Migranti, da lunedì in Sicilia la nave-quarantena. E le pressioni su Tunisi cominciano a dar frutti - QdS

Migranti, da lunedì in Sicilia la nave-quarantena. E le pressioni su Tunisi cominciano a dar frutti

redazione web

Migranti, da lunedì in Sicilia la nave-quarantena. E le pressioni su Tunisi cominciano a dar frutti

sabato 01 Agosto 2020

Sul traghetto di Grandi navi veloci, che sarà ormeggiato davanti Lampedusa, disponibili ben settecento posti. Si cerca un'altra imbarcazione. Ripresi gli sbarchi a Lampedusa, Martello e Musumeci chiedono a Conte di dichiarare l'emergenza. La ripresa dei controlli alle partenze in Tunisia. Crimi, ieri a Porto Empedocle, "lavorare sui rimpatri". Di Maio, stop a fondi pr Tunisi. Polemiche sulla tendopoli a Militello, Sibilia, basta speculazioni, il blocco dei tamponi in Sicilia abbassa le difese sanitarie. Migranti e Ue, proficuo incontro della Lamorgese con l'omologo francese

Dopo una tregua durata meno di un giorno, ieri gli sbarchi di migranti sono ripresi per il tredicesimo giorno consecutivo: ancora tunisini soccorsi al largo di Lampedusa, dove nell’hotspot sono ancora ospitate oltre cinquecento persone.

Si nota comunque che i numeri sono leggermente inferiori rispetto a quelli dei giorni scorsi – nel mese di luglio sono arrivati 6.760 migranti, sei volte quanti ne sbarcarono lo scorso anno, un fenomeno che ricorda quello del 2011.

Lampedusa, Martello e Musumeci, dichiarare emergenza

Il bilancio del tardo pomeriggio di oggi a Lampedusa era di sette sbarchi autonomi e un barchino soccorso nelle acque antistanti all’isola per un totale di duecentocinquanta persone.

Il sindaco Totò Martello ha lanciato subito l’allarme sottolineando la necessità di “svuotare immediatamente l’hotspot dove sono ospitate circa 950 persone” ossia dieci volte di più della capienza.
“Non capisco – ha aggiunto – perché il presidente del Consiglio Conte non dichiari lo Stato di emergenza come avvenne nel 2011”.

La stessa domanda l’ha posta il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci: “Quanto ancora si deve attendere per la proclamazione dello stato di emergenza, richiesto da oltre un mese dal Comune e dalla Regione?”.

Prefettura al lavoro per i trasferimenti

Intanto la Prefettura di Agrigento è al lavoro per pianificare nuovi trasferimenti dall’hotspot di Lampedusa.
Poiché oggi non c’è stato il traghetto della mattina, da Porto Empedocle ne è partita un altro che, in serata, tornerà indietro con un gruppo di migranti in sorveglianza sanitaria, da portare nelle varie strutture d’accoglienza della penisola.

Il direttore dell’hotspot, situazione delicata

La situazione nel centro di accoglienza è stata definita “sempre molto delicata per l’eccezionale numero di ospiti” dal direttore Gian Lorenzo Marinese.

“Abbiamo scongiurato – ha detto – la possibilità di focolai da coronavirus trasferendo subito coloro che erano risultati positivi. La gestione dei flussi di migranti sta funzionando bene e Asp, Prefettura di Agrigento e Forze dell’ordine fanno miracoli.

Intanto a Lampedusa si sta provvedendo per la seconda volta nel giro di qualche mese, alla rimozione delle centinaia di barchini all’interno del porto.

“Dal pomeriggio di oggi – ha detto il vice sindaco di Lampedusa, Salvatore Prestipino – la zona dove sono ormeggiati i barchini sarà bonificata completamente”.

Le pressioni su Tunisi per i controlli

Pare comunque che, dopo le pressioni diplomatiche del governo italiano nei giorni scorsi con la ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e ieri con il titolare degli esteri, Luigi Di Maio, gli arrivi abbiano subito una leggera contrazione che dovrebbe essere frutto della ripresa dei controlli in Tunisia: un centinaio di persone sono state riportate indietro dalla Guardia Costiera e il premier incaricato Hichem Mechichi ha dichiarato pubblicamente che l’immigrazione illegale verrà contrastata” compiendo “tutti gli sforzi necessari”.

Proprio ieri il titolare della Farnesina ha chiesto al comitato congiunto per la cooperazione allo sviluppo di “sospendere uno stanziamento di 6,5 milioni” per il governo di Tunisi in attesa di una svolta “nella collaborazione chiesta alle autorità”.

Crimi, lavorare sui rimpatri in Tunisia

Parole alle quali hanno fatto seguito quelle del capo politico pentastellato Vito Crimi, che è anche viceministro dell’Interno, il quale ha affermato “Chi non ha diritto di rimanere in Italia deve tornare nel proprio Paese: con la Tunisia ci sono degli accordi per il rimpatrio e dobbiamo lavorare su quelli”.

In attesa che Tunisi faccia in maniera completa il proprio dovere, è però necessario mettere in atto tutte le misure per gestire sbarchi e accoglienza, in una fase resa ancora più complessa dall’emergenza Covid.

Da lunedì in Sicilia la prima nave-quarantena

Un primo passo è stato fatto: dopo tre gare andate deserte è stato assegnato il bando con cui il Viminale puntava a reperire una nave-quarantena.

Dalla prossima settimana, probabilmente già da lunedì, rimarrà all’ancora davanti l’isola di Lampedusa un traghetto della società Grandi navi veloci con mille posti: tolti quelli che dovranno essere riservati a personale di bordo, forze di polizia e croce rossa, ci saranno settecento posti per i migranti.

