Migranti, 320 attendono un porto sicuro - QdS

Migranti, 320 attendono un porto sicuro

redazione

Migranti, 320 attendono un porto sicuro

domenica 11 Agosto 2019

Opens Arms, siamo al decimo giorno a bordo e resistiamo: abbiamo 160 buoni motivi per farlo. E aggiungono "Vergogna Europa.#megliomultatichecomplici". L'attacco pretestuoso della Lega Nord al Garante dei detenuti

“Decimo giorno a bordo, una caldissima domenica di agosto. Resistiamo, abbiamo 160 motivi per farlo. 160 esseri umani che hanno il diritto di sbarcare in un porto sicuro. Vergogna Europa.#megliomultatichecomplici”.

Così ha scritto stamattina in un tweet la ong spagnola Open Arms, che ha soccorso dieci giorni fa prima 121 naufraghi e ieri altri 39.

Ma salgono a oltre 320 i migranti salvati nel Mediterraneo e in attesa di un porto sicuro contando anche quelli della Ocean Viking, mentre continuano, nell’assoluto silenzio del Viminale, i cosiddetto “sbarchi fantasma”: sei a Linosa e ieri altri 67 nel sud della Sardegna.

Dall’inizio dell’anno con gli sbarchi fantasma – non segnalati dal Ministero dell’Interno, non si comprende per quale motivo – si stima che siano giunti in Italia intorno a cinquemila persone, tutte gestite dai trafficanti d’uomini che agiscono tra la Libia e la Sicilia.

La cosa paradossale è che se degli autentici sbarchi illegali non vengono nemmeno contati, quelli regolarmente segnalati dalle navi delle Ong e che chiedono, come prevede il diritto internazionale, un porto sicuro, vengono criminalizzati con provvedimenti come il cosiddetto Decreto sicurezza bis, sul quale è caduta la scure del presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella, costretto a ricordare come salvare vite non sia reato.

Per i naufraghi raccolti dalle navi delle due Ong, non sembra vicino l’ora dello sbarco considerando che all’Ocean Viking di Sos Mediterranee e Medici Senza Frontiere, è stato già notificato il divieto d’ingresso nelle acque territoriali italiane, mentre Malta si è detta disponibile ad accogliere soltanto le ultime 39 persone soccorse dalla Open Arms, ma non le altre 121 da nove giorni in mare e a cui proprio ieri ha fatto visita l’attore Richard Gere.

La ong spagnola, insieme all’attore, ieri ha annunciato di aver presentato un esposto alle Procure di Roma e di Agrigento per chiedere di verificare se in tutta la vicenda del mancato sbarco siano stati commessi eventuali reati.

La Open Arms nelle prime ore del mattino di ieri ha ricevuto una segnalazione di Alarm Phone, il servizio telefonico che fornisce ai migranti un numero da chiamare in caso di difficoltà, per una barca in avaria nella zona Sar maltese con 39 persone a bordo. Malta ha fatto sapere alla ong spagnola di essere disponibile allo sbarco degli ultimi 39 migranti, ma non degli altri.

Una scelta definita “inammissibile” dalla ong spagnola.

“Lo sbarco si deve fare per tutte le persone perché non possiamo mettere a rischio la sicurezza degli altri” ha detto Riccardo Gatti, presidente di Open Arms Italia. Da La Valletta il ministro dell’Interno Michael Farrugia ha confermato: “Malta ha offerto il trasferimento dei 39” e “di sbarcarli in un’area di responsabilità di Malta” ma “Open Arms ha rifiutato di farlo insistendo che Malta prenda anche altri 121 migranti intercettati in un’area dove noi non abbiamo competenza. Malta può assumersi solo le responsabilità che le competono in mancanza di altre soluzioni”.

La Ocean Viking due giorni fa aveva soccorso 85 persone, tra cui quattro bambini, a 60 miglia dalla Libia a bordo di un gommone, ieri ne ha soccorse altre 80 sempre su un gommone a largo della Libia.

Ma alla nave è già stato notificato il divieto d’ingresso nelle acque territoriali italiane.

E il governo italiano – in crisi – ha inviato una nota verbale all’ambasciata della Norvegia in cui si sottolinea che l’Italia “non ha in alcun momento assunto il coordinamento delle operazioni di soccorso” e, in ogni caso il recupero dei migranti è avvenuto “ben al di fuori della zona sar di responsabilità italiana”.

Per questo “non può in alcun modo essere attribuita alle autorità italiane la responsabilità d’individuazione del porto di sbarco dei naufraghi”.

Il tutto avviene a dispetto dell’invito del presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, per il quale non devono venire “prima gli italiani ma deve venire prima chi ha bisogno”.

“Non possiamo non accogliere chi cerca aiuto – esorta il presidente della Cei -, abbiamo il dovere di mettere al primo posto il rispetto della vita e della dignità delle persone”.

Intanto continua la querelle sulla richiesta di chiarimenti formulata dal Garante dei Detenuti Mauro Palma sulla Open Arms.

Per i sottosegretari leghisti Stefano Candiani, Nicola Molteni e Jacopo Morrone, il Garante è andato “oltre le proprie competenze e si è stizzito quando gli sono stati chiesti lumi sullo stipendio: chiederemo che la somma venga pubblicata con la rilevanza che merita”.

Stefano Anastasìa, portavoce della Conferenza dei Garanti ha espresso “solidarietà” a Palma definendo “pretestuosa” la polemica “rinfocolata oggi dai sottosegretari leghisti”.

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