non possa avere più di 25 alveari e che tra un apiario e l’altro vi siano almeno cinquecento metri di distanza. Non possiamo permetterci di innescare una competizione tra le api mellifere e gli impollinatori selvatici: bombi, osmie e farfalle sopravvivono grazie al nettare e al polline proprio come le api”.