I primi a salire a bordo saranno quelli ospiti nell’hotspot di Lampedusa e nel centro di accoglienza di Porto Empedocle, entrambi al collasso.

Crimi a Porto Empedocle, “pieno sostegno”

E ieri Crimi si è recato proprio a Porto Empedocle, probabilmente per tranquillizzare la sindaco pentastellata Ida Carmina, che non ha risparmiato in queste settimane le critiche al governo nazionale.

“Il ministero dell’Interno – ha detto Crimi – è disponibile a dare pieno sostegno al Comune in termini di interventi che possono essere fatti per garantire la sicurezza dei propri cittadini. Abbiamo invitato la sindaco di Porto Empedocle a dirci quali possono essere gli interventi che possono essere fatti per garantire maggior sicurezza ai cittadini, in termini generali”.

Crimi ha poi incontrato ad Agrigento la prefetto Maria Rita Cocciufa con la quale si è confrontato “rispetto alla situazione degli sbarchi e alla gestione dell’accoglienza dei migranti nella sua provincia”.

Viminale alla ricerca di un’altra nave-quarantena

Il Viminale, intanto, è alla ricerca di un’altra nave-quarantena, di dimensioni minori, che sarà trasferita in Calabria.

Polemiche, poi, sulla tendopoli che potrebbe sorgere tra Vizzini e Militello, nel Catanese, dopo le proteste del presidente della Regione siciliana Nello Musumeci – che a Militello in val di Catania è nato -, il quale si è detto “totalmente contrario” all’ipotesi.

“Forse qualcuno a Roma – ha detto – pensa di poter continuare a trattarci da campo profughi d’Europa. Pensare a una sorta di campo di concentramento per centinaia e centinaia di persone, in tempo di epidemia, significa essere semplicemente irresponsabili”.

Sibilia, basta speculazioni, Musumeci collabori

Carlo Sibilia (M5s) ha risposto duramente a Musumeci, affermando che è “un errore sollevare inutili polveroni, un danno creare allarmismi evocando apocalitticamente i lager: si parla di alcune tende montate dalla Croce Rossa per far fronte ad eventuali casi di emergenza, tende che allo stato sono per fortuna ancora vuote”.

“In più – ha spiegato – quella in cui sono state allestite le tende è un’area militare ben delimitata e certamente molto controllata”.

Il blocco dei tamponi abbassa le difese sanitarie

“Quello che ci si aspetta – ha aggiunto Sibilia – è una seria collaborazione, non certo il blocco dei tamponi sui migranti, come accade a seguito di un’ordinanza emanata proprio dai vertici della regione Sicilia. Con un simile atteggiamento si rischia di abbassare le difese dal punto di vista sanitario e trasferire persone potenzialmente infette in altre zone d’Italia”.

“Peraltro – ha aggiunto, rivolto alla Giunta Musumeci – la Regione dovrebbe sapere che non è tra le sue competenze quella di spingere l’autorità di Pubblica Sicurezza a operare al di fuori del proprio territorio, quando chiede la redistribuzione dei migranti ad altre regioni: si tratta di una scorrettezza istituzionale, in quanto tale facoltà resta in capo al Ministero dell’Interno”.

Il gioco delle regioni guidate dal centrodestra

Sibilia ha sottolineato la stranezza “che un presidente di centrodestra prima impedisce che siano eseguiti i tamponi e poi invia i migranti in altre regioni governate dal centrodestra che, guarda caso, si lamentano a loro volta perché i test non sono stati fatti”.

Il cordone sanitario va valorizzato

“Ostacolare il lavoro della task force sanitaria – ha concluso il Sottosegretario – è un errore: il cordone sanitario va anzi valorizzato e per questo abbiamo già manifestato la disponibilità a stanziare ulteriori risorse proprio per rafforzare la task force e valorizzare il cordone sanitario che il Viminale ha predisposto in funzione della sicurezza dei siciliani e degli italiani tutti”.

“Decreti sicurezza”, Orfini (Pd) vorrebbe accelerare

Intanto, anche sul fronte politico l’intesa trovata sulle modifiche ai cosiddetti “Decreti sicurezza” (cancellazione delle sanzioni amministrative per le Ong, allargamento della possibilità di accedere alla protezione umanitaria, revisione del sistema di accoglienza Siproimi, possibilità per i richiedenti asilo di iscriversi all’anagrafe comunale) non ha sciolto del tutto le tensioni all’interno della maggioranza.

Alla decisione di rinviare la questione al consiglio dei ministri a settembre è seguita la presa di posizione di una parte del Pd.

“Se davvero c’è l’accordo – ha detto infatti Matteo Orfini – perché rinviare tutto a settembre?”.

Crimi, elementi di fermezza irrinunciabili

La difficoltà, come emerge dalle parole di Crimi, sono all’interno del M5s, che, dopo aver votato i decreti quando era al governo con Salvini, si appiglia ad alcuni “elementi di fermezza” irrinunciabili.

“Dobbiamo trasmettere il messaggio che non ci saranno politiche più morbide” ha detto.

Tra i due fuochi c’è la ministro Lamorgese, che sta tentando di riallacciare il discorso con l’Europa.

Migranti e Ue, proficuo incontro con ministro francese

Va letto in quest’ottica l’incontro di ieri con il suo omologo francese, il neo ministro Gérald Darmanin.

Una riunione “molto proficua” in cui Italia e Francia hanno avuto “piena condivisione” sulle proposte da portare a Bruxelles, quali: ripartire dall’accordo di Malta sulle redistribuzioni, dice Lamorgese, “che finora ha prodotto risultati importanti” e arrivare al vero nodo, una politica comune sui rimpatri.

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