“Dopo un viaggio lungo e pericoloso le 363 persone che abbiamo soccorso potranno finalmente sbarcare in un porto sicuro assegnatoci dalle autorità italiane”.
E’ scritto in una nota diffusa da Sea Watch 3 stamattina dopo che l’Italia ha assegnato, ieri a tarda sera, quello di Augusta (Siracusa) come porto sicuro per la nave che ha a bordo 363 migranti soccorsi nei giorni scorsi in diversi interventi al largo della Libia.
L’imbarcazione giungerà ad Augusta nel pomeriggio.
La notizia è giunta poco dopo che il Tar di Palermo aveva sospeso i fermi che bloccavano da sei mesi un’altra nave dell’Ong tedesca, la Sea-Watch 4, nel porto palermitano.
“Liberata” la Sea Watch 4
“Il giudice – si legge in una nota di Sea Watch – ha accolto la nostra richiesta di sospensione del blocco e, in attesa che la Corte di Giustizia Europea si pronunci sul caso, entrambe le nostre navi potranno svolgere la loro attività nel Mediterraneo Centrale”.
ll Tar “ha chiarito che la sicurezza della navigazione è assicurata dallo Stato di bandiera e dal comandante della nave in caso di situazioni che richiedono un intervento di emergenza, sottolineando come – in ogni caso – il trasporto dei naufraghi a bordo è limitato al tempo strettamente necessario al loro sbarco in un luogo sicuro”.
“Alle nostre navi – conclude la nota – è stato invece contestato di trasportare a bordo troppe persone, quando sono proprio l’inazione, l’assenza di mezzi e la colpevole omissione dei soccorsi da parte delle autorità italiane ed europee a determinare le circostanze in cui gli assetti umanitari sono lasciati soli a soccorrere numeri elevati di persone, che non possono certo essere abbandonate in mare perché troppe”.
Cinquemila sbarcati quest’anno
Imponente flusso migratorio verso l’Italia in questi primi due mesi dell’anno: sono 5.306 le persone sbarcate dall’1 gennaio, secondo i dati del Viminale; più del doppio rispetto alle 2.553 registrate nello stesso periodo dello scorso anno. Il grosso degli arrivi (3.896) in febbraio, dopo il miglioramento delle condizioni atmosferiche e del mare.
Quattromila respinti in Libia
Dal canto suo Mediterranea saving humans ha dato conto di un “allarmante aumento dei respingimenti operati in Libia dalla cosiddetta Guardia Costiera: dall’inizio dell’anno all’1 marzo sono 4.029 le persone intercettate e ricondotte in arbitraria detenzione, 222 minori: almeno 142 i dispersi e 28 corpi restituiti dal mare”.
La ong invoca “un patto fra le istituzioni e la società civile (sino a oggi criminalizzata per atti di solidarietà) affinché, in linea con gli obblighi internazionali, venga regolamentato il diritto/dovere di salvare queste donne, uomini e bambini alla deriva, indipendentemente dalla loro nazionalità e dello status giuridico ad essi conferito”.
Mare Jonio, “donazione dopo un mese”
Intanto, in merito al procedimento che li vede tra gli indagati dalla Procura della Repubblica di Ragusa, il presidente e il vicepresidente della società armatoriale della Mare Ionio, Alessandro Metz e Giuseppe Caccia, hanno dichiarato che “Non vi è mai stato alcun accordo preventivo, tantomeno di natura economica, tra amministratori e dipendenti di Idra Social Shipping, da una parte, e la compagnia danese Maersk Tankers, dall’altra, in merito all’intervento effettuato dalla nave Mare Jonio l’11 settembre 2020 in soccorso delle persone che si trovavano a bordo della petroliera Maersk Etienne”.
“Abbiamo incontrato per la prima volta i manager della Maersk Tankers – hanno ricordato Metz e Caccia – un mese dopo la conclusione dell’operazione di soccorso. Li abbiamo incontrati nel contesto di riunioni con le organizzazioni di rappresentanza degli Armatori danesi ed europei, con i quali stiamo da allora discutendo le problematiche delle navi mercantili che incrociano nel Mediterraneo e la comune richiesta affinché gli Stati europei rispettino gli obblighi relativi al coordinamento dei soccorsi e allo sbarco delle persone recuperate in mare”.
“In quella occasione – hanno spiegato Metz e Caccia, sottolineando come fosse trascorso un mese dal soccorso – ci hanno chiesto come potessero aiutare le nostre attività umanitarie, politicamente e materialmente. Sulla base della Convenzione di Londra del 1989 sull’assistenza tra navi in acque internazionali, Maersk ha così parzialmente riconosciuto le spese aggiuntive sostenute da Idra Social Shipping per i servizi svolti in mare, come forma di sostegno alla nostra attività. Né più né meno”.
“Intendiamo continuare a collaborare con gli armatori commerciali – hanno concluso – , così come già facciamo con le autorità marittime, al superiore fine della salvaguardia della vita umana in mare”.